Bologna-Salernitana, ci son cose che cambiano ed altre no

“I tempi passati non ritornano e questo è triste”, sono le parole di Giovanni Lindo Ferretti anima degli allora C.S.I, post CCCP prima di cantare “Annarella” in un live a Padova nel 1996: mi torna in mente questa frase dopo la prima giornata di campionato che ha visto la sconfitta dei granata contro i felsinei dopo il ritorno nel campionato in massima serie.

Il risultato, senza paura di cadere in un’analisi figlia dell’esito, mostra con chiarezza come sul campo la squadra abbia saputo essere si generosa, tuttavia, cadere in grosse ingenuità capaci di annullare il doppio vantaggio acquisito; come sui calci piazzati dove lo scorso anno la difesa di Castori mostrò la sua forza: proprio il reparto difensivo fu uno dei fattori preponderanti per il raggiungimento dell’agognata promozione in A. Il livello più alto del campionato rispetto al precedente e le lacune della squadra mostrano quanto la stessa vada puntellata da nuovi acquisti prima che il calciomercato chiuda la sua sessione estiva: le cose cambiano e non potrebbe essere diversamente.

Come il Bologna ieri efficace ma non certo irresistibile come quello del 98/99, quello annoverato tra le temibili e temutissime “sette sorelle” ora invece con altri obiettivi meno ambiziosi.

Come quella Salernitana giovane e talentuosa che conquistò il campionato del 97/98 primeggiando nel campionato cadetto. Era un calcio diverso, era un’altra Serie A. Soprattutto ciò che manca è l’entusiasmo di quell’estate del ’98, due fattori hanno irrimediabilmente minato tutto ciò: la situazione societaria e la pandemia in corso.

La prima racconta un’anomalia che non abbia trovato soluzione definitiva: il mancato passaggio ad una nuova società rispetto a quella precedente rea d’aver convissuto con l’ambiguità della multiproprietà. La costituzione di un trust nella figura del Generale Marchetti come amministratore unico per traghettare le redini della compagine granata verso una nuova società: con la speranza che il tutto avvenga con una rottura totale rispetto al passato. Dirigenziale innanzitutto.

Una spada di Damocle che abbia sicuramente pesato sugli andamenti del mercato, partito con maggiore ritardo rispetto a ciò che potesse essere.

In questi avvenimenti che cambiano le nostre aspettative c’è qualcosa che rimane fortunatamente e quello non è banale e scontato: lo si è intravisto sabato mattina alla stazione di Salerno: un’istantanea di quel legame saldo e compatto tra la tifoseria che ha salutato con cori e bandiere la squadra in partenza per Bologna.

Il viaggio di questa stagione calcistica appena iniziato nel cuore dell’Emilia, non sarà facile: sarà lungo, tortuoso, pieno di insidie e con nubi da dissipare all’orizzonte soprattutto sul futuro societario.

Una squadra coesa seppur ancora da completare è uno dei punti cardini per affrontare questo viaggio. La prossima tappa sarà in casa contro la Roma. Macte animo ora più che mai.

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