Monotonia e pretese, l’eloquio surreale di Lotito

L’ottima prestazione fornita da Ventura in sala stampa, senza tante sorprese, non è stata replicata dall’eloquio logorroico e surrealistico del patron Claudio Lotito. Nonostante le buone intenzioni iniziali, infatti, il presidente è piombato immediatamente in un vortice di contraddizioni e di riflessioni poco aderenti alla realtà dei fatti. Considerazioni al limite dell’ilarità, come quella che ha chiamato in causa la necessità di affidarsi a calciatori non accompagnati a Salerno dall’aspirazione a svernare oziosamente. Riflessione dagli accenti comici, perché avrebbe avuto una sua valenza solo nel caso in cui fosse stata integrata da una severa autocritica, da estendere anche all’operatore di mercato Fabiani, il quale, incredibilmente, non è mai stato citato nel corso della conferenza stampa. Di calciatori giunti in città ad un’ età avanzata ne abbiamo visti tanti negli ultimi anni, protagonisti di prestazioni che hanno rasentato l’indecenza. Ed invece il buon Lotito, quasi a voler tutelare preventivamente i bilanci societari, ha utilizzato l’argomento solo per smorzare i legittimi sogni balneari della torcida granata. Tentativo maldestro, perché di calciatori ‘maturi’, ancora in grado di valorizzare le squadre che ne acquisiscono le prestazioni e di gestire la propria carriera con professionalità, il calcio italiano è pieno. Ma essi hanno un costo e, soprattutto, c’è bisogno di qualcuno che sappia individuarli e consegnarli all’allenatore di turno.Ma questo è stato solo il primo round della stonata e spossante filippica del patron capitolino, che puntualmente è inciampato nella scarsa conoscenza della storia del club (”mai la squadra è stata in B per quattro anni consecutivi”) e nello sgradevole tentativo di sopravvalutare alcuni successi di modesto valore (Vittoria della Supercoppa di C e della Coppa Italia della terza serie).Assolutamente inascoltabile, seppur già esperito diverse volte nelle ultime settimane, il tentativo di scaricare sulla tifoseria le colpe di un’annata calcisticamente disastrosa. Inutile ribadire che i motivi del fallimento pallonaro appena archiviato sono da ricercare nella superficialità gestionale e nella cristallina manifestazione di incompetenza esibita nell’intero arco del campionato (calciatori giunti a Salerno privi di motivazioni e assillati da problemi fisici, ma anche un mercato di riparazione assolutamente incapace di turare le numerose carenze emerse strada facendo).Puerile e priva di basi logiche anche la boutade attraverso la quale assecondare la fallace convinzione che a Salerno sia difficile fare calcio a causa di un ambiente ostile. I giovani calciatori di proprietà della Lazio, che hanno avuto un rendimento altalenante nella Salernitana per poi riprendersi una volta ritornati alla casa madre, sono semplicemente vittime della diversità gestionale delle due realtà calcistiche. Nella Lazio esistono competenze, scrupolosità operativa e gestionale; a Salerno, almeno per quel che concerne l’ultimo quadriennio, abbiamo assistito ad un’imbarcazione che navigava a vista e che in più occasioni ha rischiato di infrangersi sugli scogli dell’approssimazione.Decisamente discutibile anche l’autoreferenziale pretesa di Lotito nel chiedere al tifoso granata di essere orgoglioso della sua presenza a capo della società. L’orgoglio è un stato d’animo importante, nasce spontaneo ed è figlio dell’affetto e dell’empatia umana. Il patron, prima di avanzare richieste di questo tipo, dovrebbe rivisitare completamente il suo approccio con la tifoseria salernitana, chiedendo scusa per i numerosi e spesso gratuiti veleni che hanno caratterizzato il suo interagire con la piazza. Magari chiosando il tutto con la contezza di esser stato lui il vero demolitore dell’auspicata sinergia tra tutte le componenti dell’universo calcistico cittadino.Naif, infine, anche il richiamo alla libertà ed all’autonomia di pensiero e di azione che, a suo dire, caratterizzano il personale percorso esistenziale e manageriale. La libertà non è mai stato un principio a corrente alternata. Se rivendichi, giustamente ed ostinatamente, la tua libertà, devi anche rispettare quella altrui. Lui ed i suoi più stretti collaboratori sono stati fedeli a questa scontata deduzione?   

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