“La casa in cima alla collina”, tra amore e fantasmi sulla lunga strada per imparare a volersi bene

E’ in libreria la nuova pubblicazione appartenente alla collana Nazionale di Saggese Editori. Si tratta de “La casa in cima alla collina”, romanzo dell’autrice Valentina Testi. E’ la storia di Willow, una giovane che, dopo aver chiuso una relazione importante, decide di ricominciare lasciando la grande città di Londra per trasferirsi in un paesino della Toscana, nella casa che suo padre le ha lasciato in eredità. Fin da subito, però, si accorge che in quella casa c’è qualcosa di strano: il fantasma di una ragazzina. Per quanto tenti di condurre una vita normale, la convivenza con il fantasma si fa sempre più dura. Inspiegabilmente, sa tutto di Willow: i disturbi alimentari di cui ha sofferto, e la relazione difficile che tuttora ha con il suo corpo; vuole ferirla e, per farlo, colpisce dove fa più male. Ma chi è quel fantasma? Cosa vuole da lei?

Valentina Testi nasce in Austria nel 1991, da mamma austriaca e papà italiano, ma cresce immersa nel verde delle colline toscane. Fin da piccolissima, la lettura è stata il suo primo amore nonché compagnia, partendo dai libri fantasy fino a spaziare in tutti gli altri generi. Consegue una laurea in “Spettacolo e Comunicazione” che, tuttavia, non ha ancora avuto modo di utilizzare perché, subito dopo gli studi universitari, ha preso un aereo ed è volata in Australia, per mettersi alla prova e imparare a conoscersi un po’. Non ancora soddisfatta dall’esperienza, si è trasferita in Nuova Zelanda, dove ha lavorato per quindici mesi in una fattoria da latte. Viaggia per anni, finendo a vivere per un periodo a Bologna e successivamente a Londra, dove, grazie al suo lavoro in un bar, inizia ad appassionarsi alla cultura dello champagne. Dopo tutti questi anni, i libri e i viaggi sono ancora i suoi più grandi amori.

Valentina, presentaci il tuo lavoro. Cosa diresti al lettore per introdurlo tra le pagine de “La casa in cima alla collina”?

‘La casa in cima alla collina’ è una storia d’amore e di fantasmi. È un romanzo che lega una giovane donna che ricomincia da capo la sua vita, il fantasma di una strana ragazzina e una casa isolata nella meraviglia delle colline toscane. È un libro che racconta quanto sia lunga e tortuosa la strada per imparare a volersi bene e quanto, intraprendere questo viaggio dentro di noi, sia importante. È una storia che incoraggia a innamorarsi di sé stessi.

Cosa ti ha spinto a sviluppare questa storia? Quanto c’è di autobiografico in questa tua fatica letteraria?

Sono sempre stata affascinata dalle storie di fantasmi, da ciò che è oscuro e misterioso, ma non avevo mai abbastanza idee per sviluppare un romanzo. Durante il primo lockdown, mentre vivevo chiusa in una piccola camera a Londra, ho capito che avevo bisogno di un elemento reale da unire al sovrannaturale; mescolare fantasia e realtà. E così ho deciso di parlare della mia di storia, del mio disagio sociale, di come soffrire di disturbi alimentari ha influenzato la mia vita, la relazione con il mondo esterno e le persone vicino a me. Scrivere questo libro è stata una personale forma di terapia. Certamente il romanzo è frutto dell’immaginazione ma il rapporto fra la protagonista del libro e il fantasma che vive nella sua casa d’infanzia, è un po’ come osservami allo specchio, c’è molto di Valentina in entrambe.

Willow combatte contro se stessa e i suoi pensieri ossessivi sul suo corpo, passando attraverso situazioni e comportamenti autodistruttivi. Alla fine, oltre all’amore di chi ti sta accanto, sembra essere il lavoro su stessi la vera risorsa.

Chi soffre di questi disturbi, spesso è vittima anche della solitudine, quindi è fondamentale avere persone vicino che ti vogliono bene, che sono in grado di regalarti dei momenti di sollievo, di pausa che personalmente mi hanno aiutato molto nel corso degli anni. È vero, però, che siamo soli nelle nostre battaglie. Siamo noi a scegliere quando e come dare via al cambiamento, perché nessuno lo può fare al posto nostro. Siamo responsabili della nostra vita. Ci vuole coraggio a guardarsi dentro e affrontare i propri demoni. Servono risorse per poter guarire, e anche se spesso non ce ne accorgiamo, quelle stesse risorse sono dentro di noi. Il potere è già nelle nostre mani.

Ritieni che le nuove generazioni, bombardate dal culto dell’immagine e da un canone di bellezza che induce ad atteggiamenti giudicanti verso chi non lo rispecchia, siano più vulnerabili?

Questa generazione vive un momento storico di forte contrasto. I social media hanno abbattuto gerarchie sociali; siamo tutti uguali quando postiamo video e foto sulle varie piattaforme e condivamo la nostra vita con il mondo intero. A mio avviso, i social media hanno dato luce a due movimenti opposti: da una parte c’è la creazione di un mondo fasullo, dove si incita un certo stile di vita e un certo tipo di fisico, dove l’utilizzo dei filtri su foto e video sono all’ordine del giorno per nascondere i difetti. Dall’altro lato, c’è la celebrazione dell’individuo e della diversità, un invito a non nascondere niente di noi stessi. Social media come Facebook e Instagram si rivelano armi a doppio taglio: hanno creato standard di bellezze innaturali e impossibili, ma celebrano e proteggono la nostra bellezza naturale. Credo che per i più giovani, e per chi è più sensibile, queste nuove piattaforme possano rivelarsi dannose, poiché stimolano a fare paragoni, a mettersi sempre a confronto, con il rischio di non sentirsi mai abbastanza.

La lettura ti ha fatto compagnia durante la tua vita. La scrittura, invece, che significato ha assunto per te?

La lettura è da sempre mia compagna di vita e il mio primo approccio alla scrittura, all’età di undici anni, è stata una naturale evoluzione. Quello che più amavo dei libri da bambina (anche adesso in realtà), era la possibilità e la bellezza di potermi perdere dentro una storia. Quando ero alle elementari, ho sentito il bisogno e la voglia di inventare un nuovo mondo, un mondo tutto mio. Avevo desiderio di sperimentare con le parole e portare alla luce storie che avrei voluto leggere. I libri non sono solo carta e inchiostro, per me, da sempre, sono migliori amici e una medicina. Nella scrittura giace un potere immenso: ti permette di creare qualcosa di nuovo, qualcosa che prima non c’era. Scrivere è un po’ come fare una magia, e io voglio una vita piena di magia.

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