Amazon, primo sciopero dei dimenticati del lavoro: “Non comprate per 24 ore”

Coniugare lo sviluppo con i diritti di chi lavora, rivendicando un normale sistema di relazioni sindacali per migliorare le condizioni di lavoro per gli addetti diretti ai magazzini e per i corrieri che consegnano i pacchi nelle nostre case, i cosiddetti driver. E così per la prima volta scioperano i lavoratori di Amazon, bloccando l’intera filiera, dai driver agli addetti degli hub. “Non comprate per 24 ore”, è l’appello ai clienti. Lo stop è stato deciso dai sindacati a causa dell’interruzione della trattativa con il colosso del commercio online. Sul tavolo di discussione ci sono la verifica dei carichi e dei ritmi di lavoro imposti, la verifica e la contrattazione dei turni di lavoro, la riduzione dell’orario di lavoro dei driver, gli aumenti retributivi, la clausola sociale e la continuità occupazionale per tutti in caso di cambio appalto o cambio fornitore, la stabilizzazione dei tempi determinati e dei lavoratori somministrati ed il rispetto delle normative sulla salute e la sicurezza, l’indennità Covid. Nella giornata non saranno consegnati i pacchi ordinati. L’azienda ha inviato una lettera ai clienti, spiegando come l’impegno verso dipendenti e fornitori sia una priorità assoluta ma anche sottolineando anche come lo scorso anno in due momenti diversi l’azienda ha erogato un bonus a titolo di riconoscimento e ringraziamento ai dipendenti del settore logistico e ai dipendenti dei fornitori terzi per il lavoro eccezionale svolto durante l’emergenza sanitaria. Ma sul braccio di ferro tra Amazon e i suoi dipendenti potrebbero incidere proprio i consumatori: lo sciopero dei consumi lanciato oggi mira a un calo drastico delle vendite, un segnale fortissimo per i vertici.

Per lavoratori e sindacati rimane di grande importanza che Amazon incrementi le proprie attività in Italia, ma non è sufficiente offrire occasioni di lavoro. “Abbiamo ancora problemi insostenibili di carichi, di tempi, di eccessiva precarietà lavorativa – spiegano – In un’azienda con quel tipo di fatturato è giusto costruire un sistema di relazioni che riconosca ai lavoratori un premio di risultato e condizioni contrattate. Ossia relazioni sindacali stabili”. Non è facile chiedere ai lavoratori di scioperare: carenza di lavoro e ricattabilità degli addetti sono piaghe difficili da estirpare. Alla fine, però, ha prevalso l’unica strada possibile per affermare il diritto a un lavoro di qualità.

E le segreterie di Cgil, Filt-Cgil e Nidil Cgil Napoli e Campania, oggi hanno partecipato al presidio davanti ai cancelli dello stabilimento Amazon di Arzano, in provincia di Napoli. Qui lavorano almeno 500 persone, tra diretti ed indiretti, con contratti che durano al massimo tre mesi. Una situazione ai limiti dello sfruttamento che le organizzazioni sindacali hanno denunciato con il presidio di oggi, chiedendo tavoli di contrattazione dove parlare dei ritmi di lavoro, di turni e di diritti. “Chiediamo solidarietà per i driver che lavorano per oltre 10 ore giornaliere e che se cambiano azienda rischiano di non venire riconfermati. Chiediamo che questi lavoratori, indispensabili durante il lockdown e ancora oggi, siano considerati persone e non merce. – scrivono i sindacati – In un momento così difficile tali proposte attirano, sembrano positive e facilmente perseguibili. Non è possibile però, accettare che la logica del profitto prevalga sui diritti dei lavoratori, spesso precari, sfruttati al massimo, con diversi livelli di retribuzione e garanzie nella filiera, vessati qualora si iscrivono al sindacato. É ora che i lavoratori facciano sentire la propria voce“.

 

Riproduzione riservata ©