Coronavirus, un ventaglio di norme da rispettare. Unendosi.

Un nuovo e più stringente decreto governativo inserisce nuove clausole comportamentali nel DNA italiano. Avanza, nell’appannamento della ragione, un insieme di norme prestate al caos dell’atavica interpretazione soggettiva e a quel timore che – ora per ora – regna per le strade. Il DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) varato nella serata del 9 marzo espande le misure preventive, precauzionali e restrittive – inizialmente circoscritte alle zone rosse di Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto – a tutto il territorio nazionale. Le indicazioni a reti unificate del Premier Conte cozzano col tanto decantato carattere degli italiani che, appena un paio d’ore dopo, hanno cominciato ad affollare le corsie dei supermercati per garantirsi generi alimentari. Scenari che ricordano gli ultimi scampoli di vita dell’URSS, quando la gente in fila – colpita dalla miseria incalzante – era pronta a tutto pur di accaparrarsi un tozzo di pane. Così si va avanti, dopo la grande fuga del sabato sera – l’assalto ai treni – il numero dei contagi si impenna e, di conseguenza, aumenta la conta di chi non ce l’ha fatta. I cittadini, in parte riottosi all’hashtag governativo #iorestoacasa, affollano comunque piazze e centri commerciali invogliando il governo a valutare un notevole inasprimento di divieti e sanzioni. Le tribune del web, intanto, in preda alle brigate acefale continuano imperterrite a terrificare, accalappiare presunti untori, pontificare e – non di rado – mettono in discussione le norme di un decreto di straordinaria rilevanza (raramente si sono viste misure così drastiche nel lungo corso della Repubblica) anteponendo scellerate disquisizioni politiche agli appelli di un esecutivo, in forte difficoltà, ma comunque impegnato a salvaguardare gli interessi sanitari della nazione. Accade, però, che anche Salvini – fino a pochi giorni fa impegnato nei classici monologhi di netto contrasto – si vede costretto ad accantonare il sempiterno ostruzionismo modellabile (a seconda di consensi e circostanze favorevoli) per abbandonarsi ai sintomi di una paura che, per la prima volta, lo vede allineato alle mosse precauzionali del governo. Anzi, il Capitano – supportato dai fidi Zaia e Fontana – alza la posta e propone la chiusura totale delle attività di Lombardia e Veneto raccogliendo, tuttavia, il “no” secco dell’esecutivo.

Cartina al tornasole, riflesso di un periodo dai forti temporali, ecco che anche le rivolte delle carceri animano i destini della penisola. Da Bari a Bologna, passando per Napoli, Palermo, Milano, Modena e Taranto. I detenuti pretendono diritti fondamentali quali: il ripristino dei colloqui coi congiunti (prontamente revocati per contenere eventuali contagi) e il rispetto delle norme igienico-sanitarie trascendendo, però, nella maggior parte dei casi in azioni violente e tentativi di fuga. Il bilancio è di 12 decessi – quasi tutti per overdose da farmaci – e 39 evasioni. Derive che, in un momento di grave difficoltà, tengono in scacco le forze dell’ordine e sollecitano il lavoro dei ministeri di interno e giustizia.

Mentre gli italiani provano a rispolverare i dettami di un senso civico a lungo riposto, continuano in maniera serrata le chiusure preventive adottate dagli altri paesi. L’Austria blocca i voli verso l’Italia e chiude unilateralmente il valico del Brennero, concedendo il diritto di tornare ai cittadini austriaci previo auto-isolamento. Uguali misure vengono intraprese anche da Albania – blocco dei trasporti aerei e marittimi – e Serbia che decide di chiudere le frontiere ai cittadini italiani, iraniani, cinesi e coreani. Malta chiude i porti e la British Airways, compagnia di bandiera britannica, annuncia la sospensione dei voli da e per l’Italia.

Intanto, appellandosi anche al confronto con le opposizioni, il governo è pronto a valutare misure economiche per incontrare le esigenze di una popolazione ferma al palo, pronta ad un tracollo finanziario senza precedenti. Si considera di attuare una No Tax Area e la sospensione del pagamento dei contratti di locazione per quelle attività commerciali che, giocoforza, hanno visto diminuire giorno per giorno la propria clientela fino a chiudere le serrande in attesa del cessato pericolo. Verrà, con tutta probabilità, avallata una richiesta di sforamento del deficit più ampia all’Ue, le cifre supereranno i 7.5 miliardi di euro “patteggiati” dal Ministro del tesoro Gualtieri nelle scorse settimane.

Regole di vitale rilevanza accompagneranno il cammino del paese nel periodo più nero che la storia ricordi. La popolazione è tenuta ad accantonare diffidenza e rancore, unita ma distante, in nome del buonsenso, provando a commutare in unione quell’innato spirito di sopravvivenza che dal “mors tua vita mea” conduce alle vie dell’egoismo, sfrontata malerba del nostro corredo genetico.

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