Il Meridione isolato del binario unico: in dieci anni meno corse e treni obsoleti

Il 2019 è stato per il nostro trasporto ferroviario un anno particolare: ha celebrato i dieci anni dall’entrata in funzione delle linee ad alta velocità e diversi cambiamenti tanto sulle linee nazionali, con la concorrenza tra treni veloci, quanto nelle Regioni, che hanno ormai tutte un contratto di servizio con gli operatori del servizio ferroviario. I numeri sono in aumento sia per i treni a lunga percorrenza, in particolare con il clamoroso successo dell’alta velocità, sia per i treni regionali e le linee metropolitane laddove presenti. In generale si registra una crescita della mobilità su ferro ma nel Meridione e per chi sta fuori dalla rete veloce i problemi rimangono rilevanti. Ad aumentare sono, infatti, anche le differenze tra le Regioni e le diversi parti del Paese e la carenza di dotazione di trasporto su ferro delle aree urbane rimane rilevantissima rispetto all’Europa e una delle cause dello smog che attanaglia le città italiane. A fotografare la situazione del trasporto ferroviario pendolare in è Pendolaria 2019, il Rapporto annuale di Legambiente sul trasporto ferroviario in Italia, che fa il punto sulla situazione dell’intera rete nazionale, in termini di soldi, convogli e persone, e approfondisce i risultati prodotti dagli investimenti.

Tra le diverse parti d’Italia perdurano, tuttavia, differenze enormi nella qualità e nell’offerta del servizio ferroviario. In alcune aree il servizio è tra i più competitivi al mondo, ma fuori dalle direttrici principali dell’alta velocità e dalle Regioni che in questi anni hanno investito, la situazione del servizio sta peggiorando, con meno treni in circolazione e, di conseguenza, meno persone che prendono il treno. In particolare il Meridione continua a soffrire di un’assenza di progetto.

Drammatica è la situazione al Sud, dove i treni sono vecchi (età media 19,3 anni rispetto ai 12,5 anni al Nord) e pochi (sono stati addirittura ridotti gli intercity e i regionali in circolazione negli ultimi dieci anni) e viaggiano su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate. Rispetto al resto del Paese sono di meno sia le Frecce, che gli Italo, gli Intercity e i regionali. Ci sono in tutta la Sicilia 486 corse al giorno dei treni regionali contro le 2.560 della Lombardia: quasi 5,3 volte tanto (a fronte di una popolazione di 5 milioni di persone in Sicilia e 10 milioni in Lombardia). Le corse giornaliere in Provincia di Bolzano sono 266, quasi quante quelle offerte in Sardegna (297) dove però la popolazione è oltre il triplo. In Calabria sono 341 le corse giornaliere, meno delle 355 effettuate in Liguria dove popolazione ed estensione sono inferiori.

In Campania si assiste a una vera debacle: dal 2011 al 2018 il calo dei pendolari è stato vertiginoso, passando dai 467.000 a 262.855 pari al 43,7% in meno, dato peggiore tra tutte le regioni italiane. In termini pratici sono oltre 204mila i pendolari che hanno abbandonato il trasporto pubblico per i mezzi privati, che significa una stima prudente di oltre 100mila automobili che in otto anni sono ritornate a circolare con più ingorghi e più smog. In Campania continua ad aumentare l’età media dei treni, nonostante segnali di investimento e dei primi inserimenti di nuovi convogli nel corso degli ultimi mesi. Complessivamente in Campania sono 350 i treni in servizio sulla rete regionale, con una età media dei convogli in circolazione sulla rete regionale di 19,7 anni, con il 65,2 % dei treni con più di 15 anni di età. 

“La situazione del trasporto pubblico per i pendolari – ha dichiarato Mariateresa Imparato, Presidente regionale Legambientecontinua ad essere drammatica e insostenibile. E i risultati si vedono: anno dopo anno si registra una quota crescente di cittadini/pendolari che ritornano all’auto con una preoccupante ricaduta sociale, economica e ambientale. Gli amministratori e l’intera classe politica non possono più avere tentennamenti o alibi davanti alle esigenze e ai diritti dei pendolari e sono chiamati a scelte nette, chiare e prioritarie per raddoppiare il numero di persone che ogni giorno in Campania prende treni regionali e metropolitane. Una sfida sociale, economica e ambientale: investire sul trasporto pubblico significa far crescere le persone che si spostano in treno nelle città, contrastare lo smog, avere città più vivibili e sostenibili e far risparmiare le famiglie italiane.”

Eppure, sul fronte degli investimenti, qualcosa si muove: la Campania è la seconda regione in Italia per investimenti in valore assoluto per i servizi aggiuntivi ed il materiale rotabile dei treni pendolari nel periodo 2009-2018, con 713 milioni (pari 12,25 euro/abitanti/anno) anche e con un periodo di stallo ma i finanziamenti sono ripresi in maniera consistente dal 2015.

Riproduzione riservata ©