L’autonomia differenziata rischia di impantanarsi per effetto di una duplice stroncatura proveniente dalle due forze politiche a vocazione maggioritaria che contendono la scena alla Lega. Pd e M5S si schierano contro la riforma spinta dai governatori settentrionali. “Secondo il dettato costituzionale le proposte di autonomia avanzate da Veneto, Lombardi ed Emilia-Romagna sono impraticabili,” ha dichiarato la ministra per il Sud Barbara Lezzi, nel corso di un intervento alla prefettura di Napoli. “Non si può tornare alle gabbie salariali – ha aggiunto la Lezzi – noi il paese indietro di 50 anni non ce lo portiamo. Non ho pregiudizi nei confronti di chi ha richiesto l’autonomia, ma mi interessa come si fa. Fontana e Zaia mi attaccano ogni giorno ma non mi spaventano”. Sulla stessa lunghezza d’onda viaggiano le dichiarazioni del governatore della Campania Vincenzo De Luca. Dopo aver lanciato l’autonomia “soft” e aver raggiunto un’intesa col governo sul regionalismo, proposta ben diversa da quella avanzata dai colleghi di Veneto e Lombardia, l’ex sindaco di Salerno si rivela estremamente critico nei confronti del provvedimento, tanto da alludere a un “blocco del Nord da cui dobbiamo difenderci”. “Ci saranno passaggi parlamentari, si definirà un testo base che sarà inviato alle camere. Un testo emendabile ed è lì che bisogna fare battaglia: mi auguro che almeno i gruppi parlamentari del Sud sappiano essere uniti a difesa degli interessi delle nostre comunità, oppure ci faremo male come Italia, perché andremo verso una spaccatura del pese, e doppiamente come Sud. Bisognerà combattere. Per difenderci dobbiamo essere uniti”. Un asse inedito che si prepara a scompaginare i piani della Lega. Uno schema che più volte si è riproposto in parlamento negli ultimi tempi, quasi una convergenza spontanea per arginare le mire di Salvini. Qualcuno sostiene si tratti di una prima, ma ancora inconsapevole, prova d’alleanza.