In multiproprietà we don’t trustee

“Oggi la Salernitana è una realtà consolidata in serie B, adesso sta facendo un passaggio in serie A”.

Il virgolettato potrebbe essere un commento di un tifoso avversario; oppure, la visione ormai rassegnata di un tifoso che non creda più nella salvezza; infine, il commento caustico di un giornalista sportivo. Niente di tutto ciò: queste sono le parole di Angelo Maria Fabiani sulla Gazzetta dello Sport.

Parole che dovrebbero fare scattare un tam tam di indignazione tra stampa e istituzioni. Parole che ledono i tifosi, incluso quello “zoccolo duro”, che Fabiani dice di rispettare, che si sobbarca trasferte su trasferte. Le parole gravi raccontano di una disfatta annunciata da parte di chi sia l’artefice della costruzione di questa squadra; eppure, sfugge dal prendersi le  responsabilità decidendo di esprimere un concetto da bandiera bianca sventolata già nella prima parte di questo campionato.

Questa stagione è la rappresentazione massima di 10 anni in cui la Salernitana ha vissuto con l’assillo della multiproprietà: una società distante che vedeva nella Salernitana un impegno subordinato all’agenda della prima squadra di Lotito.

L’altra figura di riferimento nell’ambito societario ante trustee, Mezzaroma, qualche tempo fa, richiedeva le scuse di una tifoseria intera.

Gli stessi tifosi che abbiano dovuto veder svanire l’entusiasmo per la promozione in A in preda ad un estate che non è stata in nessun modo preludio di trepidazione all’evento tanto agognato della massima serie, bensì, è stata ben altro: Lotito sorvola l’art 16 bis delle Noif della Figc dove a mancanza del rispetto delle normative nelle disposizioni transitorie si enuncia che:

“nell’ipotesi di sopravvenuta compresenza nello stesso campionato di due o più società Oggetto della comunicazione di cui alla lett. A), la FIGC assegna ai soggetti interessati un Termine perentorio non superiore a 30 giorni, entro il quale dovrà darsi luogo alla cessazione della situazione di controllo.”

C’era una condizione ipotizzabile da tempo quella per cui qualora la Salernitana fosse andata in A, Lotito l’avrebbe dovuta vendere: dunque, perché si è arrivati a sino a questo punto? Per quale motivo la FIGC non è riuscita in questi anni( blocco della multiproprietà inizierà dalla stagione 2024-25) a porre rimedio ad una condizione di ambiguità e in seguito non abbia fatto rispettare le Noif a Lotito co-patron di Salernitana e Lazio?

L’avvento dei trustee voluto dalla società di Lotito-Mezzaroma per la vendita della società a terzi, ha visto di proroga in proroga rimandare la cessione della Salernitana: allora la questione multiproprietà che in questi anni è stata il tarlo di una parte della tifoseria ha visto la sua angosciante e problematica concretizzazione.

Fabiani che definisce dissenso sui social il raglio dell’asino, dice di sé dice di poter lasciare “un’impronta manageriale” a chi verrà: si potrebbe ribattere sull’assenza dirigenziale totale  di una prospettiva che vedesse nel settore giovanile una risorsa per la società granata, disinteresse causato forse dai vari prestiti del settore primavera della Lazio, lì si valorizzati; di una incapacità di costruire una squadra che formasse una propria ossatura di calciatori su cui costruire il futuro di anno in anno, senza dovere cambiare ogni volta allenatore o rifondare di nuovo la squadra. Dove situazioni grottesche si siano verificate nel proseguo: dalla  rescissioni di contratto per poter alleggerire la rosa, spicca quella di Alfredo Donnarumma con la perdita dunque di qualsiasi valore da una sua cessione, i calciatori girati alla “casa madre” con i corrispettivi cartellini( Sprocati, Cicerelli, Akpra Akpro); di contratti a calciatori ormai in una fase di crepuscolo Cerci, Calaiò, o il pupillo Pestrin per citarne alcuni; oppure i primi acquisti estivi poi in un secondo momento venduti: Frison, Fall, Cavion.

In una fuga di responsabilità della società che in questi 10 anni ha avuto le redini della Salernitana in mano, in una Figc colpevolmente distaccata da queste dinamiche e interessatasi con notevole ritardo, una sola domanda sorge spontanea: cosa sarà di questa Salernitana?

Ciò che sia il presente lo abbiamo visto in quel di San Siro: una tifoseria numerosa, trascinante che sostiene una squadra fragile che subisce l’assenza totale di una società e una fragilità tecnica palpabile. La partita più importante si deve giocare fuori dal campo: una vendita lineare, trasparente e in contrapposizione con la vecchia dirigenza. Il passaggio finale per un futuro diverso.

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