Spopolamento, la provincia di Salerno perde 3250 abitanti. Giovani in fuga dal Sud. Nel paese è crollo demografico

La provincia di Salerno perde oltre 3250 abitanti nell’arco di soli dodici mesi. È quanto evidenziato dall’ultimo bilancio demografico realizzato dall’Istat in riferimento al periodo compreso tra gennaio e dicembre del 2018. Un dato in linea con la tendenza degli ultimi anni, un processo inarrestabile di spopolamento provocato dal segno meno riportato dal saldo naturale (- 2.556) e dal saldo migratorio (- 694) Il numero dei migranti in ingresso non è infatti in grado di compensare il numero sempre più cospicuo di coloro che si trasferiscono fuori regione, in particolar modo stabilendosi nelle aree del centro nord.

Per quel che concerne la sola Campania, la perdita ammonta a 464 mila unità negli ultimi decenni, 25.168 solo nel 2018. Regge il tasso di natalità, in Campania tra le più alte in Italia, ma cala in maniera ancor più significativa la speranza di vita. Il numero di nascite è superiore alla media nazionale ma il dato è vanificato dal quoziente di mortalità, tra i più elevati in assoluto. Resistono solo alcune zone del Cilento, una media ricalcolata dai frequenti casi di longevità. In totale il Mezzogiorno conta la perdita di oltre 100 mila abitanti nel solo anno 2018, con Sicilia e Campania colpite duramente da questa prolungata e attanagliante emorragia demografica.

Al 31 dicembre 2018 la popolazione residente in Italia è inferiore di oltre 124 mila unità rispetto all’anno precedente. Si tratta del quarto anno consecutivo di diminuzione: dal 2015 sono oltre 400 mila i residenti in meno, un ammontare superiore agli abitanti del settimo comune più popoloso d’Italia. Nello stesso anno si registrano un livello minimo di nascite, meno decessi e meno iscrizioni dall’estero rispetto all’anno precedente. La diminuzione delle nascite nel 2018 è di oltre 18 mila unità rispetto al 2017 pari al -4% certifica l’Istat. Sono stati iscritti in anagrafe per nascita 439.747 bambini, un nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia. Il numero di cittadini stranieri che lasciano il nostro Paese è in lieve flessione (-0,8%) mentre è in aumento l’emigrazione di cittadini italiani (+1,9%). Le ultime previsioni demografiche nello scenario mediano prospettano una tendenza in lieve diminuzione e un tasso stimato al 5 per mille per il 2037.

Nel corso del 2018 i trasferimenti di residenza interni hanno coinvolto più di 1 milione e 350 mila persone, in linea con il dato del 2017. Secondo un modello ormai consolidato, gli spostamenti di popolazione avvengono prevalentemente dalle regioni del Mezzogiorno verso quelle del Nord e del Centro. Il tasso migratorio interno oscilla tra il -5,2 per mille della Calabria e il 3,5 per mille della provincia autonoma di Bolzano. Tutte le regioni del Sud e delle Isole presentano valori negativi. In sintonia con quanto avvenuto nel 2017, nell’ambito dei trasferimenti interregionali, si conferma la tradizionale direttrice Mezzogiorno – Centro – nord. Le regioni più attrattive sono ancora una volta Emilia-Romagna, Trentino Alto-Adige, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia. Per i trasferimenti tra province diverse, i saldi netti positivi più elevati si registrano a Bologna, Milano, Monza e Brianza e Bolzano. Quasi la metà dei trasferimenti riguarda persone in età compresa tra i 15 e i 39 anni. La scelta della provincia di destinazione è legata anche all’età: i più giovani si spostano verso le province dei grandi centri urbani, i migranti più maturi scelgono invece aree provinciali di minore dimensione. Negli ultimi venti anni, complessivamente, la perdita netta di popolazione del Mezzogiorno è pari a quasi 2 milioni.

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