UniSa, continuano le campagne TAMPON BOX contro la TAMPON TAX

Continuano le campagne delle associazioni universitarie per opporsi alla tassazione degli assorbenti al 22% come beni di lusso, in seguito alla respinta dell’emendamento alla legge sulle semplificazioni fiscali, relativo alla cosiddetta Tampon Tax. La misura, proposta dal Pd, chiedeva di ridurre l’Iva sugli assorbenti, oltre che su altri prodotti igienici femminili, dal 22% attuale al 5%. L’alleggerimento della pressione fiscale su prodotti di prima necessità per l’igiene femminile sarebbe stato un traguardo importante in Italia, considerando che l’Inghilterra ha diminuito la tampon tax dal 17,5% al 5%, in Francia è stata portata al 5,5%, in Portogallo, in Olanda e Belgio è al 6%, in Spagna al 10%, in Irlanda e in Canada è stata abolita. In Italia ciò non è avvenuto per il semplice motivo che “non ci sono soldi”.

All’Università di Fisciano, l’associazione Collettivo + ha posizionato in alcuni bagni del campus dei distributori di assorbenti da autogestire ed affisso fogli e volantini nelle bacheche e sui muri, invitando a condividere una foto per la causa. Il collettivo è formato da studenti dell’UniSa che hanno sentito l’esigenza di creare un punto d’incontro rispetto a temi e rivendicazioni che attraversano i movimenti LGBTQIA+, la marea femminista, l’autocoscienza maschile per l’abbattimento dei muri sessisti e patriarcali facendosi forza nelle lotte a tutte le forme di discriminazione, con l’obiettivo di partecipare alla costruzione di un futuro fatto di uguaglianza e libertà.


Il feedback positivo delle scorse campagne – che hanno avuto un importante impatto nazionale – ha permesso di riproporre la campagna “Il Ciclo non è un Lusso”. Incontrarsi, distribuire e riempire insieme le TamponBox, creando un momento di solidarietà e socialità, parlando liberamente e potendo confrontarsi sulle alternative ad assorbenti e tampax usa-e-getta: questo è l’obiettivo dell’iniziativa.

“Abbiamo chiesto l’installazione di distributori di assorbenti gratuiti nei bagni delle facoltà e nelle residenze per gli studenti universitari che sono lontane da supermercati e farmacie” dicono alcune studentesse attiviste. La loro battaglia sta già dando i primi frutti. Insieme a un’altra associazione studentesca, LINK Fisciano, la settimana scorsa il Collettivo+ ha ottenuto, infatti, l’approvazione di una mozione che prevede l’installazione di assorbenti e contraccettivi gratuiti.

L’iniziativa risponde alla mobilitazione generale lanciata l’8 marzo da Rete della Conoscenza, network di associazioni studentesche, in concomitanza con lo sciopero globale delle donne che ha generato diverse mobilitazioni studentesche; ricordiamo anche quella del collettivo romano Le Nostre Case che ha posizionato nei bagni di alcune facoltà romane una serie di distributori con assorbenti al fine di prenderne o lasciarne uno, per aiutare chi ne avesse bisogno.

“Siamo cinque studentesse di comunicazione e pubblicità e abbiamo deciso di creare questo movimento sociale per la tassazione degli assorbenti con l’Iva al 4% – racconta Alice, una delle cinque componenti del collettivo – Non volevamo portare luce su una tematica poco discussa ma approfondire un argomento che già c’è ed è ben presente, le donne lo sanno”.

Tali campagne hanno avuto un feedback positivo e sono subito diventate virali su Instagram (i post hanno ricevuto centinaia di like e molte studentesse hanno condiviso le foto sui propri profili social). Inoltre, è stata lanciata anche una petizione su CHANGE.ORG, rivolta al ministro della Salute Giulia Grillo, al ministro dell’Economia Giovanni Tria, a Salvini, a Di Maio, a Renzi, alla Boldrini, alla Meloni e a Mattarella per ottenere l’IVA al 4%. Le ragazze de “Le Nostre Cose” hanno portato la loro installazione per la prima volta nei bagni della Sapienza di Roma, all’Istituto Europeo di Design e alla facoltà di scienze politiche, a Roma Tre.

L’Università Statale di Milano è stata, invece, la prima in Italia a dire sì all’installazione di assorbenti nei bagni di tutte le sedi dell’ateneo. Ogni protezione intima costerà 0,10 centesimi, ma le studentesse puntano a ottenerli gratis.
Non sono mancate polemiche da parte di chi sostiene che gli assorbenti inquinino e che debbano essere disponibili anche alternative più ecologiche come la coppetta mestruale.

Ricordiamo che la Commissione Europea ha eliminato, per il momento, i prodotti mestruali dalla bozza finale della lista di articoli che dovrebbero essere tassati a causa dell’impatto che hanno sull’ambiente, proprio perché in alcuni Paesi come il nostro hanno già una tassazione alta che continua a gravare sulle donne. Gli assorbenti diventano così simbolo di un processo di emancipazione femminile. Un secolo dopo, questa necessità femminile non cessa di essere considerata un privilegio.

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