Un Paese in declino: quando la politica dimentica i cambiamenti climatici

Siccità, ondate di calore e incendi che quest’estate hanno colpito l’Italia. Poi nubifragi, bombe d’acqua, grandinate, bufere di vento e tornado, cresciuti rispetto allo stesso periodo del 2021 del +50%, con il 2022 che si classifica peraltro fino ad ora in Italia come il più caldo di sempre con una temperatura addirittura superiore di quasi un grado (+0,99 gradi) rispetto alla media storica. Ma la crisi climatica sembra non interessare affatto ai leader politici che si candidano a guidare il Paese. Con la collaborazione dell’Osservatorio di Pavia, un istituto di ricerca specializzato nell’analisi della comunicazione, Greenpeace ha monitorato le dichiarazioni dei principali leader politici nelle edizioni in prime time dei principali telegiornali generalisti e dai talk show politici trasmessi da Rai, Mediaset e La7 nel periodo fra il 21 agosto e il 4 settembre. La ricerca ha anche monitorato i 14 account Facebook dei leader. I risultati diffusi mostrano come la più grave emergenza ambientale del nostro tempo sia totalmente assente nel dibattito politico.

Dal monitoraggio emerge che nei TG e nei post Facebook l’ambiente è presente in poco più del 10% delle dichiarazioni analizzate. Nei talk show analizzati, invece, le tematiche ambientali sono affrontate nell’80% delle puntate, ma spesso vengono appena citate e in gran parte si declinano come politiche economiche per affrontare la crisi energetica. Il frame dominante riguarda temi che vanno dal  ‘caro gas/caro bollette’ agli aspetti burocratici (tempi di realizzazione e costi delle varie tipologie di impianti energetici), mentre quasi mai si parla della crisi climatica e dei suoi impatti sull’ambiente e sulle persone. La crisi climatica, infatti, è citata in meno dello 0,5% delle dichiarazioni riprese dai principali telegiornali.

Nei TG, inoltre, le dichiarazioni rilasciate dai leader riguardo la crisi climatica sono appena il 3,8% di quelle sull’ambiente e meno dello 0,5% sul totale delle dichiarazioni. Va leggermente meglio nei talk show, dove la crisi climatica è citata nel 7,8% dei discorsi a tema ambientale, pari al 6,2% sul totale delle dichiarazioni. Ancor meno spazio viene dedicato ai cambiamenti climatici su Facebook, citati nel 2,1% dei post a tema ambientale, pari a circa lo 0,2% di tutti i post pubblicati.

Eppure l’estate torrida e siccitosa ha devastato i raccolti, assetato città e campagne e accumulato energia termica distruttiva che si è poi scaricata al suolo con la violenza del meteo. E’ evidente in Italia la tendenza ad una tropicalizzazione del clima con le ultime ondate di nubifragi e grandinate che si sono abbattute su terreni secchi i quali non riescono ad assorbire l’acqua che causa frane e smottamenti con oltre 9 comuni su 10 in Italia (il 93,9% del totale) che hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico, ma la percentuale sale al 100% per regioni come le Marche, secondo dati Ispra.

Eventi estremi che provocano danni perché colpiscono aree rese più fragili dalla cementificazione e dall’abbandono. Nel 2021 sono stati consumati oltre 2 metri quadrati di suolo al secondo, il valore più alto negli ultimi 10 anni con il cemento che ricopre ormai 21.500 km quadrati di suolo nazionale, dei quali 5.400, un territorio grande quanto la Liguria, riguardano i soli edifici che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato, secondo il Rapporto elaborato dall’Ispra.

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