Si calcola che ogni anno circa otto milioni di tonnellate di rifiuti tossici vengono riversati negli oceani. Si tratta all’85% di plastica, la cui quantità nei mari è in costante aumento. Una minaccia per gli ecosistemi e le specie marine, ma anche un rischio per la salute umana, con implicazioni significative su importanti settori economici come il turismo, la pesca, l’acquacoltura. Il Mediterraneo è particolarmente esposto al problema della plastica, poiché si tratta di un mare semichiuso: si pensa che siano almeno 250 miliardi i frammenti di plastica al suo interno. Nel Tirreno il 95% dei rifiuti galleggianti avvistati, più grandi di venticinque centimetri, è di plastica. Si tratta al 41% di buste e frammenti. Le microplastiche, poi, rappresentano una minaccia sottovalutata dalla stragrande maggioranza della popolazione. Possono trovarsi nei prodotti cosmetici e per l’igiene personale e nei prodotti industriali, o provenire da pezzi di plastica più grandi che si degradano; variano per dimensioni, ma si tratta in genere di particelle di plastica di dimensione inferiore ai cinque millimetri, che possono quindi passare con facilità attraverso i filtri delle acque reflue, rendendo impossibile il loro recupero una volta in mare.
Su spinta propulsiva del Ministero dell’Ambiente e del Ministro Costa, la campagna Plastic Free ha preso piede e raccolto le adesioni di comuni, regioni, provincie, prefetture, uffici amministrativi, università, associazioni, privati e parchi nazionali. Fondamentale è l’applicazione delle quattro R: ridurre, riutilizzare, riciclare, recuperare. Chi aderisce al progetto provvede a bandire gli oggetti di plastica monouso come bicchieri, cucchiaini, cannucce e palette di plastica, così come a eliminare la vendita di bottiglie di plastica dai distributori e a sostituire la fornitura con distributori di acqua alla spina allacciati alla rete idrica. Essenziali si rivelano le limitazioni nella vendita di prodotti con imballaggio eccessivo (merendine, biscotti, succhi di frutta confezionati), privilegiando l’offerta di spremute, centrifughe e frullati di prodotti freschi, nei minibar o nelle mense interne. Sposare il nuovo modello significa anche impegnarsi a fornire ai dipendenti una propria tazza o borraccia per consumare bevande calde e fredde e non utilizzare plastica monouso in occasione di eventi o riunioni. Per evitare che queste azioni rimangano confinate nel perimetro di un’infeconda risolutezza episodica, promuovere un’opera di sensibilizzazione sull’importanza di ridurre l’annosa forma d’inquinamento che si è intenti a combattere è di vitale importanza per avviare un processo.
Nel salernitano un vivo interesse per la causa è sorto negli ultimi mesi. Durante una seduta del Consiglio Provinciale, il consigliere di minoranza Dante Santoro ha presentato il “Progetto Plastic Free sul Litorale Salernitano”. La proposta è stata condivisa da tutti i consiglieri, anche se le ristrette competenze dell’Ente provinciale in questo settore hanno inevitabilmente suggerito l’estensione dell’iniziativa ai Comuni, il cui potere decisionale in tal senso può garantire un punto di svolta. I comuni, per l’appunto. In costiera amalfitana, oltre a Ravello, si registra l’adesione di Cetara, dove l’amministrazione comunale ha emanato un’ordinanza in cui si specifica che “su tutto il territorio comunale gli esercenti pubblici, le attività commerciali, artigianali e di somministrazione di alimenti e bevande, potranno distribuire agli acquirenti esclusivamente posate, piatti, bicchieri, vassoi, paline per il caffè, contenitori per l’asporto di cibi, sacchetti monouso (shoppers) in materiale biodegradabile e compostabile, conformi agli standard indicati dalle norme UNI EN 13432 e UNI EN 14995;” L’incremento degli esempi virtuosi riguarda anche il Cilento. A Pollica, per le attività ristoratrici e ricettive vige il divieto di utilizzo di materiali plastici non compostabili. A Gioi Cilento, il Comune ha aderito alla campagna lanciata dalla CONSAC per favorire il consumo di acqua abbattendo l’utilizzo di bottigliette di plastica. Un progetto che ha preso vita in seguito a un protocollo d’intesa siglato tra l’azienda che gestisce il servizio idrico in gran parte del comprensorio del Cilento e Vallo di Diano, il Parco, la Regione Campania e il Ministero dell’Ambiente. Gli studenti del territorio hanno iniziato a ricevere borracce in alluminio riutilizzabili. In prima fila il Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, che ha deciso di eliminare l’uso del materiale, sostituendolo con vetro e prodotti biodegradabili e avviando un processo di sensibilizzazione nelle scuole del comprensorio, incentivando gli enti ad adottare specifici provvedimenti in materia. Sono plastic free anche il Comune di Caggiano e il Parco Regionale del Bacino Idrografico del Fiume Sarno. Mentre si moltiplicano le iniziative e gli appelli in quei comuni che ancora non hanno adottato provvedimenti. A conferma della crescita di consapevolezze, di una diversa sensibilità che adesso affiora nelle pressioni delle giovani generazioni e di coloro che da anni si prodigano, inascoltati, a favore del riciclo e di una nuova coscienza ambientale fondata sulla sostenibilità.