Teatri chiusi: “Un Paese senza cultura è un Paese morto”

“Il teatro è cultura. Un bene necessario, che andrebbe fatto nelle scuole. Questa chiusura rappresenta il triste emblema del nostro Paese, un Paese che pensa che la cultura non è necessaria, è un paese morto”. Inizia così il duro sfogo di Anna Nisivoccia, una lunga esperienza da attrice e fondatrice del Centro Studi Senatore. Da un anno, infatti, salvo rare eccezioni nel corso dell’estate, il sipario è calato su un mondo di arte e di cultura, che pure, lamentano i diretti interessati, non ha avuto né il sostegno né l’attenzione adeguate dalle istituzioni, a partire anche dal Governo. A Salerno, nel frattempo, c’è voglia di provare a cambiare le cose, e accendere i riflettori su varie tematiche, tra le quali anche quella relativa al mondo dello spettacolo. “Ci sono già bonus per le vacanze, e non si può andare né al cinema né al teatro, è semplicemente vergognoso, e non parlo da diretta interessata perché non ho compagnie o la gestione di teatri. Abbiamo provato a imbastire un discorso con Salerno in Comune – insieme di cittadini attivi con diverse idee e competenze, impegnati a favore della comunità -, perché per me la colpa è sempre da attribuire alla politica, al di là di nomi o partiti”. E all’orizzonte il futuro appare poco sereno, almeno fino a quando non ci sarà una riapertura totale. “La ripresa non sarà semplice, perché gli spettacoli non è che vengono imbastiti da un mese all’altro, c’è tutto un lavoro dietro, anche di programmazione, ci potrebbero volere anche diversi mesi. E poi ci vuole anche una certezza della riapertura, non si può rimettere in moto un mondo come il teatro o l’organizzazione di un festival e poi richiudere tutto dopo una settimana magari. Così come non mi convincono i criteri scientifici, penso a supermercati, o tante altre attività…”.

“Una mazzata che ci ha colpito tra capo e collo in maniera molto dura, senza possibilità di remissione”, la testimonianza di Antonello Ronga, attore, regista, ma soprattutto direttore artistico de la Compagnia dell’Arte. “E’ stato massacrante, soprattutto dal punto di vista istituzionale, per i primi tre mesi nessuno ha considerato che in questo mondo ci sono lavoratori, oltre che spese du fitti, bollette, mutui. E io parlo delle maestranze, degli scenografi, dei macchinisti, dei fonici, di tutte le figure che mettono in moto la macchina. Purtroppo la fotografia è nelle parole di Conte, che definì lo spettacolo come quella cosa che ci fa tanto ridere. Non è solo quello, perché un attore ha anni di studio, di formazione, di sacrifici”. E la crisi, dal punto di vista economico, non è tardata a farsi sentire. “Con le nostre produzioni, partengo da zero, abbiamo dato lavoro a giovani di Salerno, attori, ballerini, gente che spesso era costretta ad andare via da qui per guadagnare qualcosa”. La dimostrazione, incondizionata, di affetto è arrivata dagli spettatori. “Meno male che c’erano più delle istituzioni. Purtroppo diversi professionisti hanno dovuto cambiare lavoro, alcuni si sono messi a fare consegne per Amazon, altri sono approdati in un call center, è una cosa triste”. Sull’eventuale riapertura. “Voglio essere ottimista e dico che se la campagna vaccinale andrà avanti senza intoppi, per maggio sarebbe bello tornare su un palco, pur con tutte le limitazioni del caso, misure di sicurezza che abbiamo adottato anche prima, non badando a spese, tra uscite, segnaletica, e tutto il necessario. Ci serve anche la possibilità di replicare per provare a rientrare nelle spese, io voglio solo tornare a fare il mio lavoro”. 

“E’ un tempo incomprensibile, adesso basta! Troppo il tempo del declino. Per troppo tempo siamo stati chiusi. Faccio il teatro da 30 anni, è solo questa la mia professione, il mio lavoro è indispensabile! Il teatro è il mio cibo, perché aprire i supermercati ed il teatro no? Il teatro è la mia fede, perché riaprire le chiese ed il teatro no?! Il teatro è il mio denaro, perché aprire le banche ed il teatro no?”.  Queste le domande dure che pone Pasquale Petrosino, direttore organizzativo di Scena Teatro, presieduto dall’attore e regista Antonello De Rosa. “C’è un chiaro segno, quello di azzerare l’umanità appiattendola sotto il punto di vista culturale. Un popolo ignorante, senza stimoli e cultura è un popolo che può essere manipolato. Nessun contributo vero, solo ai grandi festival sono arrivati grandi soldi, così come i grandi teatri che già hanno le sovvenzioni, per cui figuriamoci i contributi. E noi, coraggiosi di frontiera? Resisteremo! Senza alcun aiuto! Ma gli eventi a Salerno ripartiranno. Una vera e propria chiamata alle armi affinché si possa ripartire con la cultura teatrale. Il regista non ha esitato a contattare amici professionisti affinché contribuissero a questa ripartenza. La location sarà il MUDI, Museo Diocesano di Salerno, che vedrà vivere pienamente le sale e il meraviglioso chiostro. La rassegna dovrebbe iniziare a maggio per finire il primo agosto. Tanti i nomi illustri che animeranno le serate in nome e per conto di quel teatro martoriato dall’epidemia Tutti eventi che battezzeranno il MUDI, come il nuovo salotto culturale della città di Salerno.

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