La questione energetica e lo spettro di un’economia di guerra

Un momento di grande incertezza suggerisce preoccupazioni per il futuro e detta l’agenda di politica economica per i prossimi mesi. Sul tavolo delle cancellerie europee energia, difesa, situazione macroeconomica. Il Vertice informale dei Capi di Stato e di governo dell’UE sul Modello europeo di crescita e di investimento per il 2030 che si è svolto il 10 e 11 marzo a Versailles ha fornito indicazioni sulla linea dei Paesi europei per fronteggiare le conseguenze dell’intervento bellico in Ucraina.

“Dobbiamo prepararci ma non è assolutamente un’economia di guerra – ha precisato il premier – Prepararsi non vuol dire che ciò debba avvenire sennò saremmo già in una fase di razionamento. Dobbiamo ri-orientare le nostre fonti di approvvigionamento e ciò significa costruire delle nuove relazioni commerciali”.

Sull’energia la parola d’ordine è diversificazione. In due sensi: innanzitutto quello nei confronti di altri fornitori di gas rispetto al gas russo. Poi l’altra direzione della diversificazione è quella della sostituzione di fonti fossili con rinnovabili. Il Consiglio dei Ministri ha provato le delibere riguardanti 6 parchi eolici. Quindi le cose si stanno muovendo, ma il procedimento autorizzativo è ancora molto lento e questo è vero sia a livello comunitario sia a livello nazionale. Su questo punto la Commissione ha promesso che aiuterà gli Stati membri in ogni modo possibile. 

L’introduzione di un tetto ai prezzi del gas rappresenta poi una priorità, pure continuando a trattarsi di un argomento molto complesso. La Commissione, già dal prossimo Consiglio Europeo, presenterà più in generale un rapporto su come diminuire il contagio dal gas al resto dell’elettricità.
Il terzo pilastro, in parte connesso a questo, è come staccare il mercato dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili dal mercato del gas. Oggi c’è un solo prezzo, quindi anche l’energia elettrica prodotta a bassissimo costo, come è quella prodotta dall’energia da molte fonti rinnovabili, arriva al consumatore a un prezzo uguale a quella prodotta con il gas. Questa è la causa principale della lievitazione delle bollette.

Altra misura considerata imprescindibile è la tassazione degli extra profitti delle società elettriche, ed è molto importante che la Commissione Europea l’abbia riconosciuto. La Commissione stima che attraverso una tassazione dei sovra profitti delle società elettriche possa arrivare un gettito di circa 200 miliardi. A proposito di insufficienze energetiche, la discussione si è allargata anche all’eventuale insufficienze di altre materie prime tra cui l’agroalimentare. In merito una delle risposte che viene naturalmente data è che se questo dovesse perdurare o aggravarsi occorrerà importare da altri paesi, Stati Uniti, Canada, Argentina.

Tutto questo, e lo vedremo anche in altre occasioni, cosa genera? Secondo il premier Draghi genera la necessità di una riconsiderazione di tutto l’apparato regolatorio che è giustificata da questa situazione di emergenza. Questo argomento lo ritroviamo sul Patto di stabilità, lo ritroviamo sulle leggi sugli aiuti di Stato, lo ritroviamo sugli standard dei prodotti agricoli eventualmente da importare, lo ritroviamo sul mercato dell’Elettricità. In sostanza c’è la convinzione ormai consolidata della Commissione che occorra rivisitare temporaneamente le regole che ci hanno accompagnato in questi anni. 

Intanto con un costo della materia prima che potrà oscillare tra i 180 ed i 210 euro per MWh, la bolletta del comparto produttivo italiano è proiettata verso i 34 miliardi di euro (57 miliardi se si tengono presenti anche i settori agricoli e dei servizi).

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