Claudia Mandia, l’arciera salernitana che sogna una medaglia ai Giochi di Tokyo

La voglia di riscatto è enorme. Specie perché, ai Giochi di Rio De Janeiro del 2016, la medaglia è stata veramente a un passo dalla 29enne salernitana, che si è classificata al quarto posto nella prova a squadre insieme a Lucilla Boari e Guendalina Sartori, miglior risultato di sempre per la selezione femminile dell’Italia. Un podio solo sfiorato, che però ha lasciato tanto amaro in bocca, soprattutto il sapore della beffa. Che ora Claudia Mandia vuole provare ad archiviare, sognando una medaglia nel mixed team insieme al fratello, pure arciere, Massimiliano Mandia. “Sarebbe davvero l’apoteosi”.

A meno di 100 giorni dall’inizio delle Olimpiadi come vivi questo periodo?

Vivo questo periodo molto serenamente. Non sapendo ancora niente riguardo alle qualifiche l’unica cosa che posso fare è allenarmi intensamente come sempre.

Come hai vissuto lo stop dello scorso anno?

Il periodo del lockdown è stato duro, ma anche ritornare sui campi non è stato semplice. Ritornate a gareggiare dopo così tanto tempo non è semplice, ma ci si abitua di nuovo in fretta per chi ha sempre fatto questo. La stagione indoor è stata ancora più dura. Non avevamo un posto per allenarci, ci siamo dovuti arrangiare. Per 3 mesi mi sono dovuta allenare in una stanza di casa mia, tiravo a 2 metri e mi allenavo con la mia preparatrice atletica (Tiziana Rocco) che mi ha aiutato a trovare le motivazioni giuste. 

Nel 2016 la prima partecipazione ai giochi di Rio de Janeiro, quali emozioni hai provato?

Giochi olimpici di Rio sono stati una delle mie più grandi soddisfazioni. È stato difficile realizzare il tutto, ci siamo qualificate a 2 mesi dall’evento. Credo che una gioia, una soddisfazione tale non si possa descrivere, senti una combinazione di emozioni che ti scorre nelle vene ed è bello anche tenersele un po’ solo per sé.

Cinque anni fa nella prova a squadre il miglior piazzamento per la selezione femminile azzurra, ma anche l’enorme delusione per aver mancato una medaglia, hai mai ripensato a quei momenti? E’ più forte la soddisfazione o la rabbia?

La mancata medaglia indubbiamente ha portato un po’ di rammarico e dispiacere, ma l’essere arrivate fin lì è stato in ogni caso una soddisfazione. Ci penso spesso, fa parte di me e quell’esperienza sarà per sempre mia. La voglia di riscatto è enorme.

Anche tuo fratello Massimiliano è un arciere, vi scambiate consigli fra di voi? Sogni che possa esserci anche lui ai Giochi?

Mio fratello è un pilastro importante della mia vita, su tutti i campi. Ci scambiamo consigli e ci aiutiamo molto. Penso che partecipare insieme alle olimpiadi e addirittura vincere una medaglia nel mixed team insieme sarebbe davvero l’apoteosi. 

Come ti sei avvicinata a questa disciplina, che ragazza sei fuori dal mondo dello sport?

È proprio grazie a lui che mi sono avvicinata a questo sport. Il tiro con l’arco, per quanto siano 21 anni che lo pratico, non è l’unica mia ragione di vita. Sono laureata in giurisprudenza e tra poco discuterò la tesi per il master di II livello in criminologia clinica. È un ambito che mi appassiona molto. Nel tempo libero mi piace stare con i miei amici, andare al mare, fare percorso trekking, viaggiare, anche vedere un semplice film. Mi piace dedicare loro molto tempo, perché mi fanno stare bene e mi sono sempre vicini, quindi dedicare del tempo a loro per farlo stare bene, fa stare bene anche me.

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