Robafattamman: tutto può avere una nuova vita

Robafattamman è un piccolo negozio – al cui interno c’è anche il laboratorio creativo – situato nel centro storico di Salerno. Il nome dice già molto (ma non tutto). Quando si entra si sa già che ci si troverà di fronte ad oggetti lavorati interamente a mano. Ma il risultato è sorprendente: vedere per credere!

Molti degli oggetti sono riciclati: jeans che diventano borse, scarti di concerie che diventano orecchini e collane. Tutto può diventare tutto, insomma. Tutto può essere trasformato. Tutto può avere una nuova vita. Com’è successo ad Antonio Rinaldi (da cui è partita l’idea), che ha saputo tramutare un momento di crisi professionale in una nuova opportunità. 

Era il 2010. Lui, grafico, non riusciva a realizzarsi in questo mondo del lavoro difficile ed in cui la crisi aveva preso già il sopravvento. Fu allora che decise di fare della sua passione per la creatività, il suo nuovo lavoro.

“Sono sempre stato attratto da tutto ciò che è creatività, manualità – racconta Antonio – Nacque tutto per caso. Vidi i pezzi di una pigna che formavano un semicerchio. Sembrava una collana etnica. Da qui, l’idea di fare bigiotteria con pezzi di legno. Su consiglio di un amico iniziai a fare mercatini. All’epoca la mia ex era una stilista. La vedevo lavorare a macchina. Anni dopo comprai una macchina da cucire ed una mia vicina di casa mi aiutò, facendomi vedere alcune cose”. Da qui, l’inizio della sua storia, che lo porterà all’apertura del negozio a settembre del 2017, dopo 7 anni di mercatini e vendita online. “All’inizio prendevo scarti di pelle a Solofra dalle concerie con cui facevo orecchini e collane (ancora oggi venduti). Con questi scarti è nata l’idea del recupero” continua.

Sì, perché la parola d’ordine di Robafattamman è riciclare. Come dimostrano i portatabacco e non solo. “Utilizzo tessuti e pelle prese da vecchi abiti, da tende, oltre al materiale acquistato dai fornitori. Gli oggetti più belli vengono fuori proprio dal riciclaggio. Utilizzo molto anche camicie, scarti sartoriali. È un’idea vicina all’ambiente. Ed è molto stimolante anche dal punto di vista creativo. Ho letto di testimonianze del genere risalenti 1500: quando era difficile reperire un certo tipo di pelle, lo si traeva da altri oggetti. Oppure spesso, in maniera meno felice, era un concetto legato alla povertà”.

C’è anche un’altra cosa (stupenda) che la storia di Antonio ci insegna: mondi del tutto opposti – come quello della manualità e quello della tecnologia – possono non solo coesistere, ma anche supportarsi a vicenda. “Ho appreso anche molto dal web – ci svela – Lì trovi un sacco di cose. Se giri per botteghe, fatte le dovute eccezioni, ti chiudono la porta. Ognuno è geloso delle proprie competenze. Su internet, invece, trovi qualsiasi cosa cerchi. Ho imparato molto dai tutorial su Youtube. È bello vedere che due mondi così diversi si possano incontrare”.

Insomma, la storia di Antonio insegna che davvero tutto è possibile. Che chiunque (e qualsiasi cosa) può diventare chi vuole. Mai arrendersi davanti alle difficoltà.

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