Guanti e mascherine: una sicurezza per noi, ma un pericolo per l’ambiente

Guanti e mascherine
Guanti e mascherine

SOS. L’ambiente chiede aiuto. Per l’ennesima volta. Dopo due mesi di lockdown, l’aria è diventata più pulita, l’acqua limpida, ma questo perfetto equilibrio della natura è già stato messo a rischio dopo soli due giorni di allentamento delle misure, come è successo per il fiume Sarno. Un ulteriore pericolo incombe sull’ambiente: i cosiddetti dispositivi di protezione individuale – mascherine e guanti nello specifico – che stanno letteralmente invadendo le nostre strade (ed anche i nostri mari).

Proprio nelle ultime ore è divenuta virale – partendo dal Canada, facendo il giro del mondo e giungendo anche in Italia – la foto di un uccello, rimasto impigliato su un albero per ben due giorni, con una mascherina chirurgica blu avvolta sotto il becco, fino ad arrivare all’ala. L’uccello purtroppo non ce l’ha fatta. Ed è divenuto l’ennesima vittima della negligenza dell’uomo.

Il pericolo incombe ed è più grande di quanto possiamo immaginare. Basti considerare che – come emerge da una stima del Politecnico di Torino – nella fase 2 serviranno 1 miliardo di mascherine e mezzo miliardo di guanti al mese. Ciò significa che se anche solo l’1% delle mascherine venisse smaltito non correttamente, questo si tradurrebbe in ben 10 milioni di mascherine al mese disperse nell’ambiente. Considerando che il peso di ognuna è di circa 4 grammi, ciò comporterebbe la dispersione di oltre 40 mila chilogrammi di plastica in natura.

Così le minacce per la nostra salute diventerebbero due. E non possiamo assolutamente permettercelo. Sarebbe sufficiente un gesto – tanto semplice quanto banale – per metterci al riparo. Oppure – per ovviare al problema partendo dalla base, impedendogli cioè di sorgere – basterebbe prediligere mascherine lavabili e riutilizzabili (che tra l’altro anche molte aziende italiane stanno producendo). Soprattutto considerando che, come ha affermato la presidente del WWF Italia, Donatella Bianchi, “il Mediterraneo ogni anno già deve fare i conti con 570 mila tonnellate di plastica che finiscono nelle sue acque”.

Anche nel salernitano sono molte le zone inquinate da guanti e mascherine. Come testimonia Ciccio Ronca, presidente e fondatore dell’associazione Voglio un mondo pulito: “Personalmente ne ho trovati molti a Fuorni, alcuni a Mariconda. La zona industriale è strapiena. Soprattutto sulle aiuole spartitraffico e a bordo dei marciapiedi ci sono aree in cui sono molto concentrati. Anche in spiaggia ne ho trovati, soprattutto tra gli scogli, ma molti meno che in strada per adesso”.

E a proposito delle modalità con cui stanno agendo per cercare di risolvere questo problema aggiunge: “Attualmente li sto raccogliendo senza toccarli tramite una pinza di mezzo metro in modo tale da tenermi a distanza. Stiamo pubblicando ogni volta testimonianze per evitare che vengano abbandonati, ma la situazione è molto più grande di noi. Ovviamente stiamo sconsigliando anche di raccoglierli perché non si sa mai. Stiamo cercando così come fanno anche altre associazioni (tipo Legambiente) di fare il possibile affinché diminuisca sempre più questo gesto”.

A sottolineare poi quanto sia importante che ognuno faccia la sua parte, ci pensa Alfonso Bevilacqua, membro dell’associazione Voglio un mondo pulito: “Credo sia giusto che iniziassimo a capire che il virus non si sconfigge con la paura e irrazionalmente. Bisogna far attenzione alle nostre azioni per salvaguardare la nostra salute e proteggerci sia dal virus che dall’inquinamento. Buttare un guanto usato per terra è pericolosissimo per tutti, oltre che dannoso per l’ambiente. La Regione ci ha riferito che i guanti monouso vanno gettati nell’indifferenziata che è – sfortunatamente devo dire – l’unico bidone presente per le strade della nostra città. È fondamentale che ognuno di noi faccia la sua parte, perché rischiamo di uscire da questo periodo con danni non quantificabili”.

Così come abbiamo dimostrato – non tutti, ma la maggior parte di noi di sicuro – responsabilità nell’affrontare in modo diligente e preciso il lockdown, siamo chiamati a fare altrettanto per rispettare l’ambiente in cui viviamo. Che – in caso contrario – non potrà rispettare noi. L’unione fa davvero la forza.

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