Comuni in dissesto, situazione disastrosa al Sud

Il Sud sprofonda. Vittima di un divario che continua a crescere. Un punto di non ritorno per i Comuni del Mezzogiorno in dissesto finanziario e ormai in ginocchio. Radici storiche, problemi strutturali e politiche scellerate. Poi la pandemia ha dato il colpo di grazia. II 30 per cento degli enti locali da Napoli in giù non riesce a chiudere i bilanci per disavanzi di amministrazione. Se a questi si aggiungono i Comuni in dissesto e pre dissesto significa che nel Meridione una popolazione di 14 milioni dì abitanti non ha già adesso servizi minimi garantiti e rischia di restare fuori dalla ripresa economica: perché in queste condizioni il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che per gli enti locali dovrebbe stanziare circa 30 miliardi di euro, passerà sopra le teste di un terzo degli abitanti del Mezzogiorno. “Un esempio plastico di questo futuro imminente e beffardo, considerando che Bruxelles ha dato tanti soldi all’Italia per colmare i divari territoriali, arriva dal bando per realizzare nuovi asili nido pubblicato dal Miur con 700 milioni di euro già opzionati sul Pnrr. I criteri prevedono un premio per chi garantisce un cofinanziamento degli interventi, Risultato? Caserta non arriverà nemmeno a essere inserita in graduatoria, Reggio Emilia potrà realizzare altri asili in aggiunta ai sessanta che ha già operativi”, scrive Antonio Fraschilla su “L’Espresso”.

I numeri che l’Anci, l’associazione nazionale degli enti locali, ha consegnato al Parlamento nelle recenti audizioni in Camera e Senato lasciano pochi spazi ai dubbi. Su 3% Comuni in dissesto e predissesto, ben 304 sono al Sud e nelle Isole. Nel 2019, quindi già prima della pandemia, 1.119 Comuni registravano disavanzi, di questi 803 nel Meridione. Cifre che nel 2021 sono chiaramente aumentate. Numeri impietosi anche sul fronte della riscossione: in Sicilia il 50 per cento non riesce a riscuotere Tari, Imu e multe, in Calabria il 40 per cento, in Campania il 30 per cento. Anche qui, numeri in salita nell’anno della pandemia, visto che l’economia si è fermata.

Il Sindaco di Caserta e Presidente di Anci Campania, Carlo Marino, nemmeno pensa che il suo Comune arriverà a essere ammesso in graduatoria: “II problema comunque non è solo economico. Noi avremo difficoltà a salire sul treno del Pnrr anche perché non riusciremo a fare i progetti. Faccio l’esempio del mio Comune, Nel 2016 avevo 570 di pendenti compresa la polizia municipale. Oggi con quota 100 e pensionamenti vari sono a 215 dipendenti e non ho ingegneri informatici o esperti in digitalizzazione: come faccio i progetti con il Pnrr che prevedono fondi proprio per la digitalizzazione o per il risparmio energetico?”

Anche il Direttore della SVIMEZ Luca Bianchi, lancia l’allarme sul rischio beffa del Pnrr proprio per il Sud: “La minore capacità progettuale delle amministrazioni meridionali le espone a un elevato rischio, con il paradosso che le realtà a maggior fabbisogno potrebbero beneficiare di risorse insufficienti. Se si vuole scongiurare questo rischio, va rafforzato il supporto alla progettualità di questi enti. Il tema della capacità di garantire l’effettiva offerta dei servizi rimanda all’esigenza più ampia di definire un percorso sostenibile di perequazione che consenta di superare la pratica della “spesa storica” e di ristabilire uguali diritti di cittadinanza in tutto il Paese e non solo in una sua parte”.

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