Rifiuti, appalti, petrolmafie e traffici illeciti al Porto di Salerno: la mappa della criminalità in provincia

L’analisi sull’andamento della delittuosità riferita al primo semestre 2021, che permane connotato dal perdurare della pandemia da Covid-19, continua a mostrare come le organizzazioni criminali si stanno muovendo secondo una strategia tesa a consolidare il controllo del territorio. Quest’ultimo fattore è ritenuto, infatti, elemento fondamentale per la loro stessa sopravvivenza e condizione imprescindibile per qualsiasi strategia criminale di accumulo di ricchezza. L’immediata disponibilità dei capitali illecitamente acquisiti dalle mafie potrebbe incidere, mediante le attività di riciclaggio, sulla capacità dei sodalizi di inquinare l’economia e di infiltrare la pubblica amministrazione per intercettare le risorse pubbliche immesse nel ciclo produttivo.

La provincia di Salerno presenta uno scenario criminale particolarmente disomogeneo con aspetti che mutano in ragione delle peculiarità geomorfologiche, economiche e sociali tipiche dei contesti territoriali estremamente diversificati sui quali insistono i vari sodalizi. Dalla zona urbana del capoluogo, all’Agro Nocerino-Sarnese e alla Valle dell’Irno, dalla Costiera Amalfitana alla Piana del Sele, al Cilento e al Vallo di Diano si assiste all’esistenza di strutture che sono adattate alla situazione in cui esercitano la loro operatività.
La complessità del fenomeno sarebbe aggravata dalla contestuale presenza operativa di organizzazioni di tipo camorristico con genesi e matrici criminali diverse anche napoletane e casertane, nonché dagli interessi sul territorio di gruppi mafiosi di origine extraregionale segnatamente calabresi e lucani. Nel corso di un’indagine meglio descritta nel capitolo dedicato alla ‘ndrangheta che nel gennaio 2021 ha colpito la cosca calabrese dei Pisano è emerso tra i reati contestati ad uno degli elementi della consorteria calabrese il favoreggiamento della latitanza in una struttura ricettiva di Battipaglia.

L’equilibrio maturato nei rapporti tra cosche si basa sulle stabili e consolidate convergenze di interessi cui sono finalizzati accordi, alleanze e collaudati canali di collegamento che consentono di evitare situazioni conflittuali e scontri. Sono significativi al riguardo gli esiti della complessa e già menzionata operazione “Petrolmafie”. Si tratta di un’indagine che ha evidenziato come la cosca calabrese Mancuso di Limbadi (VV), servendosi dell’opera di sodali e di imprenditori di comodo abbia di fatto instaurato sinergie imprenditoriali con clan mafiosi del catanese e consorterie criminali campane infiltrando il settore del commercio dei prodotti petroliferi e degli oli minerali. Tali joint venture hanno permesso di realizzare articolate operazioni di contrabbando approvvigionando anche dall’estero carburanti in regime di evasione fiscale e commerciandone altri di bassa qualità come prodotti idonei alla autotrazione. Tra i
professionisti risultano coinvolti un commercialista di Nocera Inferiore ed un avvocato originario di Vallo della Lucania trasferitosi a Roma.

Altre importanti attività investigative hanno ulteriormente confermato come i sodalizi di maggiore importanza accanto agli affari illeciti tradizionali connessi con il traffico di sostanze stupefacenti, le estorsioni e l’usura abbiano sviluppato particolari abilità d’infiltrazione nel tessuto socio-economico, politico e imprenditoriale locale finalizzate al controllo di settori nevralgici dell’economia provinciale ed al condizionamento di Enti territoriali e Comuni. Le operazioni “Febbre oro nero” e “Shamar” del 12 aprile 2021 già citate nel paragrafo riguardante la provincia di Caserta hanno documentato gli interessi della famiglia SCHIAVONE (cartello dei CASALESI) nell’area del Vallo di Diano ricostruendone le attività di riciclaggio nel commercio degli idrocarburi, nonché di gestione illecita con metodo mafioso di un processo
di smaltimento di rifiuti speciali altamente pericolosi molti dei quali stoccati direttamente nell’area. Considerata la nota capacità del crimine organizzato di adattarsi rapidamente ai mutamenti socio-economici anche a quelli conseguenti alla crisi prodotta nell’economia legale dalla pandemia accanto alle tradizionali forme di riciclaggio dei proventi illeciti negli ambiti immobiliare dell’edilizia e del commercio si sarebbe recentemente assistito anche al c.d. “money dirtying” ovvero al reimpiego di cospicue disponibilità finanziarie di provenienza lecita in attività illecite che favorite dalla vis mafiosa garantiscono, in ogni caso, l’obiettivo del massimo profitto. Tali cointeressenze tra esponenti dell’imprenditoria legale e di quella mafiosa hanno prodotto una certa rimodulazione degli investimenti.

Nella città di Salerno permarrebbe il ruolo egemonico del clan D’Agostino in particolare per il traffico e spaccio di stupefacenti, le estorsioni, l’usura e le rapine. Contestualmente si registrerebbe la presenza di gruppi emergenti che tentano di affermarsi negli spazi rimasti liberi dopo l’esecuzione di provvedimenti restrittivi a carico degli esponenti della storica congrega camorristica. Si conferma la rilevanza strategica dell’area portuale commerciale “Manfredi” di Salerno che riveste notevole importanza per lo sviluppo dei traffici commerciali dell’area mediterranea. In effetti la favorevole posizione avrebbe trasformato il porto in uno dei principali hub finali del commercio degli stupefacenti nonché di TLE.
I sodalizi più strutturati dell’Agro nocerino-sarnese e della Piana del Sele avrebbero sviluppato collaudati canali con le pari organizzazioni criminali del napoletano e del casertano non solo per il traffico e spaccio di sostanze stupefacenti ma anche per l’infiltrazione negli appalti finalizzati alla realizzazione di opere pubbliche ovvero per la fornitura di servizi e manutenzione delle infrastrutture e dei beni demaniali, nonché per la gestione dello smaltimento dei rifiuti. A Nocera Inferiore si rileverebbe la presenza del gruppo Mariniello che nel recente passato avrebbe reinvestito i proventi illeciti derivanti dal traffico di stupefacenti e dalle estorsioni in attività commerciali quali bar e sale da gioco. Nel contempo si sarebbe constatata la comparsa di nuove leve criminali attive soprattutto nello spaccio degli stupefacenti.

Ad Agropoli che delimita il confine tra la Piana del Sele e l’area del Cilento permarrebbe l’attività criminale della famiglia di nomadi stanziali MAROTTA dedita ai reati di tipo predatorio, all’usura, al traffico di stupefacenti e al riciclaggio di capitali illecitamente accumulati. La Costiera Amalfitana, il Cilento e il Vallo di Diano che sono zone geograficamente estese e contraddistinte da rinomate località turistiche marittime e montane sarebbero caratterizzate da una silente presenza di organizzazioni criminali la cui attività tende soprattutto al condizionamento del settore degli appalti per la realizzazione di opere pubbliche. Per quanto riguarda segnatamente l’area della Valle di Diano il Procuratore della Repubblica di Potenza, Francesco Curcio, ha osservato che “c’è un colonialismo criminale del Vallo di Diano molto preoccupante perché questa terra fino a poco tempo fa era completamente libera da queste logiche”
A Vietri sul Mare vera e propria porta della Costiera Amalfitana stando a pregresse risultanze investigative si rileverebbe l’interesse criminale di un gruppo delinquenziale composto da membri della locale famiglia APICELLA già in passato colpita da provvedimenti restrittivi per aver imposto servizi di soccorso, rimozione e custodia giudiziale dei veicoli con proprie ditte, nonché per aver gestito abusivamente stabilimenti balneari. Nei centri montani di Sant’Egidio del Monte Albino e Corbara opererebbe un gruppo emanazione del clan SORRENTINO anch’esso dedito alla gestione delle attività illecite sul territorio. Nel Comune di Cava de’ Tirreni immediato entroterra della costiera amalfitana e confinante con i comuni dell’agro nocerino-sarnese, permarrebbe l’influenza criminale del clan BISOGNO che continua a gestire le attività illecite sul territorio cittadino. A Pagani sarebbe egemone il sodalizio FEZZA-PETROSINO D’AURIA che, sebbene indebolito dalle collaborazioni con la giustizia intraprese da alcuni affiliati sembra poter contare ancora su un notevole numero di sodali e su ingenti disponibilità
economiche derivanti dall’usura, dalle estorsioni e dal traffico di stupefacenti vantando una fitta rete di collaborazione con altri sodalizi campani.

A Battipaglia appare permanere l’egemonia criminale del clan PECORARO-RENNA nonostante si siano verificate nel tempo scissioni ad opera di alcuni affiliati che hanno costituito autonomi gruppi criminali.
Sul territorio che comprende i comuni di Bellizzi, Pontecagnano Faiano, Montecorvino Rovella, Montecorvino Pugliano si riscontrerebbe l’operatività del clan DE FEO nella gestione e nel controllo delle attività illecite. Merita infine menzione l’incidenza sul territorio di una delinquenza straniera prevalentemente provenienti dagli Stati del Maghreb, dalla Romania, dall’Albania e dall’Ucraina e per lo più dedita allo sfruttamento e al favoreggiamento della prostituzione, nonché alla commissione di
reati predatori su tutto il territorio della Provincia.

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