L’abuso istituzionalizzato degli intersessuali in Europa e nel mondo

«In un mondo abituato a ragionare per opposti è difficile accettare che un corpo possa presentare le caratteristiche sia maschili sia femminili».

Nelle isole Samoa ci sono femmine, maschi e fa’afafine: il terzo genere che pur non rappresentando nessuno dei due è riconosciuto dalla società e rispettato (1).  In Italia “fa’afafine” è il titolo di una pièce teatrale per bambini. Uno spettacolo vincitore di diversi premi per l’infanzia, che gode del patrocinio di Amnesty international; nonostante questo è stato definito “spettacolo degli orrori”.

Gran parte dei paesi occidentali è ancora terribilmente indietro per quanto riguarda l’inclusione delle persone intersessuali e nello specifico commette ancora quello che è a tutti gli effetti un’atrocità; la mutilazione alla nascita degli organi sessuali degli intersessuali al fine di “normalizzarli” verso uno dei due sessi. Purtroppo, in alcune zone del mondo succede che bambini nati con caratteristiche intersessuali vengono uccisi appena nati. L’infanticidio intersessuale rimane un grave problema nell’Africa meridionale e orientale, nell’Asia meridionale, in Brasile e in Cina. Eppure nascere intersessuale non è affatto una scelta. Se non è una scelta come può essere una colpa?

Ma prima di tutto, chi sono gli intersessuali?

Intersessuale o “Intersex” è un termine generale utilizzato per una varietà di condizioni in cui una persona nasce con attributi biologici che non si adattano alle definizioni specifiche de genere femminile o maschile.

Alcune persone intersessuali sperimentano la disforia di genere e si identificano anche come transgender, ad esempio quando sono “educate” come se fossero di un sesso ben preciso e scoprono durante la pubertà (o prima) di esibire attributi dell’altro genere.

Alcuni esempi di persona intersessuale possono essere; una persona che ha una fisionomia molto femminile ma che presenta genitali molto simili a quelli maschili; una ragazza con grande clitoride, e/o nessuna apertura vaginale, o un ragazzo che nasce con un pene piccolo e/o con uno scroto diviso in modo che assomigli alle labbra di una vagina. In alcuni casi, i tratti intersessuali sono visibili alla nascita mentre in altri non sono evidenti fino alla pubertà. Alcune variazioni intersessuali cromosomiche potrebbero non essere affatto evidenti esteriormente (4).

L’incidenza è sorprendentemente alta; fino all’1,7% delle nascite umane (1 su 60) può essere intersessuale, comprese variazioni che potrebbero non essere evidenti all’inizio. I bambini con genitali che non possono essere facilmente classificati come maschi o femmine possono essere circa 1 su 1.500 (Fausto-Sterling, 2000). Approssimativamente nascono bambini intersessuali con la stessa frequenza con cui nascono gemelli o bambini dai capelli rossi(2).

Stando a un recente studio del Netherlands Institute for Social Research, citato dal fondatore di OII Italia Alessandro Comeni, la percentuale di persone Intersessuali in Europa supera lo 0,5 per cento (5).

«Significa che una persona su 200 presenta una variazione di caratteristiche del sesso». In ogni caso si tratta di una stima per difetto: lo studio raccoglie i dati relativi alle 15 principali tipologie di Intersessuali. «Ma quelle descritte in ambito medico sono molto più numerose», conferma Comeni.

È una popolazione accomunata dallo stesso destino. In molti paesi le persone intersessuali non esistono neppure dal punto di vista legale. Spesso, denuncia la campagna di sensibilizzazione, «vengono etichettate come malate e quindi “curate” e “normalizzate” con trattamenti chirurgici, ormonali e psicologici». Il passaggio è automatico e doloroso.

La storia della “tortura” Dagli anni ’20, i chirurghi hanno tentato di “porre rimedio” a una gamma crescente di condizioni intersessuali. Negli anni ’50, un team di medici specialisti presso la Johns Hopkins University (USA) ha sviluppato quello che è stato definito il sistema di “modello ottimale di genere” (optimum gender of rearing letteralmente allevamento di genere ottimale) per il trattamento di bambini con variazioni intersessuali. Il team di Hopkins credeva che qualsiasi bambino potesse essere trasformato in una ragazza o un ragazzo “reale” con un’assegnazione di genere precoce, alterando i loro corpi e convincendo loro ei loro genitori a credere e agire in conformità con l’assegnazione di genere. Mentre il modello Hopkins si diffondeva in tutto il mondo sviluppato, i chirurghi eseguivano interventi di chirurgia genitale estetica su bambini intersessuali senza il loro consenso, ritenendo che ciò fosse necessario ed efficace.

Sfortunatamente, in molti paesi, i bambini con genitali ambigui sono ancora costretti a subire un intervento chirurgico per essere legalmente riconosciuti come femmine o maschi, anche se per la maggior parte di lorola condizione in cui nascono non è pericolosa per la vita.Si dice che per i chirurghi sia più facile “scavare una buca” che “costruire un palo”, quindi alla maggior parte dei bambini intersessuali viene assegnato il genere femminile alla nascita. Solo pochi paesi al mondo hanno previsto il riconoscimento legale delle persone intersessuali (Germania, Austria, Nuova Zelanda, Australia, Malta, India e Canada) (5).

Molte persone intersessuali, compresi i bambini troppo piccoli per comprendere o acconsentire a interventi medici non necessari, sono stati traumatizzati dalle loro esperienze in contesti medici. Queste esperienze possono includere la rimozione chirurgica degli organi riproduttivi, l’alterazione dei genitali esterni e interni e la sottomissione alla terapia ormonale pre-pubescente per costringere i loro corpi a svilupparsi in certi modi previsti. Ad alcune persone è stato deliberatamente negato il loro status di intersessualità da medici e genitori. Come risultato di queste pratiche, le persone intersessuali sono spesso riluttanti a cercare assistenza.

I genitori di bambini intersessuali possono subire pressioni da parte di medici o altre figure autoritarie come terapisti, funzionari e altri membri della loro famiglia, affinché i loro figli subiscano questi interventi chirurgici invasivi e nella maggior parte dei casi irreversibili per ragioni non mediche ma sociali e culturali. Poiché la maggior parte di questi interventi chirurgici avviene in infanzia, le persone intersessuali non hanno la capacità e la possibilità per dare il consenso. La mutilazione genitale intersessuale è un tipo specifico di chirurgia “normalizzante” eseguita sui genitali di neonati e bambini intersessuali per ragioni sociali, culturali o religiose, come la convinzione che i corpi dovrebbero conformarsi alle nozioni binarie di maschio o femmina (3).

Gli interventi chirurgici non necessari dal punto di vista medico possono causare sofferenza fisica e psicologica. Ai bambini troppo piccoli per esprimere la propria identità di genere può essere assegnato chirurgicamente il sesso sbagliato. Un intervento chirurgico per alterare le dimensioni o l’aspetto dei genitali può causare cicatrici, incontinenza, perdita del desiderio sessuale e sofferenza emotiva.La rimozione di testicoli e ovaie provoca una sterilizzazione involontaria e può richiedere una terapia ormonale sostitutiva per tutta la vita.

I difensori dei diritti intersessuali vogliono che gli interventi chirurgici siano ritardati fino a quando i bambini non saranno abbastanza grandi da prendere le proprie decisioni su quali eventuali interventi desiderano. Molti operatori sanitari si sono espressi a favore della fine di questa pratica e organismi internazionali, comprese le Nazioni Unite, l’Organizzazione mondiale della sanità e il Consiglio d’Europa, hanno chiesto la fine degli interventi chirurgici non consensuali e non necessari dal punto di vista medico su neonati e bambini, affermando che violano i diritti umani e possono essere una forma di tortura. Nel 2015, Malta è diventata il primo paese a vietare questi interventi chirurgici privi di consenso da parte della persona intersessuale.

La legge italiana non presta attenzione alle persone intersessuali. Come nel resto del mondo e nella maggior parte dei paesi europei, vengono effettuati interventi chirurgici non necessari e questo è terribile. Nel 2018 è intervenuto il comitato delle Nazioni Uniti sui diritti delle persone con disabilità. Denunciando le pratiche di mutilazioni genitali relative a individui intersessuali, anche nel nostro Paese. Da allora nulla si è più mosso, bisognerà aspettare ancora il momento in cui verranno prese a modello le legislazioni Maltesi e Portoghesi, pioniere nella tutela dei diritti dei bambini intersessuali. Servono nuove linee guida sugli interventi genitali neonatali e un monitoraggio nazionale sulle nascite intersessuali, per la creazione di unacasistica che aiuti la conoscenza e il miglioramento delle condizioni di vita delle persone intersessuali in Italia e in Europa.

Quest’articolo nasce come supporto contenutistico ad un progetto europeo che ha in parte sede a Salerno; si tratta del progetto SWITCH che fra le altre cose mira a formare gli operatori sanitari su queste tematiche. Questo è il link all’articolo originale (in inglese);

Riferimenti Bibliografici

  1. Barrett, Jonathan, Samoa’s ‘third gender’ delicately balances sex and religion, in Reuters, 31 luglio 2019.
  2. Fausto-Sterling, Anne (2000). Sexing the Body: Gender Politics and the Construction of Sexuality. Basic Books. ISBN 978-0-465-07714-4.
  3. HumansRight Watch, 2017. “I Want to Be Like Nature Made Me”, MedicallyUnnecessary Surgeries on Intersex Children in the US, Printed in the United States of America, ISBN: 978-1-6231-35027.
  4. United Nations Office of the High Commissioner for Human Rights, 2015. “Free &EqualCampaignFactSheet: Intersex”.
  5. Van Lisdonk, J. (2014). Living with intersex/DSD: an exploratory study of the social situation of persons with intersex/DSD. Netherlands Institute for Social Research.
L’autore dell’articolo, Salvatore Terralavoro

Classe 1988, sono uno Psicologo con tante passioni, dalle Arti Marziali alla Scrittura, dai Giochi di Ruolo al Rugby, passando attraverso i valichi delle vicende storiche e ai fiumi della cultura pop. Da sempre affascinato dal potere della narrazione, affamato di nuove storie da ascoltare, da raccontare e da co-creare insieme agli altri. Per me in fondo tutto questo è l’essenza della psicoterapia stessa. Mi interesso principalmente di terapie individuali rivolte a giovani adulti e adulti.

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