La narrazione dell’eroismo, nelle varie circostanze in cui il nostro paese si è dovuto piegare alla furia della natura o alle negligenze imperdonabili dell’uomo, dura quanto l’onda emotiva che accompagna gli eventi, spesso ridotti a un eco mediatico. Dunque effimero. Il discorso sembra tagliato su misura per il corpo che più di tutti rappresenta per gli italiani, e in più in generale nell’immaginario collettivo, il valore del coraggio e della dedizione. Si prodigano quando si tratta di intervenire nelle situazioni più estreme, e il sentimento di benevolenza degli italiani nei loro confronti rasenta livelli ineguagliabili. Ma i Vigili del Fuoco, su cui fiocca l’elogio e il ricorso alla glorificazione nei momenti cruciali delle emergenze, ancora una volta rimangono esclusi da misure necessarie di sostegno a salari, previdenza e organici. Il ministro degli interni Salvini, immancabilmente, ha indossato la divisa di servizio dei Vvf come un costume da scena funzionale alla propaganda. Che, per fare breccia, necessitava di doverose promesse: l’incremento dei fondi per sostenere salari e previdenza del personale, passaggi di qualifica, incremento delle dotazioni organiche, straordinari per il soccorso, cura sanitaria. Senza contare l’inclusione – al momento ancora un miraggio – del corpo dei Vigili del Fuoco nell’assicurazione Inail. E invece, nel Decreto sicurezza approvato con il voto di fiducia alla Camera, e in settimana pronto a superare l’esame del Senato (dove il voto è praticamente blindato), non vi è traccia delle misure promesse. I sindacati dei Vvf sono in stato di agitazione da tempo e adesso caldeggiano l’ipotesi dello sciopero: “O il governo interviene stanziando risorse economiche oppure scendere in piazza e scioperare è rimasta l’unica alternativa”.
Le retribuzioni dei Vigili del Fuoco sono solo al decimo posto nella graduatoria di quelle medie del pubblico impiego. Operando un raffronto si evince che un poliziotto italiano guadagna circa 300 euro in più al mese e un pompiere francese addirittura 500. Gli altri due giganteschi problemi riguardano le carenze strutturali e di organico. Dei circa 30.000 vigili operativi (uno ogni 2.000 abitanti), si stima una carenza pari a 10.000 unità, calcolata sulla base del parametro dei tempi d’intervento, la cosiddetta regola dei 20 minuti, tempistica considerata ottimale. Per rispettarla occorrerebbe la presenza sul territorio nazionale di 40.000 uomini, 10.000 in più rispetto all’attuale numero. In termini di vite umane e danni materiali ogni manciata di secondi può risultare decisiva. “A pagare sono nuovamente i Vigili del Fuoco che subiscono iniziative meschine che li obbligheranno a lavorare di più, elevando i rischi, per guadagnare meglio”, avverte Mauro Giulianella, coordinatore nazionale dei sindacati dei vigili Cgil. Le carenze strutturali coinvolgono, invece, molti distaccamenti, privati dei servizi essenziali come la doccia a fine turno. Cosicché, smontando da lavoro, in alcune realtà i vigili sono costretti a raggiungere il distaccamento operativo più vicino per poter accedervi.