Mezzogiorno, l’80% dei posti di lavoro persi erano occupati da donne

Già prima della pandemia la situazione di svantaggio dell’occupazione femminile nel nostro Paese era in larga parte prevalente al Sud. Contrariamente alla precedente crisi gli effetti occupazionali del lockdown si sono scaricati di più sulle donne, in particolare su quante erano occupate nei servizi con contratti precari. E’ la fotografia del Rapporto Svimez 2020 sull’economia e la società del Mezzogiorno. Peculiare al riguardo la situazione del tasso di attività ma ancor di più del tasso di occupazione femminile: le regioni meridionali sono le ultime tra quelle dell’ Unione Europea per entrambe gli indicatori ma il divario diventa particolarmente elevato per il tasso di occupazione ad evidenziare una persistente carenza di domanda di lavoro nelle regioni meridionali, anche in presenza di un’offerta di lavoro femminile crescente in particolare per le donne con più elevati livelli di istruzione.

Su questa situazione già critica si è abbattuta nella prima parte dell’anno l’emergenza sanitaria che ha cancellato in un trimestre quasi l’80% dell’occupazione femminile creata tra il 2008 ed il 2019 riportando il tasso d’occupazione delle donne a poco più di un punto sopra i livelli del 2008. La scarsa partecipazione femminile è connessa in buona parte all’incapacità delle politiche italiane di welfare e del lavoro di conciliare la vita lavorativa a quella familiare: il basso tasso di occupazione femminile è in buona parte ascrivibile allo scarso sviluppo dei servizi sociali.

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