Emozioni: maneggiare con cura

Vi siete mai chiesti cos’è un emozione? La tocchiamo? La vediamo? Dove si trova? Impariamo a conoscerle insieme.

Metaforicamente ipotizzerei le emozioni come un arcobaleno ricco di colori e sfumature che ci consentono di affrontare  e conoscere la vita, le difficoltà e gli altri.

L’emozione è quella che provate quando arrossite di fronte al ragazzo che vi piace, quando gioite per la vittoria della vostra squadra del cuore, quando vi spaventate per un insetto schifoso. Ma vi siete mai chiesti perché tutti abbiamo queste reazioni emotive e perché tutti le manifestiamo allo stesso modo?

Le emozioni sono un mezzo di conoscenza di noi stessi e degli altri, ci fanno sentire vivi ma bisogna riconoscerle , saperle gestire, dargli un nome e saperle esprimere correttamente. Inoltre servono ad attivarci, a mandarci un segnale che c’è qualcosa alla quale prestare attenzione.

Saper esprimere le emozioni significa essere in grado di costruirsi un’immagine obiettiva dei sentimenti, propri e altrui permette di affrontare gli eventi emotivi passati e anticipare quelli futuri, analizzarli in termini di causa ed effetto e comprendere in che modo lo stato emotivo influenza il comportamento. Parlare delle emozioni quindi  incrementa le opportunità agli  individui di accostarsi e comprendere le relazioni interpersonali. Anche quando comunichiamo le emozioni sono parte integrante della comunicazione stessa infatti  il messaggio che inviamo può essere frainteso dal nostro interlocutore scaturisce un comportamento e una reazione impropria.

Ai bambini infatti non occorre insegnare quando essere felici, arrabbiati o tristi poiché le emozioni spesso sono espresse naturalmente grazie alle interazioni con i genitori e con il gruppo dei pari. La famiglia rappresenta un “contesto primario di crescita e sviluppo, un luogo fondamentale di appartenenza in cui ciascun soggetto compie il processo di progressiva differenziazione e di costruzione dell’identità personale ma anche il luogo dove fa esperienza delle proprie capacità di esprimere relazioni e di conseguenza di provare emozioni comprendendo gli stati emotivi di chi lo circonda. E’ necessario “saper ascoltare” l’altro, accoglierlo e sintonizzarsi con il suo stato d’animo.

Quando diventiamo adulti le emozioni favoriscono i processi di apprendimento, ci fanno prendere delle decisioni (sposarsi, fare un investimento, comprare il nostro paio di scarpe preferite), determinano le risposte fisiologiche, comportamenti e cognitive che ci consentono di affrontare il mondo, influiscono il livello relazionale e affettivo nelle nostre vita permettono di comunicare con le persone anche all’interno dei contesti lavorativi.

Infatti ogni episodio emotivo è costituito da numerose componenti ognuna della quali interagisce con le altre ed è funzionale ad un obiettivo:

– Componente cognitiva

– Componente fisiologica

– Componente motivazionale

– Componente espressivo motoria

– Componente soggettiva

I ricercatori distinguono due tipologie di emozioni: le emozioni primarie che hanno una base innata e sono paura, tristezza, gioia, rabbia, disgusto e sorpresa mentre le emozioni secondarie sono il risultato dell’esperienza passata e del contesto socio-culturale.

Paul Ekman ha trovato come le espressioni facciali specifiche per le emozioni primarie siano riconosciute in ogni cultura del mondo e suggerisce l’universalità di queste emozioni.

Nel dettaglio: la rabbia, generata dalla frustrazione che si può manifestare attraverso l’aggressività; la paura, emozione dominata dall’istinto che ha come obiettivo la sopravvivenza del soggetto ad una situazione pericolosa; la tristezza, si origina a seguito di una perdita o da uno scopo non raggiunto; la gioia, stato d’animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri; la sorpresa, si origina da un evento inaspettato, seguito da paura o gioia; il disgusto, risposta repulsiva caratterizzata da un’espressione facciale specifica.

E’  fondamentale non sopprimere ma sperimentare le emozioni negative, non categorizzando l’individuo come “depresso”, ma accogliendo consapevolmente le emozioni non etichettandole  come giuste o sbagliate.

Potremmo parlare di una connessione tra Espressione facciale- reazione psicologica- funzione adattiva ad esempio  quando siamo felici  la nostra espressione facciale sarà sollevata, guance alzate, occhi ravvicinati; il nostro battito cardiaco sarà accelerato con respirazione irregolare e la funzione adattiva sarà quella di manifestare la disponibilità ad un’interazione amichevole. Viceversa se siamo tristi, la nostra espressione facciale sarà quella di avere sopracciglia alzate, battito cardiaco rallentato, bassa temperatura della pelle stimolando negli altri ad offrire consolazione.

“A tutti gli effetti abbiamo due menti: una che pensa, l’altra che sente. Queste due modalità della conoscenza, così fondamentalmente diverse, interagiscono per costruire la nostra vita mentale.”

Coniando il termine “intelligenza emotiva”, Goleman spiega l’esistenza di abilità che vanno oltre il Quoziente Intellettivo come unico sistema di riconoscimento delle capacità dell’individuo. Egli infatti riconosce le competenze personali cioè la capacità di cogliere diversi  aspetti della propria vita tra cui la consapevolezza di sé, autocontrollo e motivazione ma anche competenze sociali relative alla maniera con cui comprendiamo gli altri e ci rapportiamo ad essi, la più importante è rappresentata dall’empatia. Le due intelligenze convivono, si compenetrano e si completano vicendevolmente.

Non si puó remare contro le nostre emozioni ma bisogna viverle tutte.

Christelle Sammartino – Dottoressa in Psicologia

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