Brutto inizio di anno per le 13 operatrici del Centro Antiviolenza Il Volo delle Farfalle attivato presso il Piano Sociale di Zona S8, con Vallo della Lucania comune capofila. A decorrere dal 31 Dicembre, infatti, a scadenza contratto a causa della mancanza di fondi, è stato sospeso il servizio svolto dalle professioniste: sociologhe, psicologhe e legali che si occupavano, h24 e senza interruzione nei festivi, delle donne vittime di violenza di genere, operando in 38 comuni dalla costa al Cilento interno. Le operatrici confermano tutte le spiegazioni date dalla Dott.ssa Monia Monzo, ex coordinatrice del Centro, ed il messaggio con cui venivano invitate a sospendere la loro attività lavorativa a scadenza del contratto.
A detta del Sindaco di Vallo della Lucania, Antonio Aloia, l’attività continua ad esserci con l’utilizzo del personale in dotazione al Segretariato Sociale ed al Servizio Sociale Professionale del Piano di Zona. Il primo cittadino ha inoltre affermato che quanto prima proporrà al Coordinamento Istituzionale del Piano di Zona S08 il rinnovo del contratto di collaborazione utilizzando i fondi messi a disposizione da parte dei Comuni per l’anno 2020, augurandosi presto la riapertura del centro, fiore all’occhiello del Piano Sociale di Zona. Quasi un centinaio tra segnalazioni e denunce sono infatti state raccolte in un solo anno, numero purtroppo in crescita nonostante l’opera di sensibilizzazione e prevenzione portata avanti dal Centro, ma che dimostra la fiducia nelle operatrici e il buon funzionamento del servizio.
Sui ritardi nell’erogazione dei finanziamenti, ha di recente depositato un’interrogazione parlamentare la deputata Anna Bilotti (Movimento 5 Stelle) per chiedere alla ministra alle Pari Opportunità, Elena Bonetti, di accelerare l’iter ed evitare, anche in futuro, situazioni di stallo che pregiudichino le politiche di aiuto alle donne.
“Il 4 dicembre, dopo il necessario passaggio in Conferenza Stato-Regioni, la ministra ha firmato il decreto di riparto che fa arrivare i fondi alle Regioni e, da queste, ai Comuni– afferma la deputata – Alla Campania sono assegnati 2.146.888 euro, tuttavia apprendiamo che le attività del Centro Antiviolenza Il volo delle farfalle, operativo in 37 comuni dell’area Sud della provincia di Salerno, sono state sospese per mancanza di liquidità. È una situazione paradossale, di cui ancora una volta fanno le spese le donne”.
L’obiettivo è quello di evitare che ritardi burocratici ostacolino l’attuazione concreta di validi progetti sociali; non sempre, infatti, i fondi destinati a queste attività giungono nei tempi necessari per organizzare le attività programmate che richiedono continuità.
Il Volo delle Farfalle, nato nel 2017, ha basi logistiche a Vallo della Lucania, Castellabate e Agropoli; è una realtà solida e ramificata, un valido punto di riferimento locale che è riuscito a varcare i confini territoriali ed essere selezionato come una delle migliori realtà nazionali per un progetto del CNR, una mappatura fatta su scala nazionale nell’ambito di un progetto della Presidenza del Consiglio dei Ministri chiamato “Viva”, di cui il Centro ha già sostenuto le prime fasi ed i primi incontri.
Legittima, dunque, è la preoccupazione dell’ex coordinatrice Monia Monzo che ribadisce come “le donne non siano pacchetti sballottati da un servizio all’altro e nel rispetto della convenzione di Istanbul bisognerebbe tenere conto dei requisiti che i centri anti-violenza hanno non per un puro sfizio del legislatore, ma perché tutto ciò ha un senso”.
Nonostante le numerose difficoltà logistiche ed economiche a cui le professioniste hanno dovuto far fronte nel corso degli anni, come la continua interruzione nell’erogazione degli stipendi dovuta alla scarsità di risorse del Piano Sociale, le operatrici hanno continuato a svolgere il loro lavoro. Eppure, all’inizio dello scorso anno, tra i progetti ammessi a finanziamento spiccava proprio quello del centro, meno di 100 mila euro da ripartire in 12 annualità per 13 donne che a fine anno sono rimaste senza alcuna tutela.
Mentre attendevano direttive sono invece state informate senza comunicazioni ufficiali il giorno della scadenza dei contratti, ossia il 31 dicembre, sulla sospensione della loro attività. Ora per prorogare il servizio bisogna attendere la prossima programmazione e considerando che a detta dell’ ex coordinatrice il 16 Dicembre 2019 è stata approvata la programmazione del 2018, il tutto richiede lunghi tempi di attesa. Infine, l’ex legale del centro, Antonella Palladino, afferma che dal 2013 con la Convenzione di Instanbul sono state stabilite precise linee guida riguardo al contrasto alla violenza di genere e dal 2014 un’intesa stato-regioni ha indicato ed individuato i requisiti minimi dei Centri Anti-violenza, con appositi sportelli attivi e procedure di funzionamento. Il Segretariato Sociale, ad esempio, svolge funzioni sul territorio spesso incompatibili con i servizi che devono essere offerti da un CAV; le professioniste del Segretariato Sociale sono incaricate, infatti, della stesura di relazioni che abbiano per oggetto la donna e il maltrattante. Un punto fondamentale della legislazione nazionale invece afferma che le operatrici dei CAV non possono fare mediazione, non possono incontrare il maltrattante. Evidente dunque l’incompatibilità.
La protezione delle donne deve essere garantita da un servizio professionale e di équipe multidisciplinare che assicuri una tutela immediata e continua.
L’ex coordinatrice ricorda come in passato le operatrici abbiano accettato una riduzione dei compensi per evitare il ridimensionamento del personale e salvaguardare l’equipe creata. “Chi non ha compreso perché un centro anti-violenza non va sospeso nemmeno per un giorno non ha capito nemmeno le sue finalità, le modalità di lavoro e la tutela reale che si offre a queste donne. Se qualcuno ci avesse chiesto di continuare senza compensi fino all’arrivo dei fondi lo avremmo fatto perché lo abbiamo già fatto in passato’’. Dunque sarebbe stato sufficiente un incontro per trovare la soluzione più opportuna per far fronte alla problematica, senza tralasciare che se il bando fosse stato indetto nei giusti tempi avrebbe permesso di andare in proroga nelle more e non creare discontinuità.
Gli stessi consiglieri provinciali Giuseppe Ruberto e Roberto Celano spiegano, in un post su Facebook che porta la firma di entrambi, come il Piano di Zona S8 sia una vergogna ed andrebbe commissariato.
“I responsabili del suddetto piano di zona hanno, di fatto, de-finanziato il centro anti-violenza con la sospensione del servizio e la mancata conseguente proroga dei contratti per chi, da anni, meritoriamente si occupa di un’attività sociale assolutamente insopprimibile, si è tentato goffamente di sopperire a tale nefandezza incaricando del servizio il segretariato sociale, in barba all’assenza dei requisiti previsti dal catalogo regionale dei servizi ed alle incompatibilità sancite dai protocolli nazionale ed internazionale”.
A tutti ciò si aggiunge il rischio della perdita di eventuali fondi dedicati che il governo centrale ripartisce attraverso gli enti regionali.
“Nel mentre, dunque, il suddetto piano di zona procede in sprechi e spese clientelari in assenza di una programmazione, si interrompe di fatto in una maniera inattesa un servizio che ha dato positivi riscontri di natura sociale sul territorio, senza alcuna considerazione dell’impatto negativo che tale decisione sta avendo sulle donne assistite – hanno continuato sui social Ruberto e Celano – Si rileva che oltre a determinare l’interruzione del contratto di lavoro per 13 professioniste che ben hanno operato nel sociale sul territorio, i responsabili del piano di zona S8 avrebbero deciso di interrompere il rapporto di lavoro anche con altri operatori (addetti al servizio Rei), con nefaste conseguenze sotto l’aspetto dell’occupazione. La manifesta incapacità di chi muove i fili della gestione ed amministra in maniera maldestra fondi destinati ai più bisognosi, dovrebbe indurre a pensare anche di procedere al commissariamento di un Ente che andrebbe gestito con ben altra oculatezza ed attenzione”.