La stragi sul lavoro tra le irregolarità delle imprese e la mancanza di controlli

Oltre mille morti nell’anno solare, una strage silenziosa. Il numero delle vittime sul lavoro in Italia è impressionante nonostante la questione non occupi un ruolo centrale nel dibattito pubblico se non nelle brevi fiammate mediatiche generate da tragedie come quella che spezzato la vita degli operai di Torino, precipitati insieme alla gru su cui lavoravano. Per cause ancora da accertare.

In un periodo in cui l’osservazione ormai logora proveniente dagli ambienti confindustriali o dalla spicciola e sprezzante insofferenza dell’esercito di imprenditori privati della possibilità di manodopera a basso costo è ridondante, l’opinione pubblica, sintonizzata sulla critica spietata al Reddito di Cittadinanza, dimentica che le piaghe del lavoro provengono non da una forma di sostegno che va incontro al Paese reale e alle urgenze di un tessuto sociale in cui la povertà ha rotto gli argini, ma dalle irregolarità delle imprese. Che incidono sul livello di sicurezza dei lavoratori.

All’indomani dell’immane tragedia consumatasi a Torino, il direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl), Bruno Giordano, intervistato dal Tg3 sulla sicurezza nei cantieri e le morti sul lavoro, ha confessato che dalle ultime indagini risulta che oltre 9 imprese edili su 10 non sono regolari. Giordano ha aggiunto che le risorse sono sufficienti ma occorre il coordinamento degli organi di vigilanza per intervenire nella prevenzione e nella repressione delle violazioni in materia di sicurezza.

E negli ultimi mesi, in effetti, sono stati introdotti strumenti importanti per contrastare lo sfruttamento e le illegalità nei cantieri dal Durc di Congruità alle nuove norme contenute nel decreto per la salute e sicurezza, con un inasprimento deciso delle sanzioni. Ma latita uno sforzo di tutte le istituzioni e degli attori coinvolti per contrastare efficacemente il lavoro nero e l’infiltrazione della criminalità nel settore delle costruzioni incrementandone, nel contempo, la sicurezza a tutela dei lavoratori. Mancano i controlli ma si avverte l’assenza anche di una nuova cultura di impresa, che in Italia stenta a manifestarsi, capace di mettere la vita delle persone e la qualità del lavoro prima della sete di profitto. E così che si accentua il rischio di trasformare ogni incentivo, ogni crescita del comparto, in un veicolo per gli infortuni e le irregolarità.

I freddi numeri non lasciano scampo. Nell’ambito delle verifiche ispettive sul rispetto delle norme in materia di sicurezza, l’Ispettorato del lavoro di Salerno ha effettuato a fine settembre un’azione congiunta con l’Arma territoriale dei Carabinieri e con la Guardia di Finanza che ha riguardato 18 imprese edili operanti su tre importanti cantieri di costruzione. In 17 di queste sono state riscontrate irregolarità.

I controlli hanno evidenziato la presenza di 8 lavoratori completamente in nero sui 50 complessivamente presenti nelle tre unità produttive, circostanza che ha indotto gli ispettori del lavoro ad adottare la sospensione di 6 attività imprenditoriali in quanto nelle rispettive imprese il tasso di lavoro nero è risultato superiore al 20% dell’organico in forza.

In provincia di Salerno, hanno denunciato a più riprese i sindacati, i controlli assicurati dalla prefettura negli innumerevoli summit non sono avvenuti. Perché non c’è il personale per farlo, per coprire una provincia così vasta come quella salernitana. Tutto questo nel campo dell’edilizia, dove si registra una drammatica abbondanza di violazioni in materia prevenzionistica sui luoghi di lavoro, in particolare rispetto alle misure da adottarsi per prevenire le cadute dall’alto, tra cui ponteggi con ancoraggi insufficienti e mancanza di parapetti. Tra le principali cause di morti sul lavoro.

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