Tutti noi, costantemente, ci chiediamo cosa accadrà dopo la quarantena. Anche se non vediamo l’ora di sentirci finalmente liberi, alberga dentro di noi la paura di intraprendere una nuova vita, chiaramente diversa rispetto a quella che conducevamo fino a due mesi fa. In questo lecito turbinio di emozioni, secondo molti potrebbe esserci il rischio di dimenticare questo periodo e parte dei momenti trascorsi in casa, in isolamento. Vuoi in modo consapevole, per lasciarsi tutto alle spalle, vuoi inconsciamente, per rinascere liberi e più forti che mai, ci si potrebbe ritrovare a non pensare più alle esperienze, alle emozioni e alle sensazioni vissute nelle nostre case durante il lockdown.
Il ricordo, la memoria – in particolar modo quella collettiva – dal punto di vista sociologico è essenziale per formare noi stessi e per convivere bene con gli altri nell’immediato futuro, così come molto spesso ci insegna il cinema o la letteratura distopica.
È proprio per tenere fede all’importanza ideologica della memoria collettiva che l’editore salernitano Nicola Pesce ha dato vita ad un grande progetto editoriale che racchiude i pensieri di chiunque ha voluto cimentarsi in qualcosa di unico. “Le nostre quarantene” – questo il nome dell’iniziativa – sarà una raccolta di prose, poesie, disegni, fumetti e qualsiasi altra tipologia di elaborato creativo che racconti come ogni singolo autore sta vivendo e affrontando questo periodo di isolamento. Le nostre quarantene non sarà un semplice progetto collettivo, ma inaugurerà la nascita della seconda casa editrice di Nicola Pesce, la IVVI Editore, una nuova realtà editoriale che sarebbe dovuta venire alla luce nel corso della stagione più bella e che, esattamente come la primavera, avrebbe dovuto splendere grazie a nuove iniziative e a tanti progetti. Non scoraggiandosi di fronte alla crisi causata dallo stato di pandemia, Nicola Pesce e il suo Staff hanno deciso di intraprendere questo percorso dando a molti autori, emergenti o meno, l’opportunità di esprimere se stessi e la propria creatività.
“Le nostre quarantene”, reinventarsi e resistere ai tempi della pandemia. Le parole di Nicola Pesce
Nicola Pesce ha di 36 anni e coltiva la sua passione per la scrittura fin dall’adolescenza.
“Iniziai a scrivere all’età di 16 in modo maniacale – racconta l’editore – Entro i miei vent’anni avevo già scritto qualcosa come tre romanzi, cento racconti e una infinità di poesie. Pieno di sogni, continuavo a inviarle alle case editrici italiane, in un’epoca in cui bisognava ancora farlo a mezzo posta. Spedii davvero centinaia di pacchi e ricevetti sempre una reazione di queste tre: nessuna risposta; risposta delle grandi case editrici: “non rientra nel nostro Programma”, con la “P” maiuscola; il vostro libro è meraviglioso (e poi dopo dieci giorni chiedevano soldi per la pubblicazione). La cosa risultò, più che umiliante, estremamente deludente. Decisi così di fondare, nel 2002, una vera e propria casa editrice – promettendomi che non avrei mai trattato gli autori in questo modo – la “Edizioni NPE” (allora chiamata “Nicola Pesce Editore”). Cominciammo a rispondere alle proposte degli autori in 48 ore, cosa che continuiamo a fare tutt’oggi. Non ho mai capito perché ci vogliano sei mesi per mandare un generico “no” agli autori. Quando era sì, firmavamo il contratto e pagavamo noi agli autori un acconto (come facciamo ancora oggi). Quando erano no inviavamo una lunga e-mail per spiegare le motivazioni. Molti autori erano entusiasti dei nostri no, perché le spiegazioni li aiutavano a crescere e, nel corso del tempo, molti autori “no” sono diventati “sì”.
Nel corso del tempo la Edizioni NPE è cresciuta a dismisura tanto da essere stati costretti a rifiutare numerose proposte. Stanco di dire spesso di “no” a tanti buoni progetti, ho deciso di fondare una seconda casa editrice, la IVVI Editore, una realtà nata da poco e venuta alla luce in un periodo molto delicato. C’è da sottolineare che qui si invertono i ruoli. Noi pubblichiamo tutto, offrendo un servizio gratuito agli autori. Sta poi a loro sapersi promuovere. Sono due modi completamente diversi di fare editoria e spero di saperli portare avanti al meglio”.
In cosa consiste il progetto “Le nostre quarantene” e da cosa è nata questa idea?
Quando è iniziato il periodo di quarantena mi sono detto che era tutto nuovo e tutto strano. Ogni persona la viveva a modo suo. Chi si disperava, chi era entusiasta (io, per esempio), chi si lasciava andare e chi cominciava a imparare a cucinare, a imparare una nuova lingua, grazie al tanto tempo libero venutosi a creare. Si cantava sui balconi, si insultava sui social. Una situazione epocale ed unica. Che peccato, mi sono detto, che fra dieci anni potrebbe accadere che nessuno si ricordi di come abbiamo vissuto questi giorni. Ho così voluto raccogliere le testimonianze del maggior numero di persone possibile, per inserirle in un libro che diventasse un documento sulla nostra società.
Ho così scritto un semplice post sulla mia pagina personale di Facebook e, in un attimo, sono piovuti migliaia di like. Erano tutti entusiasti di poter dire la propria ed evitare che “questi momenti vadano persi nel tempo come lacrime nella pioggia”.
I social hanno favorito la diffusione del progetto e come ha reagito il vostro pubblico? Avete riscontrato molto seguito?
Alla scadenza, poche settimane fa, abbiamo ricevuto oltre mille testi, tra resoconti, fotografie, fumetti e disegni. Ne abbiamo selezionati il maggior numero possibile (non potevamo metterne mille in un libro solo!).
Il progetto è stato diffuso e pubblicizzato unicamente sui social, e neppure in modo sistematico. Semplicemente l’idea è piaciuta molto e anche chi non aveva mai scritto qualcosa ha voluto raccontarci la sua quarantena.
Come procedono i lavori del libro e quando avremo la possibilità di leggerlo?
Finora abbiamo selezionato i testi, adesso lo stiamo impaginando. Entro metà maggio lo invieremo in ebook in regalo a tutti i partecipanti e sarà possibile ordinare il libro cartaceo dal sito o da qualunque libreria italiana o sui portali web più importanti (Amazon, IBS e così via).
Si parla tanto, in questo periodo, di reinventarsi. Come ci si può reinventare nel campo dell’editoria, o meglio, come pensa che reagirà l’editoria italiana – in modo particolare quella indipendente – di fronte alla crisi causata dalla pandemia?
Penso che questo sia un periodo terribile. E come ogni crisi porterà fallimenti e astri nascenti. Temo che molti editori indipendenti chiuderanno, perché la nostra vita lavorativa è assai difficile. È un settore che incassa poco e costa molto, ed è molto difficile far quadrare i conti. Quindi chi per due mesi non avrà più gli incassi delle librerie potrebbe soccombere, licenziare.
Ma è anche un’occasione per riflettere “a bocce ferme”, rendersi conto di cosa andava e cosa non andava nella propria attività, cosa era in ordine e cosa no. Le mie case editrici, nel loro piccolo, dopo sette giorni di panico hanno cominciato innanzitutto a dare una mano, a regalare prima libri ebook ai nostri iscritti e poi persino libri cartacei. Ad aprile abbiamo regalato migliaia di libri alle persone, libri veri, spedendoglieli a casa. Tutta questa voglia di essere utili agli altri ci ha giovato. I nostri iscritti sono raddoppiati e hanno anche iniziato a fare acquisti online, ci hanno inondato di complimenti. Posso dire che ora siamo una casa editrice più grande e più solida rispetto a due mesi fa.
Reinventarsi come forma di resistenza verso un presente oscuro e un domani incerto, per non perdere mai il coraggio di mettersi in gioco e di far sentire la propria voce. Questa potrebbe essere una delle lezioni più preziose che questo difficile periodo ci sta insegnando.