PNRR, il Sud non recupererà i livelli pre-pandemia

La SVIMEZ ha stimato a livello territoriale il quadro di finanza pubblica derivante dalle principali misure adottate dal Governo – Legge di bilancio 2021 (L. 178/2020) i due decreti Sostegni e il Dl 59/2020 – comprensiva dei maggiori investimenti che derivano dall’implementazione del PNRR nel biennio 2021-22. Il complesso delle misure determina circa 90 miliardi di spese aggiuntive nel 2021 e circa 42 miliardi nel 2022, con un contributo del PNRR (comprensivo del Fondo complementare) di 9 miliardi circa nel 2021 e di circa 40 miliardi nel 2022. Sia per le entrate che per le spese, le manovre considerate esplicano maggiori effetti al Sud in rapporto al Pil sia nel 2021 (8,5% contro il 4,9% nel Centro-Nord) soprattutto per effetto della componente delle spese nette, sia nel 2022 (3,0% del Pil al Sud, contro l’1,4% nel resto del Paese).
Se invece consideriamo il valore delle manovre in termini pro capite, la distribuzione territoriale sembra privilegiare il Centro-Nord (1698,4 euro per abitante rispetto ai 1610,9 nel Mezzogiorno). Tale differenza appare più significativa se consideriamo soltanto la componente relativa alle spese nette dove il differenziale a vantaggio del Centro-Nord è di circa 200 euro nel 2021 (1593 euro contro 1393,5 al Sud) mentre tende ad annullarsi nel 2022.

In base alle previsioni SVIMEZ, mentre il Centro-Nord con la ripresa 2021-22 recupererà integralmente il PIL perso nel 2020, il Mezzogiorno a fine 2022 avrà ancora da recuperare circa 1,7 punti di PIL che si sommano a circa 10 punti persi nella precedente crisi 2008-13 e non ancora recuperati. Nel 2021 il PIL italiano dovrebbe aumentare del 4,7%; in maniera più accentuata al CentroNord +5,1%, mentre nel Sud è previsto a +3,3%. Nell’anno in corso la crescita è trainata dall’export e dagli investimenti; variabili che esercitano un effetto propulsivo maggiore al Centro-Nord.

Gli investimenti, che prima del 2020 avevano avuto un andamento estremamente deludente al Sud, dovrebbero, anche grazie al supporto delle politiche espansive di bilancio, quasi azzerare nel 2021 la perdita registrata l’anno precedente. Al Centro-Nord +8,4%, al Sud:

  • 7%. Nel Centro-Nord tirano soprattutto i macchinari, al Sud la spesa in costruzioni, comprese
    le opere pubbliche.
    Nel 2022, l’espansione del Pil dovrebbe risultare meno accentuata pur rimanendo su tassi
    comunque elevati: +4% nella media nazionale. Nel complesso, il risultato del 2022 risente di
    una minore crescita dell’export e di una politica economica relativamente meno espansiva. Su
    scala territoriale, il Centro-Nord dovrebbe far registrare un progresso del 4,3% e il Sud del
    3,2%.
    La riduzione di base produttiva ha ridotto l’elasticità dell’offerta meridionale alle fasi
    ascendenti del ciclo: ovvero il gap di crescita tra le due ripartizioni è destinato a rimanere anche
    nel futuro se non si aggredisce questo nodo. Tra il 2009 e il 2020 lo stock di capitale lordo
    relativo ai due principali settori dell’economia di mercato – industria in senso stretto e servizi
    destinabili alla vendita (al netto del settore immobiliare) – è aumentato del 5,1% nel CentroNord (da 3.111 a 3.270 miliardi di euro a prezzi 2015) ed è diminuito del 22,7 al Sud (da 572 a
    442 miliardi a prezzi 2015).

Il consuntivo di oltre un ventennio di sviluppo debole e disuguale del nostro Paese è evidente se analizziamo la dinamica del PIL tra il 2000 e il 2022 stimato dalla SVIMEZ: il livello del PIL del Centro-Nord nel 2022 risulta, in valori reali, superiore di circa 7 punti al valore del 2000, mentre risulterebbe nel Mezzogiorno ancora inferiore di quasi 8 punti. La SVIMEZ valuta che l’insieme delle misure di contrasto alla pandemia definite nel 2021 e la quota del PNRR che si stima possa essere attivata nel biennio contribuiscano alla crescita cumulata del Pil nel biennio 2021/22 per il 4,1% nel Sud e per il 3,7% nel Centro-Nord (3,8% in Italia).
Un differenziale a favore del Sud che non compensa la più debole dinamica tendenziale del Mezzogiorno mostrandosi dunque insufficiente a garantire un sentiero di convergenza almeno nel biennio oggetto di valutazione.

Complessivamente le misure considerate determinano un sostegno quantificabile nel 63% della crescita complessiva prevista nelle regioni meridionali nei due anni considerati; percentuale che scende al 39% in quelle del Centro-Nord (44% a livello nazionale). Il fatto che circa due terzi della crescita del PIL meridionale dipenda dalla capacità espansiva delle politiche pubbliche costituisce un tema di grande rilevanza soprattutto in ordine alla grande sfida che il Paese ha difronte nell’attuazione del Piano di Ripresa e Resilienza.

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