Kiev, la Gerusalemme russa

“Cos’è Gerusalemme?”

“Niente… Tutto”.

È un estratto del dialogo finale del film “Le Crociate – Kingdom of Heaven” di Ridley Scott (2005), tra Baliano di Ibelin e Salahad-Din: la risposta del condottiero islamico ben rappresenta l’ossessione per la Città Santa, conquistata dai Cristiani sul finire dell’XI secolo, contesa per decenni con i Musulmani, poi ripresa da questi nel 1187 e poi ancora bramata dall’Occidente per centinaia di anni. La Terrasanta era diventata luogo di confine e di commistione tra Occidente e Oriente: era, per dirla alla slava, una krajina, cioè una zona di frontiera. Sarà tale (in altro contesto geopolitico) l’Ucraina, anch’essa oggetto del desiderio di stranieri, quali Russi, Lituani, Turchi e Polacchi: furono questi ultimi, nel ‘400, ad utilizzare per primi il nome con cui oggi è conosciuta la nazione, per indicare quelle terre situate lungo il confine.

L’ossessione russa inizia intorno alla metà del XVII secolo, quando i Cosacchi, per sfuggire alla minaccia polacca, finiscono sotto la protezione dello zar: in meno di 150 anni, tutte le terre ucraine saranno in mano ai Russi. Questi ne manterranno il controllo fino alla Prima Guerra Mondiale, dando il via, dal XVIII secolo, ad una massiccia opera di russificazione linguistico-culturale, nel tentativo di stringere a sé ed inglobare definitivamente questi sudditi di frontiera; dopo un’effimera indipendenza, l’Ucraina, nel 1922, tornerà di nuovo sotto il controllo dei Russi (ora Sovietici), per uscire dall’Unione solo 70 anni dopo. Ancora oggi, nonostante siano cambiati gli assetti politici dell’Oriente europeo, il Governo russo continua a tenere nel mirino i vicini giallo-azzurri e, infatti, da qualche anno, ha annesso la Crimea, regione ucraina di confine, seceduta nel 2014: sembra essere la stessa, intanto, la strada imboccata dalle Repubbliche autoproclamatesi indipendenti poco dopo di essa.

Ma quale importanza riveste l’Ucraina per la Russia? Non si tratta solo della megalomania e della sete di potere di Putin e compagni, come a molti piace credere; non esistono guerre o pretese di controllo fondate sulla sola acquisizione di un territorio più grande, altrimenti, verosimilmente, le potenze africane combatterebbero di continuo tra loro per il controllo di grandi distese desertiche prive di acqua e materie prime: ciò, ovviamente, non accade. L’Ucraina, però, è il 6° maggior produttore di minerali ferrosi al mondo, il 2° tra gli Stati europei, dietro alla sola Russia; inoltre, è il 1° Paese europeo per la produzione di manganese e, nonostante dipenda fortemente dagli interessati vicini per gli approvvigionamenti, ha delle importanti riserve petrolifere. Tutti questi dati, portano, senza troppe difficoltà, ad una conclusione: le alte sfere del Governo russo, vogliono allargare il proprio monopolio minerario ed energetico, tenendo sotto controllo una preda invitante quanto fragile. L’Ucraina, infatti, come tutti i Paesi dell’ex blocco sovietico, non ha mai colmato il gap economico con l’Occidente; la stessa Russia, al contrario di quanto si creda e di quanto voglia far sembrare Putin, non ha un’economia tanto florida da potersi permettere di fare a meno dell’Occidente, dato che più di 1/3 di essa ruota attorno all’esportazione di combustibili fossili e minerali negli Stati dell’Unione Europea. Certo, in caso di guerra in Ucraina, forse avranno l’appoggio (non si sa quanto concreto) della Cina, ovviamente non riforniranno più gli avversari di carburante, di sicuro hanno un armamentario nucleare di tutto rispetto ed un numero spropositato di uomini da mettere in armi; ma siamo davvero sicuri di dover avere seriamente paura di loro? Fin dove può spingersi un leader prima che il suo popolo insorga? Siamo certi che Putin e la sua cerchia ignorino la situazione in cui li metterebbe un simile conflitto? Ma, soprattutto, l’UE cederà o rischierà di scatenare una guerra che potrebbe portare all’utilizzo su vasta scala di armi di distruzione di massa? È probabile che in breve tempo si riesca a rispondere a queste domande e le risposte potrebbero non essere delle più rassicuranti.

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