Sanremo è lo specchio di una società divisa in generazioni in guerra tra loro

Siamo in guerra, purtroppo. Non può essere che questa la risposta alla mancanza di comunicazione tra generazioni che si palesa ogni volta che il nuovo e il vecchio provano a coesistere in un contesto neutro, generalizzato come Sanremo.

Sì, perché il Festival di Sanremo, qui, non è solo una rassegna musicale che dura cinque giorni e su cui siamo pronti a discutere riguardo abiti e canzoni. Sanremo è lo specchio di una società divisa in generazioni che sono in guerra tra loro. Il cambiamento, che vogliamo oppure no, è la forza promotrice su cui una società si basa. E lo è sempre stato.

Partendo da questa visione, potremmo interpretare le generazioni come una serie di onde, tutte differenti l’una dall’altra per distanza e struttura e influenzate da una serie di fattori come il vento, la profondità dell’acqua. Come il mare non può smettere di generare onde, dunque, così la società non può smettere di produrre le sue generazioni, ognuna di esse legata a quella precedente e a quella successiva, ma tutte caratterizzate da una propria potenza individuale.

Ed è proprio questa potenza individuale che andrebbe espressa nella propria totalità, senza sentirsi mortalmente ancorati alle regole definite da una generazione precedente per cui erano adeguate una serie di logiche che, magari, oggi possono vivere una trasformazione ed una evoluzione potente, generando nuovi contenuti e nuovi valori condivisibili.

Per quanto ci insegna l’avanguardia culturale, la sperimentazione e il postcontemporaneo rappresentano – quasi sempre – una prospettiva estremamente entusiasmante proprio perché anche nell’azione di analisi che ne deriva non bastano – almeno, non bastano del tutto – gli strumenti che già possediamo ma avvertiamo la necessità di espandere la mente a nuovi orizzonti analitici e nuovi scenari. Il fatto è che, spesso, la sperimentazione nasce e vive a lungo nelle sotto culture, governate quasi sempre da un mix di trasformazioni sociali, spinta creativa ed esplosioni sentimentali.

In questa ottica, Achille Lauro non è soltanto il codice numero 11 di Sanremo 2020, ma è il segno di una società che preme per uscire da schemi culturali predefiniti e osa l’inosabile, sfruttando il sentimento d’indignazione su cui si regge il mondo del web. Il contenuto da tenere in considerazione e da sottoporre ad analisi non è tanto lui, né la sua performance o la sua canzone, ma è la reazione che tutto questo provoca. Allo stesso modo, i Pinguini Tattici Nucleari non cantano solo un ritornello carino e orecchiabile che passerà in tutte le radio, ma interpretano la condizione umana di chi si trova nel pieno della Generazione Y, quella dei trentenni – o quasi – che hanno a che fare con la misurazione del sé attraverso i canoni classici e tradizionali della società. E molto spesso non riescono ad interpretarsi.

Spinta creativa e strumenti di analisi, dunque, non coincidono e stridono tra loro. Offendere Achille Lauro tra i commenti di Facebook è come rispondere alla domanda “Dove posso mangiare del buon sushi a Salerno?” con l’affermazione “Ti do un consiglio: mangia la cucina tradizionale salernitana”. La domanda e la risposta appartengono a due universi concettuali differenti, cozzano tra loro ed evidenziano la totale incomprensione comunicativa a cui l’interazione tra diverse generazioni – talvolta – può dar vita.

Una cosa non esclude l’altra. Ascoltare la musica lirica e i grandi cantautori italiani, non implica il fatto di disprezzare Lauro e la sua inetichettabile musica. Mangiare sushi non significa non apprezzare le polpette al sugo di nonna Rosa e non è inevitabile conseguenza di uno scontro generazionale, ma semmai di un arricchimento culturale che deriva dall’esplosione di usi e costumi che, prima di ora, avevano fatto fatica ad incontrarsi. Dall’incontro di due parti, spesso e volentieri, non si genera semplicemente un ibrido, ma un terzo elemento. Talvolta, quello rivoluzionario e meraviglioso.

Se il Festival di Sanremo rappresenta il campo da gioco di questa incompatibilità tra generazioni ancora troppo radicata e importante, i social network, come al solito, ne rappresentano l’amplificazione maggiore che possa esserci.

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