Crescent: simbolo di salernitanità o mostruosità assoluta?

Tra il porto commerciale di Salerno e la città vecchia prende sempre più forma il chiacchieratissimo complesso immobiliare di prestigio del lungomare: il Crescent.

Tra vari start and stop, il progetto dell’architetto catalano Ricardo Bofill è giunto quasi a definizione completa. Un’opera pensata per rivoluzionare il fronte mare di Salerno e posta come un vero e proprio “monumento” di trasformazione urbana. È difatti un complesso che si sviluppa su 7 piani, che mette insieme innovazione e trasformazione, si divide tra una zona residenziale e una commerciale la quale genera una galleria porticata a livello piazza, in più munita di uffici vari e parcheggi.

Il Crescent: una delle opere di architettura al mondo [..] sarà uno dei maggiori elementi di identità per i salernitani”. Lo dichiarava il governatore Vincenzo De Luca in occasione del BoatShow tenutosi al porto di Marina D’Arechi a Salerno.

Ad ottobre scorso, cominciano a spuntare sui balconi della mezzaluna di Bofill i primi tavolini e arredamenti vari che suscitano un pizzico di curiosità e stupore nei cittadini, la stessa che ad oggi ci fa chiedere: a che punto è ora il Crescent?

Dopo un certo periodo di fermo, lo scorso aprile gli operai sono tornati a lavoro per completare la struttura riprendendo dall’interno del settore 6.

Intanto, per quanto concerne il completamento di Piazza della Libertà, ovvero quella adiacente al Crescent, è stato il gruppo Rainone a vincere l’appalto, seppur in via provvisoria, per la conclusione dei lavori i quali, dovrebbero terminare nel giro di un anno. Il gruppo Rainone, che ha già realizzato e messo in piedi il Crescent, dovrà occuparsi quindi del cantiere adiacente per l’adempimento della grande piazza del lungomare.

Gli ultimi lavori di restyling prevedono, quindi, sia il compimento della parte superficiale sia il prolungamento del lungomare.

Ma se è vero che “non è tutto oro quel che luccica” basta esaminare la vicenda un po’ più da vicino per rendersi conto di alcune incongruenze, quelle che, negli anni, hanno accresciuto la pioggia di critiche che da sempre ammanta il Crescent.

La sezione di Salerno di Italia Nostra, associazione ambientalista, e il comitato No Crescent si sono mostrati contrari sin dall’inizio alla realizzazione del complesso, sostenendo che non siano stati presi in considerazione tutti i danni ambientali che la struttura andrebbe a provocare e dichiarando che “la spiaggia e il mare, nonché l’alveo del torrente Fusandola, non potevano e non possono essere oggetto di edificazione”.

Ancora oggi, il caso Crescent è al centro dell’impegno dell’associazione, infatti i legali di Italia Nostra, gli avvocati Oreste Agosto e Pierluigi Moreno hanno ultimamente presentato un altro ricorso per conto dell’associazione presieduta da Raffaella Di Leo con il quale chiedono “un provvedimento di sospensione dei permessi impugnati per evitare ulteriore edificazione abusiva ed insanabile”.

L’edificazione del Crescent, in effetti, sembra non rispettare tutte le norme ambientali, paesaggistiche e urbanistiche. Secondo gli esponenti di Italia Nostra, infatti, “il Crescent nasce su di un torrente iscritto nelle acque pubbliche che purtroppo nel 1954 ha causato danni ingenti nella città di Salerno e centinaia di vittime”.

Anche il consigliere comunale d’opposizione Gianpaolo Lambiase, in qualità di architetto esprime il suo dissenso: “Piazza della Libertà, una “grande opera” che costerà a fine lavori oltre 70 milioni di euro alla collettività. Quante “opere pubbliche” più utili potevano essere realizzate con questa cifra? Parchi, asili, attrezzature e servizi che avrebbero inciso in maniera sicuramente più positiva su tutti i quartieri della città. Una somma spropositata per un “impianto” che di fatto può essere definito una enorme piastra di cemento armato, a copertura di un parcheggio ed a servizio di un condominio privato: il Crescent” – continua –  Il Crescent, che al di là del giudizio estetico, da tanti definito “devastante” per l’impatto “pesante” sull’intero centro storico, diventa l’esempio improprio e negativo di un ” investimento privato” su un’area pubblica!”.

Gianpaolo Lambiase non si nasconde. Infatti, è proprio sul suo profilo Facebook che è possibile leggere la sua ironia con post diretti e concisi; una delle sue ultime foto postate sui social ritrae la piazza del Crescent ricoperta d’acqua. Lo stesso commenta:“Il Crescent con l’acqua alta, come Piazza San Marco a Venezia”. Una citazione che ha generato commenti di ogni tipo sul caso Crescent dai quali è possibile notare come non per tutti la costruzione di questo maestoso edificio sia un fiore all’occhiello per la città di Salerno.

Qui infatti sono i cittadini a parlare e ad esprimere la propria opinione, tra chi ironizza suggerendo di inserire delle gondole dato il livello dell’acqua, chi spera che non si allaghi anche il piano sotterraneo e chi addirittura pensa da sempre che sarebbe stato un flop e vede il Crescent come una “mostruosità assoluta”.

Insomma, se è vero che “male o bene, basta che se ne parli” il caso Crescent, che continua a dividere l’opinione pubblica, è l’ennesima prova che il suo committente sa centrare appieno il bersaglio. Ma, alla fine, cosa ne sarà del Crescent? Diventerà davvero un simbolo di identità salernitana o rimarrà la mostruosità di cui i cittadini parlano?

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