cultORA | Due immigrati italiani uccisi perché attivisti politici

Hate, xenophobia, racism and prejudice words written with tiles on a wooden table

Il giorno del 15 aprile presenta il conto di un amaro bilancio, per l’Italia ma in generale per l’umanità: due immigrati italiani uccisi perché attivisti politici.
Nicola e Bartolomeo sono stati vittime dell’odio contro gli immigrati che li rendeva “colpevoli” già in partenza, sotto il peso schiacciante del pregiudizio verso le idee politiche anarchiche e pacifiste.
Non scappavano dalla guerra né da carestia o pestilenze. Erano andati in America per diverse ragioni, entrambi in cerca di un riscatto sociale e per migliorare le proprie condizioni di vita, per sé e per le proprie famiglie qui in Italia.

DUE “NORMALI” LAVORATORI
Nicola arriva a Boston a soli 18 anni. Trova un impiego fisso presso una fabbrica di calzature a Milford, nello stato del Massachusetts (confinante con quello di New York), lavorando sei giorni a settimana, dieci ore al giorno. Nonostante ciò ha sempre trovato tempo per portare avanti anche il suo impegno politico e sociale. Partecipa alle manifestazioni operaie con cui i lavoratori chiedono salari più alti e migliori condizioni. In tali occasioni si espone, tenendo spesso anche dei discorsi in pubblico.

NASCE L’AMICIZIA
E’ proprio l’attivismo a fare incrociare le strade dei due italiani, che si conoscono quando entrambi entrano a far parte di un gruppo anarchico italo-americano.
Qui Nicola diventa amico di Bartolomeo, giovane piemontese arrivato a New York a 21 anni, che aveva già cambiato molti lavori, accettando tutto ciò che gli capitasse: nelle trattorie, in una cava, in un’acciaieria e in una fabbrica di cordami, dalla quale viene licenziato per il suo attivismo.

LE COLPE DEL POPULISMO
Negli Stati Uniti, con l’avvento della crisi economica, il clima è peggiorato nel corso del tempo. La società si è inasprita alla continua ricerca di un colpevole, un nemico di massa a cui dare la colpa di quanto stesse accadendo, in realtà, per ben altre cause.
Un clima alimentato da una classe politica spregiudicata la quale, cavalcando gli umori negativi della popolazione, ha scaricato le proprie responsabilità, cercando solo di accrescere il proprio potere e il tornaconto personale. Un terreno fertile per il ministro della giustizia Alexander Mitchell Palmer, che ha avviato una macchina del fango senza precedenti contro stranieri, sindacati e associazioni socialiste, comuniste e anarchiche, spesso formate da immigrati di varia nazionalità (italiani, greci, polacchi, irlandesi, ebrei, finlandesi), giocando anche sul razzismo ormai diffuso tra le classi operaie e tra i ceti più poveri colpiti dalla crisi.

L’ARRESTO E LE ACCUSE
E’ in questo clima di intolleranza e xenofobia che inizia il processo contro Nicola e Bartolomeo. Il 9 maggio i due italiani vengono arrestati e accusati di una rapina avvenuta nel calzaturificio “Slater and Morrill” a South Braintree, un sobborgo di Boston, durante la quale vengono uccisi a colpi di pistola il cassiere della ditta, Frederick Albert Parmenter, e una guardia giurata, Alessandro Berardelli, anche lui italiano.

UN PROCESSO PIÙ MEDIATICO CHE ALTRO
I due immigrati italiani subiscono un processo pieno di pregiudizi, alla stregua di due agnelli sacrificali, utili per testare la linea di condotta contro “i nuovi nemici” del governo e del popolo americano. Sono infatti immigrati italiani, con una comprensione imperfetta della lingua inglese; inoltre sono note le loro idee politiche radicali. Il giudice Webster Thayer li definisce senza mezze parole “due bastardi anarchici”.

DUE INNOCENTI SULLA SEDIA ELETTRICA
Un anno dopo, vengono condannati a morte sulla sedia elettrica. 
Nicola e Bartolomeo trascorrono altri quattro anni nel braccio della morte, quando il pregiudicato Celestino Madeiros si è costituito, confessando di aver partecipato alla rapina assieme ad altri complici, scagionando completamente i due italiani. 
Eppure, neanche una simile svolta ha potuto salvarli. La questione è arrivata alle cronache di tutto il mondo, in cui si sono moltiplicati appelli e manifestazioni di solidarietà, l’opinione pubblica mondiale chiedeva a gran voce l’assoluzione dei due italiani. 

LA MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE
Numerosi appelli sono stati firmati anche da personalità come Dorothy Parker, il premio Nobel francese Anatole France, e ancora George Bernard Shaw, Bertrand Russell, Edna St. Vincent Millay, John Dewey, John Dos Passos, Upton Sinclair, H. G. Wells, Arturo Giovannitti, Albert Einstein.

Ferdinando Nicola Sacco è nato a Torremaggiore in Puglia (Italia), il 22 aprile del 1891, ed è morto a soli 36 anni la notte del 23 agosto 1927, giustiziato sulla sedia elettrica nel penitenziario di Charlestown, in Massachusetts (USA), insieme al 39enne Bartolomeo Vanzetti. Anch’esso italiano, nato a Villafalletto, in Piemonte, l’11 giugno 1888.
Il 23 agosto 1977, il governatore del Massachusetts – Michael Dukakis – con un proclama pubblico assolve i due anarchici italiani dal crimine a loro attribuito, esattamente 50 anni dopo la loro esecuzione sulla sedia elettrica.

Esattamente 101 anni fa per Sacco e Vanzetti iniziò un calvario fatto di opportunismo politico, che si è nutrito di paura e odio verso gli immigrati, una categoria come un’altra creata e servita ad alcuni politici per mantenere alto il prestigio elettorale, di fronte alla loro totale incapacità e incompetenza di affrontare e risolvere i veri problemi del proprio paese.

Marco Giordano

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FONTI:

Documentario Rai Storia
https://www.raiplayradio.it/playlist/2019/04/Sacco-e-Vanzetti-cd83ed51-59b8-45ce-b148-de9c22d4a79b.html

Enciclopedia Treccani
http://www.treccani.it/enciclopedia/sacco-nicola-e-vanzetti-bartolomeo_%28Dizionario-di-Storia%29/ 

Libro: “Sacco & Vanzetti. Un delitto di stato” – 31 dic 2017 – di Ronald Creagh
Lo storico Ronald Creagh nell’affrontare la tragica vicenda dei due anarchici ricostruisce, per la prima volta, grazie a fonti inedite, il mondo nel quale vivevano Sacco e Vanzetti prendendo in considerazione gli archivi dell’FBI finalmente disponibili, e i lavori apparsi negli ultimi tempi, tra i quali il testo di Paul Avrich.

Sito internet: http://www.saccoevanzetti.com/storia.htm 

Altri LIBRI

– Eugene Lyons, The life and death of Sacco and Vanzetti, Martin Lawrence, London, 1927.

– Luigi Rusticucci, Tragedia e supplizio di Sacco e Vanzetti: Vicende giudiziarie desunte dall’istruttoria, Società Editrice Partenopea, Napoli, 1928.

– Howard Fast, Sacco e Vanzetti, Edizioni di Cultura Sociale, Roma, 1953.

– Luigi Botta, Sacco e Vanzetti: giustiziata la verità, prefazione di Pietro Nenni, Edizioni Gribaudo, Cavallermaggiore, 1978.

– Giovanni Adducci, Sacco e Vanzetti – colpevoli o innocenti?, Serarcangeli, Roma, 2002.

– Bruce Watson, Sacco and Vanzetti: The Men, The Murders, and The Judgment of Mankind, Viking, New York, 2007.

– Fernanda Sacco, I miei ricordi di una tragedia familiare, Torremaggiore, 2008.

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