Le relazioni interpersonali e gli stili di vita sono destinati ancora a mutare, almeno fino a quando non saremo in presenza del rischio zero. Ma il virus ha già piegato il mito della mobilità illimitata. Ridisegnando drasticamente il settore turistico: le grandi mete internazionali, quelli da copertina o dal sapore esotico, soccombono a beneficio di un turismo interno. Il turismo di massa, così come concepito negli ultimi decenni, ha ceduto il passo al ritorno sui territori. Contribuendo al rilancio delle economie locali.
Ma per sancire la definitiva ripartenza del turismo in chiave più esperienziale, sostenibile e rivolto alla domanda di prossimità, non si può prescindere anche dalla presenza straniera. Di un turismo internazionale improntato alla qualità, nell’ottica di una rifioritura della filiera turistico-culturale. L’assenza di stranieri in Italia grava sull’ospitalità turistica nelle mete più gettonate che risentono notevolmente della loro mancanza anche perché, sottolinea la Coldiretti, i visitatori da paesi europei hanno tradizionalmente una elevata capacità di spesa. Ad essere penalizzate sono state soprattutto le città d’arte, che sono le storiche mete del turismo dall’estero, ma anche gli oltre 24mila agriturismi nazionali dove gli stranieri rappresentano tradizionalmente oltre la metà degli ospiti.
Sei viaggiatori stranieri su dieci (59%) hanno dovuto rinunciare a venire in Italia nel 2020 per un totale di 57 milioni di turisti bloccati alle frontiere dall’emergenza Covid. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Bankitalia relativi al 2020 divulgata in occasione della nuova stretta di Pasqua che blocca anche gli spostamenti degli italiani per gite fuori porta, visite a parenti e amici o vacanze. Un duro colpo per il sistema turistico nazionale che ha già subito un buco di circa 27 miliardi nelle spese dei viaggiatori stranieri in Italia che sono crollate del 61% nel 2020 rispetto all’anno precedente e toccano il minimo da almeno venti anni.
La mancanza di vacanzieri si trasferisce a valanga sull’insieme dell’economia per le mancate spese per alloggio, alimentazione, trasporti, divertimenti, shopping e cultura. Ma soprattutto ne ha risentito l’enogastronomia: il cibo, infatti, è diventato la voce principale del budget delle famiglie in vacanza in Italia con circa un terzo della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche.
E’ urgente, dunque, mettere in campo procedure standard riconosciute almeno in UE per consentire la ripresa dei viaggi a prescindere se una meta o un territorio sia definito o meno covidfree. Da Assoviaggi Confesercenti, sottolineano come una pianificazione nazionale sia il presupposto per permettere la ripresa dei flussi turistici soprattutto stranieri in tutti i territori del Paese. Il fatto che una Regione, o isola o area possa introdurre misure specifiche e spesso confuse non è ritenuto un elemento positivo per ripristinare i flussi turistici in tutto il Paese. Alla luce delle difficoltà per la ripresa dei contagi a Pasqua, l’accelerazione nella campagna di vaccinazione e il green pass che consente gli spostamenti tra Paesi dell’Unione Europea potrebbe salvare l’estate degli stranieri in vacanza in Italia. Di fondamentale importanza, in tal senso, l’importanza della presentazione da parte della Commissione europea il prossimo 17 marzo della proposta legislativa per un Digital green pass con l’obiettivo di consentire gradualmente agli europei di muoversi in sicurezza all’interno o all’esterno dell’Ue, per lavoro o turismo.