Comunità educativa: formiamo gli adolescenti a non cedere ma a credere

“Troppo spesso i giovani…” Quando sento introdurre argomenti caratterizzati da queste vibrazioni, penso sempre che le persone, un sistema, una comunità, siano nate già adulte. Come si può pensare ciò? Si può giudicare o pregiudicare pensieri, frasi, azioni o agiti compiuti da adolescenti e non riflettere sul proprio passato? La legge richiama le persone alle proprie responsabilità! Potrei finire qui, ma non mi considero così distante e superficiale da consegnare una parte della vita per la quale sono passato, solo alla legge, al giudizio e al contenimento involutivo, perché purtroppo è così che si presenta gran parte della realtà che turbina intorno alle vite dei minori, rappresentata da strutture di pronta accoglienza, comunità educative, doppia diagnosi o psichiatriche, tali realtà le considero una fortuna/sfortuna per quello che è il loro compito… il ruolo lasciamolo ai genitori.

Pochi mesi fa il suicidio di un adolescente in una comunità per minori, un messaggio per la madre trovato sul posto. Una fortuna per esistere ed essere un alternativa alla prigione, una sfortuna quando è solo attesa per scontare una condanna, uno stallo esistenziale che nessuno potrà colmare, si sente spesso dire “vivi il presente perché è un dono”… e quindi? Quale presente offriamo agli adolescenti in prova, proprio così in prova, in che modo li mettiamo alla prova? Ma soprattutto di quali strumenti li forniamo per far sì che superino la prova?

Ecco che da un presente deludente si ripete un passato rovinoso perché, se non insegniamo a ritrovarsi nel presente, la mente naviga in diversi stati, il primo è il proprio passato, per la maggior parte del tempo in termini negativi, ripercorrendo torti subiti e colpe che sono state attribuite, ma è lì che c’è sempre una lezione dietro l’angolo e bisogna che venga fuori. Altro stato è il futuro, che sulla base dei pensieri negativi del passato come volete che si affronti l’avvenire? Ricadrà tutto nei soliti fallimenti, ma semplicemente il futuro non esiste: dipende in che modo ci si proietta verso di esso.

Il “dove non sono” è un altro stato molto frequentato che affligge molti, “quello che non hai” “quello che ti manca”, molto spesso sono cose piccole, oggetti addirittura come un paio di scarpe ma che riempiono il vuoto colmato dalla bramosia, si vuole pensare veramente che una persona con un’anima e un pensiero, si rappresenti solo da un oggetto che sia un paio di scarpe?

Quello più difficile spesso da affrontare poi è lo stato del giudizio, pensare cosa è giusto o sbagliato per noi e pretendiamo di deciderlo anche per gli altri, la consapevolezza delle decisioni potrebbe aiutare un individuo a correggere le proprie azioni attraverso uno stato mentale centrato e più ricco di valori.
Certo che la vita è strana, prima ci profferisce il risultato e poi apprendiamo la lezione.
Secondo quali esempi gli adolescenti credono nei propri risultati e nelle loro capacità? Cosa pensano di meritarsi se non li aiutiamo a distendere un sentiero già percorso da noi?
Per far sprigionare le ali del coraggio di essere se stessi e non quello che si vuole dimostrare di essere ci vuole un duro lavoro, affrontare se stessi è la cosa che si tende sempre di eludere ma si sa bene che è quella la sfida più severa da combattere e gli adolescenti hanno pochi riferimenti per studiare questo fenomeno se non noi adulti. Allora sarebbe meglio dire “troppo spesso noi giovani…”

Riproduzione riservata ©