cultORA – 1 aprile | Jurij Gagarin: viaggio nel vuoto con gli errori della scienza

Il 12 aprile del 1961 alle ore 9:07 del mattino (orario di Mosca), dalla base Bajkonur in Kazakistan decolla il VOSTOK 1, la prima navicella spaziale con a bordo un equipaggio umano. 

ANSIA DA INFARTO PRIMA DEL LANCIO
Lo storico spaziale Asif Azam Siddiqi, ha raccontato che, la mattina del 12 aprile 1961, Sergej Pavlovic Korolëv – ingegnere sovietico e supervisore della missione Vostok 1, era talmente agitato che dovette assumere una pillola per il cuore prima di prendere parte all’impresa. 
L’ingegnere Korolëv era agitato a buon diritto. Prima della partenza dell’equipaggio di Jurij Gagarin, in soli 3 anni (tra il 1958 e il 1960) i diversi programmi spaziali sovietici avevano accumulato una serie interminabile di fallimenti. Dei nove lanci tentati per il Programma “Luna”, otto fallirono con impatto, schianto o lancio fallito. 

TUTTI I PROBLEMI DELLA MISSIONE
Lo stesso programma Vostok non era stato affatto una passeggiata e tanti furono i fallimenti accumulati, anche in quelli che dovevano essere lanci ufficiali precedenti allo stesso di Gagarin. All’inizio infatti lo stesso ingegnere Korolëv e tutto il suo staff suggerirono di intraprendere le prime missioni con semplici “lanci balistici”, cioè effettuati solo da un punto all’altro della Terra, ma non in orbita nello spazio. 
Gli Stati Uniti avevano subìto grossi problemi e insuccessi nel corso dell’esecuzione dei loro programmi senza equipaggio, specialmente nell’utilizzo dei razzo vettore necessario a spedire un veicolo fuori dall’orbita terrestre. L’Unione Sovietica era molto più avanti in questo settore, ma lo stesso Korolëv era più che contrario per un lancio orbitale. I problemi erano troppi: il peso della capsula che ospitava l’equipaggio umano, la fase di riatterraggio, lo scudo termico e quindi i pericoli di incendio a contatto con l’atmosfera.

IL “FALLIMENTO UFFICIALE”
La capsula superò l’esame il 15 maggio del 1960, ma fallendo. Il lancio riuscì alla perfezione, entrando nell’orbita terrestre, ma la capsula non fece mai ritorno, spegnendosi lentamente 2 anni e 113 giorni dopo, quando bruciò disintegrandosi nell’atmosfera. Se ci fosse stato un equipaggio a bordo sarebbero tutti morti. Il 28 luglio del 1960 una capsula completamente equipaggiata con a bordo due cani, Bars e Lisička, esplode circa 19 secondi dopo il lancio, schiantandosi nelle immediate vicinanze del cosmodromo. 

LA TRAGEDIA DEL 24 OTTOBRE: 200 MORTI
Un ulteriore episodio rallentò la partenza dell’equipaggio di Jurij Gagarin: il 24 ottobre il missile sovietico intercontinentale del tipo R-16 esplose sulla rampa di lancio del cosmodromo di Bajkonur. 
Fu un vero e proprio inferno, nel quale persero la vita oltre 200 dipendenti, tra cui i maggiori esponenti e specialisti della tecnica spaziale, primo fra tutti il responsabile delle truppe di missili strategici, il maggiore generale Nedelin. 

NIENTE EROI, SOLO ERRORI
Agli occhi “freddi” della Storia, i grandi avvenimenti del passato, che hanno rappresentato punti di non ritorno per l’intera umanità, appaiono spesso come imprese di carattere epico, compiute non da semplici persone come noi, ma da eroi inevitabilmente destinati a grandi cose. 

LA “BANALITÀ” DELLA SCIENZA
Ma gli eroi appartengono ai racconti più che alla realtà, soprattutto quando si parla di scienza. Le grandi scoperte e conquiste scientifiche non sono dovute a poteri speciali o doti sovrumane, acquisite col morso di un ragno geneticamente modificato o da minerali di mondi alieni. 
Fermandosi a riflettere un attimo, l’immensità della scienza e i suoi lati più affascinanti, che tanto ispirano anche la narrativa e il cinema, forse sono inevitabilmente e strettamente collegati anche al suo aspetto più banale o comunque ovvio: la scienza è fatta dagli uomini. 
Ed errare è umano. 

NO SPACE e NO VAX
Quando un evento entra a far parte ufficialmente della Storia, se ne dimentica la storia. 
Non è un gioco di parole, ma nel corso dei decenni forse abbiamo iniziato a pretendere troppo dalla scienza, elogiando sempre di più i successi e rifiutando pateticamente gli errori. Ma è solo grazie agli errori che si possono raggiungere quei successi. Proviamo solo a pensare se dopo tutti gli incidenti dei programmi spaziali avvenuti in soli tre anni di prove, fossero nati i movimenti NO SPACE. Migliaia di cittadini di varia estrazione, ma senza alcuna competenza scientifica in campo astronomico, avrebbero messo in discussione tutte le ricerche fatte fino a quel momento. E se politica e scienza avessero dato retta a simili movimenti populisti, Jurij Gagarin non sarebbe mai stato il primo uomo nello spazio. Forse non sarebbe più esistito un programma spaziale, né tante delle tecnologie sulle quali si basa il mondo in cui viviamo.  

Marco Giordano

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Fonti:

Società tedesca di ricerca e formazione astronomica Raumfahrer – articolo di Alexander Höhn – Università di Scienze Applicate di Monaco = http://www.raumfahrer.net/raumfahrt/bemannt/projekt_wostok.shtml 

Focus = https://www.focus.it/scienza/spazio/numeri-retroscena-e-curiosita-l-impresa-di-gagarin-in-pillole 

Programma spaziale sovietico = http://www.russianspaceweb.com/spacecraft_planetary_lunar.html 

Sito sopra a cura di Anatoly Zak = http://www.russianspaceweb.com/zak.html 

vedi anche:
https://www.nationalgeographic.com/science/article/news-sputnik-world-space-week-soviet-union-russia
(pubblicato 8 ottobre 2018)
Anatoly Zak = è laureato alla School of Journalism at Moscow State University – Scrive e viene pubblicato su National Geographic, ma anche Science – USA, BBC – UK, Air & Cosmos – France, Journal of the British Interplanetary Society – UK, altri.

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