Le varianti affondano la didattica. Ipotesi lezioni in estate

Classi dimezzate, virus che si diffonde tra i più giovani, docenti in quarantena, dirigenti scolastici alle prese con lo sfilacciamento quotidiano di un organico ridotto all’osso. E poi i dati, inconfutabili, capaci di ribaltare le rassicurazioni giunte nei mesi scorsi dal Comitato Tecnico-Scientifico: i report della Protezione Civile individuano nelle scuole uno degli epicentri della terza ondata del virus. Di fronte a un picco di contagio che cresce nella fascia di età tra i 7 e i 17 anni, ma anche tra i 5 e i 6, la sospensione dell’attività didattica in presenza, per scuole di ogni ordine e grado, è consequenziale. Con il nuovo Dpcm, il primo del governo Draghi, le scuole di ogni ordine e grado resteranno chiuse nelle zone rosse e nelle aree ad alto rischio ovvero ovunque si dovessero superare i 250 contagi ogni 100 mila abitanti, a prescindere dal colore della regione. I governatori potranno intervenire anche in caso di motivata ed eccezionale situazione di peggioramento della situazione epidemiologica con chiusure locali nei territori maggiormente colpiti dalle varianti.

Più in generale, prima del dilagare delle varianti, ha pesato sul contagio nelle scuole il fallimento della riprogrammazione dei servizi di trasporto pubblico locale e regionale in un’ottica di sicurezza e sostenibilità. Il lavoro svolto dalle Prefetture e dagli Enti Locali ha cercato di creare un raccordo tra il comparto scolastico e il comparto trasporti per coniugare le differenti esigenze e coordinare gli orari di ingresso/uscita dalle scuole con gli orari dei servizi di trasporto per garantire la mobilità in sicurezza degli studenti. Un obiettivo centrato solo in minima parte, così come solo in minima parte si sono concentrati gli sforzi per implementare le corse e, nel contempo, per organizzare dei piani di viabilità alternativi. E di fronte al crescente disagio dei pendolari, e alla sempre più consistente assenza degli alunni che viaggiano ogni giorno, le misure di contenimento si sono rivelate inadatte alla duplice funzione: sanitaria e scolastica.

Dopo un anno di pandemia, secondo il Rapporto Save The Children in relazione alle conseguenze dell’epidemia sul mondo dell’istruzione, gli studenti e le studentesse si sono ritrovati a frequentare i loro istituti scolastici anche per molto meno della metà dei giorni teoricamente previsti. L’analisi ha evidenziato un’Italia a diverse velocità. I più penalizzati risultano gli alunni del Sud: gli studenti delle scuole medie a Napoli sono andati a scuola 42 giorni su 97 mentre quelli di Roma sono stati in presenza per tutti i 108 giorni previsti. Il rischio è dunque quello di un ulteriore ampliamento delle diseguaglianze educative. La pandemia che lo scorso anno ha costretto gli studenti a interrompere bruscamente la loro presenza a scuola tre mesi prima della conclusione dell’anno scolastico, ha duramente segnato anche nel 2020/21 la loro possibilità di frequentare le aule scolastiche. Si stima che, in assenza di interventi, ci sarà una perdita di apprendimento equivalente a 0,6 anni di scuola e di un aumento del 25% di bambini e bambine della scuola secondaria inferiore al di sotto del livello minimo di competenze. Queste perdite saranno maggiori per gli studenti che provengono da famiglie meno istruite. Una conferma delle preoccupazioni legate all’iniquità delle conseguenze della pandemia.

Le misure adottate dal Governo rilanciano l’ipotesi, avversata da buona parte del mondo della scuola, di un allungamento del calendario scolastico. L’idea di prolungare le lezioni in estate per porre rimedio a una situazione che costringerà buona parte degli istituti scolastici del Paese a puntare sulla didattica a distanza per garantire il regolare svolgimento delle lezioni almeno fino a primavera inoltrata.

Per il momento le dosi di vaccino disponibili sono ancora ridotte e questo non ha consentito alla campagna vaccinale del personale scolastico di decollare in tutte le aree. Al 2 marzo, in Campania sono state superate 41.000 somministrazioni, pur trattandosi di un dato parziale, riferito soltanto ad alcuni centri: a Salerno città, ad esempio, gli insegnanti saranno sottoposti a vaccino soltanto a partire dai prossimi giorni. Un ritardo, assicurano dalle Asl, che non dovrebbe impedire di concludere l’opera entro 15-20 giorni. A Salerno saranno due i poliambulatori dell’Azienda Sanitaria Locale (Via Vernieri e Pastena) ad ospitare i centri vaccinali per la somministrazione del vaccino AstraZeneca al personale scolastico.

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