De Luca lancia la mezza autonomia. Ma rischia di favorire la Lega

Molti si augurano di assistere all’ennesima provocazione del governatore. Chissà fino a che punto convinto della fattibilità dell’irrituale proposta. Una forma di autonomia “soft”, com’è stata definita da più parti, giunta proprio nel mezzo delle tensioni che ritraggono una maggioranza di governo sempre più spaccata sul tema. I 5S tentano di contenere le velleità della Lega, decisa a imporre formule drastiche ad appannaggio delle regioni del Nord. Il premier Conte, però, ha posto alcuni paletti: “Introdurremo dei meccanismi solidaristici, di coesione nazionale, territoriale, sociale, in modo da poter evitare che la nostra penisola si slabbri ancora di più. Dobbiamo ipotizzare che tutte le regioni contemporaneamente ci chiedano l’autonomia differenziata. Siamo già a 8 e non sono poche. Non possiamo trasferire tutte le competenze che vengono richieste. Se fosse così, avremmo uno stato centrale senza risorse”.

La Regione Campania, dal canto suo, ha raggiunto un’intesa con il governo sul regionalismo, la quarta regione a farlo dopo Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Rispetto alla bozza iniziale, le materie di competenza scendono da 13 a 7. Vincenzo De Luca ha chiesto innanzitutto di garantire un fondo perequativo per i territori con minore capacità fiscale, un modo per arginare le richieste dei colleghi Fontana, Zaia e Bonaccini e controllare la ripartizione dei fondi tra Nord e Sud. È sulle risorse che si gioca la partita. Evitare che le regioni del nord riescano ad accaparrarsene di più rappresenta un obiettivo primario, seppur minimo per il governatore campano, intento ad accettare la sfida leghista piuttosto che rispedirla al mittente: “Il Nord su una cosa ha ragione: se vi mandiamo fondi e fate solo porcherie clientelari, giusto che vi siano tolte. Io accetto la sfida dell’efficienza ma ad armi pari”. Per quanto concerne gli investimenti, la Regione Campania chiederà ogni anno risorse pari alla corrispondente quota proporzionale della popolazione di riferimento. “Voglio chiarezza sul carattere nazionale della scuola e della sanità – precisa il governatore – Lo Stato ha il dovere di controllare che le prestazioni sanitarie a tutti i cittadini siano garantite. Non possiamo avere un sistema che lascia nei guai la sanità del Sud”.

Ma molti analisti si chiedono come possa la Campania competere con le regioni produttive del paese. Secondo le ultime bozze, le risorse per la regione sarebbero minime. Nella richiesta campana di autonomia l’elenco delle materie è ridotto rispetto alle regioni “secessioniste”, ma proprio quest’aspetto cozza con la necessità di aggrapparsi al treno dell’autonomia differenziata. Con una soluzione a metà ne consegue la possibilità di limitare i danni, ma rifiutando lo scellerato disegno e bloccando il procedimento in atto, il governatore avrebbe tutelato sicuramente gli interessi della Campania e del meridione. A maggior ragione in un momento di grande tensione all’interno della maggioranza. Gli indirizzi della regione alimentano il sospetto che si tratti di una provocazione con cui il governatore tenta di mettere in imbarazzo il governo e le regioni del Nord. Ma se così non fosse, la scelta politica si tramuterebbe inevitabilmente in un favore alla Lega, sovranista e insieme ancora secessionista, di Salvini.

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