Giornalismo d’inchiesta: la Lectio di Sigfrido Ranucci per l’ultimo incontro di Informa(L)mente

Sigfrido Ranucci - Masterclass

Con l’onore e il piacere di avere come ospite il conduttore di Report, il Giornalista Sigfrido Ranucci, si è conclusa INFORMA(L)MENTE, la Masterclass in Giornalismo targata PoliCom Unisa e fortemente voluta dai professori Virgilio D’Antonio e Marcello Ravveduto.

Il fulcro essenziale dell’ultimo incontro della Masterclass in Giornalismo è ruotato intorno al concetto e all’idea di Inchiesta Giornalistica. Per soddisfare la sete di curiosità del proprio uditorio, Ranucci ci ha raccontato alcune tra le sue inchieste più note. Partendo dai primi lavori per conto di Rai 3 e di Rai News 24, tra i tanti il tragico attentato alle Torri Gemelle avvenuto nel 2001, il nostro ospite si è soffermato su una delle sue inchieste più complesse, quella nata a partire dal 2005 e all’interno della quale ha denunciato per primo l’uso del fosforo bianco in Iraq da parte degli Usa.

Proprio da questa indagine di pregnante valore ideologico, il nostro ospite ha spiegato cosa, per l’inizio e per l’evoluzione della propria carriera abbia significato per lui svolgere Giornalismo d’inchiesta, facendo dapprima una differenziazione con quello che si definisce Giornalismo Embedded.

Dal Giornalismo d’inchiesta alle Fake News: Sigfrido Ranucci parla agli studenti

Bisogna sottolineare (ricollegandoci all’incontro con la Dottoressa Barbara Serra) che il giornalismo embedded rappresenta quel racconto di un giornalista – a dir poco affamato di verità – che non ha paura di seguire le truppe militari sul campo di battaglia, per cercare così di vedere con i propri occhi e raccontare quello che accade in un luogo di guerra.

Il giornalismo d’inchiesta non vuol dire solo raccontare ciò che accade dinanzi ai nostri occhi, ma rappresenta un lavoro minuzioso e ricco di responsabilità che è fatto di visione e revisione di materiali audiovisivi, interviste, racconti, ma anche e in misura maggiore fotografie. È qui che torna con forza l’importanza della scelta e della verifica delle fonti utilizzate.

Al di là del discorso sulle inchieste portato avanti da Sigfrido Ranucci, c’è stato però un fil rouge che ha unito i sei appuntamenti della Masterclass – incontri così ricchi di contenuti e spunti di riflessione – ovvero l’indagine condotta su quelle che noi tutti oggi conosciamo come Fake News, le false notizie. Ancora una volta si è dunque discusso di questa piaga sociale sottolineando quanto, molto spesso, le Fake News colpiscano i giornalisti stessi, i quali cadono preda di questo fenomeno, venendo trascinati in un turbinio di informazioni errate, ingigantite o talvolta completamente inventate.

Per fronteggiare questo problema, Ranucci raccomanda quello che in inglese si definisce fact-checking, una sorta di autoverifica che parte dunque dal controllo minuzioso delle fonti e della loro veridicità. Altro concetto chiave è stato quello della censura additiva, neologismo coniato dallo stesso Ranucci che, a suo avviso, descrive alla perfezione l’eccesso di informazione ai quali siamo sottoposti, noi tutti, quotidianamente.

Prima dei saluti di rito e dei ringraziamenti all’intero staff che ha reso possibile la realizzazione della prima Masterclass in Giornalismo all’Università di Salerno, sono stati gli Studenti dell’Università degli Studi di Salerno a diventare protagonisti dell’incontro.

Il Conduttore e Giornalista italiano ha così spiegato loro quanto sia importante – per coloro i quali vogliano intraprendere un percorso simile a quello che egli stesso ha affrontato – saper rendere accessibile un’inchiesta a tutti, anche a coloro i quali sono sprovvisti di alcune competenze linguistiche. Ha infine sottolineato la differenza che intercorre tra la trasmissione di una notizia su carta e in televisione dove, senza dubbio, rientrano numerose questioni tecniche come la presenza di infografiche per chiarire meglio l’argomento, brevi prodotti audiovisivi, il più delle volte esplicativi. Il tutto, dunque, deve essere sempre accompagnato da una vera e propria narrazione dei fatti.

Con la loro acuta curiosità, gli studenti hanno continuato a porre domande al nostro ospite, quesiti non solo inerenti al giornalismo d’inchiesta, ma anche al giornalismo televisivo, alle differenze che intercorrono con quello radiofonico e, tra le ultime ma non di certo meno importanti, la questione della Censura portata in auge da quello che ormai in molti definiscono Caso-Fedez (contro il quale Ranucci si è apertamente schierato, sostenendo l’ingigantimento di una questione nata in forma privata, protrattasi sul Palco del concerto e conclusasi sui più comuni Social Media).

A noi di Paese Sud è così sorta la curiosità di chiedere al Dottor Ranucci se egli stesso abbia mai fatto, nel corso della propria carriera, i conti con la censura.

Con tono pacato il nostro ultimo ospite ci ha spiegato che quasi mai, nel suo lavoro, gli è stata negata la libertà di esprimersi e che, all’interno della Redazione di Report ha da sempre trovato un clima sereno e lontano da qualsiasi tipo di censura.

Solo una volta, continua Ranucci, hanno cercato di ostacolare una mia inchiesta che aveva come protagonista Silvio Berlusconi. Era il 2000 e mi accingevo a descrivere quelli che agli occhi di molti erano i rapporti, all’epoca, tra l’ex Premier e i noti Mangano e Dell’Utri. La tenacia e la caparbietà hanno però impedito a chiunque di mettermi a tacere. L’inchiesta fu portata avanti, pezzo dopo pezzo.

Si conclude così i ciclo composto da sei incontri con sei personaggi illustri che rappresentano il Giornalismo di oggi, in Italia e nel Mondo. Un’opportunità di crescita, non solo professionale, per gli studenti di oggi e per i giornalisti di domani.

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