I vecchi clan e la rapida ascesa del crimine legato al narcotraffico

Nel secondo semestre del 2020 il perdurare dell’emergenza sanitaria da COVID-19 ha accentuato le conseguenze negative sul sistema sociale ed economico italiano originate dalle severe misure rese necessarie per contenere l’espandersi del contagio. Le difficoltà incontrate per arginare il diffondersi della pandemia hanno infatti continuato ad imporre limitazioni alla mobilità dei cittadini e allo svolgimento delle attività di importanti comparti produttivi quali quello commerciale, turistico-ricreativo e della ristorazione. Della difficoltà finanziarie delle imprese potrebbero approfittare le organizzazioni malavitose, per altro sempre più orientate verso una sorta di metamorfosi evolutiva volta a ridurre le strategie cruente per concentrarsi progressivamente sulla silente infiltrazione del sistema imprenditoriale. I sodalizi mafiosi infatti potrebbero utilizzare le ingenti risorse liquide illecitamente acquisite per “aiutare” privati
e aziende in difficoltà al fine di rilevare o asservire le imprese in crisi finanziaria. Tale strategia mafiosa si rivelerebbe utile anche per il riciclaggio e per l’infiltrazione nei pubblici appalti.

Il Procuratore Nazionale Antimafia, Federico CAFIERO DE RAHO ha rilevato che: “La modernizzazione delle mafie si completa nel reinvestire capitali in soggetti economici deboli; in quei soggetti che non trovano più un accesso al credito bancario per la crisi. Le mafie non hanno bisogno di firmare atti, non hanno bisogno di documenti; al contrario occultano comportamenti illeciti con lo schermo di soggetti solo apparentemente sani, entrano così nel mercato dell’economia legale. Questo è veramente preoccupante. A tutto questo si risponde con le segnalazioni dal territorio, dalle stesse associazioni di categoria, con la segnalazione delle transazioni sospette”.

Secondo quanto emerge dal rapporto sull’Indice di Permeabilità dei territori alla Criminalità Organizzata (IPCO) presentato da EURISPES presso la sede della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo il 15 dicembre 2020 le province della Campania si confermano insieme a quelle calabresi aree del Paese con i valori più elevati di vulnerabilità e di appetibilità per le organizzazioni criminali. Sulla base della considerazione che “la permeabilità ha una natura complessa e multidimensionale che non può essere ridotta esclusivamente a un fenomeno di violenza ma deve essere analizzata attraverso una più ampia lente socio-economica”, lo studio dimostra come l’arretratezza economico-sociale figuri tra gli indicatori maggiormente correlati al fenomeno. Inoltre, l’analisi testimonia come vi sia una corrispondenza positiva fra la permeabilità criminale e il manifestarsi di crisi economico-finanziarie nazionali e internazionali.

Provincia di Salerno
Dalla lettura della Relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2020 presentata il 30
gennaio 2021 dalla Presidente della Corte di Appello di Salerno, Iside Russo, in occasione dell’inaugurazione del nuovo Anno giudiziario per la provincia di Salerno si rileva che “l’aspetto principale da mettere in risalto è, da un lato, la conferma della tradizionale configurazione strutturale e dinamica della criminalità organizzata, che assume una fisionomia disomogenea a seconda delle
aree geografiche, dall’altro, la rapida ascesa sulla scena del crimine organizzato di gruppi nuovi emergenti dediti essenzialmente al narcotraffico, che comunque non hanno la capacità di radicarsi stabilmente sul territorio”.

Lo scenario criminale salernitano resta eterogeneo e profondamente condizionato dalle peculiarità economico-sociali dei diversi contesti territoriali in cui le organizzazioni criminali sono radicate o tentano d’infiltrarsi. Va infatti considerata la specifica diversità tra la macroarea del centro urbano salernitano che comprende il porto commerciale, quella dell’Agro nocerino-sarnese e le zone turistiche della Costiera Amalfitana, del Cilento e del Vallo di Diano.
A fattor comune, negli equilibri locali dell’intera provincia continuano ad esercitare la propria influenza storiche organizzazioni camorristiche più strutturate e profondamente radicate nel territorio che confermano la loro capacità rigenerativa rispetto all’azione repressiva della Magistratura e delle Forze di polizia. Ciò anche grazie alle relazioni consolidate nel tempo con clan napoletani, casertani e, in ordine a specifici traffici, calabresi con i quali i sodalizi condividono all’occorrenza interessi e sinergie criminali. Il Procuratore Capo di Salerno, Giuseppe Borrelli, ha sottolineato, ad esempio, che “recenti indagini, in particolare, evidenziano come attività illecite, specialmente nel settore del gioco d’azzardo on line vengano svolte da soggetti operanti nel salernitano in favore di una pluralità di gruppi criminali, anche extraregionali e che il Cilento, in particolare, risulta essere teatro di reinvestimento di capitali illeciti da parte di soggetti legati ad organizzazioni mafiose non salernitano”.

Anche i sodalizi salernitani di maggiore spessore tendono a rimodulare le proprie strategie indirizzando l’attenzione verso forme più evolute d’infiltrazione nel tessuto economico-imprenditoriale in attività che evitano il clamore mediatico e garantiscano un proficuo reinvestimento degli ingenti patrimoni mafiosi derivanti da narcotraffico, estorsioni e usura. Per altro verso, l’aumento del numero dei reati in materia
di urbanistica, edilizia e ambiente conferma la sua rilevanza anche nei contesti tradizionalmente scevri da comprovate ingerenze della criminalità organizzata nella gestione della cosa pubblica, ma nei quali è diffusa la pratica illegale di ricorrere ad abusi di lieve entità per modificare, ampliare o realizzare strutture talora insistenti su suoli ad alto rischio geologico o di interesse paesaggistico e ambientale.
I contingenti vuoti di potere conseguenti all’azione repressiva dello Stato hanno inoltre favorito la repentina affermazione di gruppi criminali emergenti spesso composti da giovanissimi. Questi tendenzialmente manifestano la propria presenza sul territorio attraverso condotte sintomatiche della pressione criminale esercitata sul territorio. Si tratta dei cosiddetti reati “spia” ovvero atti intimidatori, danneggiamenti e incendi dolosi sfociati in qualche caso anche in fatti di sangue più gravi. Pertanto, a compromettere ulteriormente i locali contesti criminali, vi è l’ascesa di gruppi composti prevalentemente da giovani aggressivi, normalmente privi di qualsivoglia capacità di gestione delle illecite risorse umane e materiali a disposizione e senza una vera e propria visione criminale, che tentano di colmare i “vuoti di potere” con spregiudicatezza, ritagliandosi contingenti spazi sul territorio attraverso l’esercizio della violenza quale unica forma di predominio socio-ambientale.

Venendo all’analisi degli assetti criminali, nell’area urbana di Salerno continuerebbe ad esercitare la propria supremazia il clan D’AGOSTINO attivo nel traffico e spaccio di stupefacenti, nell’usura e nelle estorsioni e il cui potere non sembra messo in discussione dalla presenza di gruppi criminali di più recente formazione. Lo scorso semestre era emerso uno spaccato sui rapporti di forza in atto tra le diverse compagini, in seguito all’inchiesta dei Carabinieri “Prestigio” (9 giugno 2020) riguardante diversi sodalizi criminali orbitanti soprattutto nel centro cittadino fra i quali figura il clan PERSICO diretto da uno storico ex esponente del clan PANELLA-D’AGOSTINO. Il sodalizio, tramite accordi con i NATELLA-FRUNCILLO del quartiere Mariconda e con il clan DE FEO aveva acquisito il controllo del traffico e dello spaccio di stupefacenti in città e aree limitrofe. Nei contesti criminali urbani sarebbe peraltro maturato il
ferimento di un pregiudicato vittima di un agguato in pieno centro, il 24 luglio 2020.

Contrapposto ai D’AGOSTINO è il gruppo STELLATO-IAVARONE apparentemente rinvigorito dalla recente scarcerazione di un suo autorevole esponente di vertice217 la cui presenza sul territorio, come ricordato dal Questore di Salerno “rende presumibile un riacutizzarsi dei conflitti tra le locali consorterie criminali, a causa di rancori mai sopiti (vedasi l’omicidio del fratello…), con la pianificazione di azioni violente e vendicative. Inoltre, tale ‘uscita’ potrebbe far riacquistare ‘capacità operativa anche ad altri sodali…”. Anche questo sodalizio risulta particolarmente attivo nel traffico della droga come confermato dall’operazione “Specchio” conclusa il 16 luglio 2020 dalla Polizia di Stato con l’esecuzione di una misura cautelare nei confronti di 29 soggetti che dovranno rispondere di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Tra i destinatari del provvedimento figura uno degli elementi di vertice del sodalizio criminale STELLATO-IAVARONE promotore dell’associazione. L’indagine ricostruisce l’organizzazione e le attività del gruppo nella città di Salerno “con individuazione di referenti dell’attività di spaccio in una pluralità di zone cittadine (cd. centro storico, S. Eustachio, Canalone, cd. Villaggio dei Puffi, Pastena, Torrione, Mercatello, Mariconda)” ma soprattutto i canali di approvvigionamento anche
dall’Albania. I traffici di stupefacenti nell’area urbana sono stati anche al centro dell’indagine “El Fakir” conclusa dai Carabinieri il 30 ottobre 2020. I riscontri investigativi hanno dimostrato come il gruppo attivo dal 2017 operasse tra Salerno e altre località della provincia e fosse organizzato anche con sotto-gruppi denominati in funzione degli ambiti territoriali di operatività (“Salerno”, “Napoli”, “Albania”, “Panama”, etc.). Ai destinatari del provvedimento sono stati contestati il reato di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti aggravata dalla transnazionalità, la ricettazione e la truffa ai danni dello Stato.
Conserva la propria centralità negli affari illeciti il Porto “Manfredi” quale punto di approdo per traffici spesso gestiti anche da organizzazioni criminali non originarie nella provincia. Grazie alla favorevole posizione geografica e all’efficiente rete di collegamento con l’entroterra il porto costituisce un terminale commerciale di primo piano nel basso Tirreno e ha ormai assunto un’importanza strategica anche nel narcotraffico. A conferma di ciò, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla DDA partenopea il 1° luglio 2020 la Guardia di finanza ha sequestrato221 nell’area portuale 14 tonnellate di amfetamine. Il carico destinato al mercato europeo era stipato in 3 container, anche questi sottoposti a misura reale, riconducibili a una società di Lugano. Le pasticche sequestrate erano segnate dal simbolo del captagon che contraddistingue la cosiddetta “droga della Jihad”, smerciata in tutto il Medio Oriente e diffusa sia tra i combattenti, sia tra i civili per inibire paura, dolore e fatica.

Riproduzione riservata ©