Fabiani e la conferenza surreale: la ricerca ossessiva di alibi non produrrà una svolta

La Salernitana batte il Crotone ed arresta una crisi di risultati che aveva destato legittima preoccupazione e un sempre più crescente disamoramento nell’intero ambiente. Tre punti che fungono da belletto su una stagione ancora intrappolata tra mille incognite e teatrini assortiti. Un successo che non fuga alcun dubbio sulle potenzialità tecniche della squadra, ma serve solo a placare un mare tempestoso che non tarderà ad incresparsi se la proprietà non cambierà strategie, sia sul piano della trasparenza comunicativa, sia sul terreno delle operazioni finalizzate al potenziamento della squadra. Puro ossigeno ma la scalata si presenta ancora decisamente ripida, come testimoniano i fischi e la sfiducia di fondo registrati al termine della vittoriosa gara interna contro i rossoblu calabresi.

La classifica è l’aspetto meno preoccupante dell’intera vicenda calcistica granata. Ad inquietare è una rosa che continua a palesare importanti lacune strutturali (difesa inguardabile ed attacco sostanzialmente fragile, al di là di una fisiologica serata estrosa espressa dal vivido Gondo), da colmare in fretta nell’ormai imminente mercato invernale. Ulteriore banco di prova per una proprietà ed un direttore sportivo che, troppo spesso in passato, hanno risposto con scarsi investimenti e competenze assai discutibili. Tre turni al giro di boa, poi ci sarà la sosta e la nuova prova d’appello per la triade Lotito-Mezzaroma-Fabiani. La strada di un riavvicinamento con la piazza e di una parziale – e al momento improbabile – riabilitazione dell’immagine, passa inevitabilmente per le urgenti e necessarie operazioni di potenziamento tecnico dell’organico a disposizione di Gian Piero Ventura. Il precedente quadriennio parla chiaro: la sessione supplementare di mercato non ha mai partorito l’auspicato salto di qualità, risultando (spesso) addirittura nociva con le acquisizioni di calciatori che hanno indebolito ulteriormente il gruppo consegnato al tecnico di turno.

Intanto, un piccolo excursus della settimana appena archiviata, bisogna farlo, perché ciò che abbiamo visto ed ascoltato, nel corso della conferenza stampa di sabato scorso, ha assunto le sembianze di un vero e proprio insulto alle intelligenze degli astanti e dei lettori tifosi. Patetico il piagnisteo sulla classifica bugiarda, con l’elenco dei punti gettati al vento negli ultimi minuti di alcune gare (vittorie sfumate al cospetto di una pressione offensiva avversaria che la squadra granata non ha mai saputo contenere con personalità), fingendo di dimenticare che la Salernitana non avrebbe meritato il bottino pieno in nessuna delle tre trasferte vittoriose (Cosenza, Trapani e Livorno). Narrazioni che hanno un unico fine: tirare a campare in attesa dell’episodio fortuito, evitando di soffermarsi su tutto ciò che manca a Salerno: programmazione tecnica, ambizione, entusiasmo, competenza e interesse reale nei confronti di una piazza che vive di calcio. Sofismi pallonari, ricerca ossessiva di alibi e nessuna concretezza da gettare come base futura per un’autentica svolta. Altra ardita arrampicata sugli specchi è quella andata in scena con la narrazione degli episodi negativi che hanno finito per destabilizzare e deprimere il gruppo. Una squadra carismatica, grintosa, sempre sul pezzo e in possesso di validi argomenti tecnici, supportata da una società prossima ed esigente, nelle difficoltà trova il coraggio e la coesione per cambiare il corso degli eventi e ripartire con rinnovata energia. Se il superamento delle crisi calcistiche della Salernitana risulta spesso tardivo, la causa è da ricercare nell’oggettiva assenza delle suddette doti. L’esercizio dialettico offerto dal direttore sportivo Fabiani sulla differenza sostanziale tra le proposizioni ”allestiremo la squadra per provare ad andare in A” e ”andremo in A”, francamente, rappresenta un altro scomposto assalto ai neuroni di chi era presente in loco e di chi, estenuato ed un po’ allibito, ha dovuto ascoltarlo ed analizzarlo attraverso i media.

La Salernitana ha una difesa che definir poco affidabile è un eufemismo, mentre in attacco la generosità degli interpreti, classici mestieranti di categoria, raramente si concretizza in assalti spietati e decisivi da portare alle difese avversarie. La compagine granata possiede interessanti centrocampisti (Lombardi, Kiyine, Cicerelli, Akpro, Dziczek), ma nessuna squadra della storia universale calcistica è riuscita a vincere campionati o a portare trofei a casa con una retroguardia inaffidabile ed un attacco spuntato. A dir poco patetica l’affettata dichiarazione d’amore del direttore sportivo, il quale ha manifestato tutto il suo incontenibile trasporto per la maglia granata affermando che rinuncerebbe addirittura a cinque anni della sua vita pur di vedere la Salernitana in serie A. Esagerazioni stucchevoli che, in tutta onestà, vorremmo cestinare in fretta per lasciar spazio ad un’operatività più competente e all’altezza delle aspirazioni della tifoseria. Per adesso, i campionati propinati dalla dirigenza e dal suo lavoro hanno tolto qualche anno di vita ai fruitori di un quadriennio a dir poco imbarazzante e frustrante. Da teatro dell’assurdo di Ionesco, infine, la dichiarazione di Fabiani sul ‘mondo offerto’ a Ceravolo nella sessione invernale di calciomercato della scorsa stagione. Se offri il mondo ad un calciatore sostanzialmente ordinario, e vogliamo crederci, non puoi ripiegare su un Calaiò ormai alle prese con martello e chiodi su cui appendere le scarpette. Delle due l’una: o possiedi orizzonti calcistici limitati oppure il mondo che avevi in tasca altro non era che un paesello montano di poche anime. Interessanti novelle sono anche quelle scaturite dal vivido immaginario di mister Gian Piero Ventura, il quale ha candidamente ammesso di essere stato chiamato per costruire qualcosa d’importante in ottica futura e che molto sta facendo in questo senso. Basta dare un’occhiata all’organico granata per comprendere in fretta che gli unici calciatori interessanti sono di proprietà della Lazio, mentre il resto degli interpreti contrattualizzati sono, al massimo, classificabili alla voce ”mestieranti del torneo cadetto”. Se a questo quadro della situazione aggiungiamo un settore giovanile che, da anni, riesce ad ottenere risultati ancora più deludenti della prima squadra, ci accorgiamo in fretta, leggendo ed ascoltando tali propositi, di aver subito un altro attacco scomposto alla nostra compagine neuronale. Priva di senso è anche l’arrabbiatura per l’atteggiamento e gli errori palesati dalla squadra in quel di Cittadella. Senza gettare la croce addosso ai calciatori, che cercano di svolgere il loro lavoro al meglio delle proprie possibilità, sarebbe interessante capire perché Pinto, giovane prelevato dalla C e con alle spalle un unico torneo professionistico, avrebbe dovuto superare la sua acerba inesperienza per impedire a Diaw di aggiustare il pallone, prendere il caffè e punire Micai. Se vuoi certezze in questo senso, imponi alla società di acquistare difensori di maggiore esperienza e caratura, altrimenti è nell’ordine naturale delle cose non saper impattare la pressione offensiva avversaria ed uscirne indenne. Se Giannetti, mai stato goleador implacabile nei suoi trascorsi, pecca di freddezza e svirgola goffamente la stoccata vincente a tu per tu con Paleari, perché vuoi gettargli la croce addosso? Se desideri certezze, nei tempi giusti imposti dalle date stagionali, ti chiami la società e mostri la tua insoddisfazione con una presa di posizione netta. Uno sberleffo alle intelligenze altrui è rappresentato anche dalla boutade sui calciatori che rifiuterebbero Salerno perché ritenuta piazza poco stimolante a causa dell’attuale carenza di coinvolgimento emotivo della tifoseria. Gli eroi con le scarpe chiodate, anche nei tempi in cui regnava la precarietà, hanno sempre fatto carte false per venire a giocare nel club granata. Gli attori in calzoncini sono soprattutto professionisti e, pertanto, scelgono le direzioni che consentano loro di raggiungere in fretta, e soprattutto realisticamente, successi capaci di regalare prestigio alle loro carriere e guadagni che aumentino le personali sicurezze materiali. Tutto il resto è epica di bassa lega, altrimenti Salerno dovrebbe militare in A e, di tanto in tanto, affacciarsi anche sul palcoscenico calcistico europeo. Potremmo continuare all’infinito l’analisi della sconcertante conferenza stampa tenutasi sabato scorso, parlando anche degli alibi legati alla bomba d’acqua, di arbitri pessimi, di infortuni a catena, e del divertente siparietto sul tema A con le tre versioni (proprietà, tifoseria, Ventura) che mai si incontrano, ma, francamente, preferiamo, pur di non dissipare il retrogusto dolciastro della ritrovata vittoria di ieri, procrastinare il tutto a data da destinarsi. E’ così rara una gioia della Salernitana, che sarebbe folle sovrastarla con gli atavici malesseri calcistici che inquietano da anni i sostenitori del cavalluccio.

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