I medici di medicina generale vengono chiamati ad eseguire i tamponi antigenici rapidi e si sbloccano i fondi destinati all’acquisto di apparecchiature diagnostiche per gli studi di medicina generale. “Ringrazio i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta che hanno sottoscritto oggi, con senso di responsabilità, il nuovo accordo collettivo nazionale. – ha dichiarato il ministro della Salute Roberto Speranza – È molto importante l’impegno a fare tamponi rapidi antigenici, negli studi o in altri spazi adeguati e l’utilizzo di nuove attrezzature per la diagnostica di primo livello. Le cure primarie sono un pezzo essenziale del Servizio Sanitario Nazionale. È necessario continuare ad investire nella prossimità come chiave di una nuova idea di salute”.
Grazie all’accordo quadro raggiunto con il Governo, i medici di medicina generale saranno dotati di tutti i dispositivi di protezione individuale necessari e saranno tenuti ad effettuare i tamponi antigenici solo a fronte di queste forniture. “In un momento drammatico come quello attuale la medicina generale non poteva, e non ha mai pensato, di tirarsi indietro. Abbiamo però preteso che i medici non siano mandati a combattere a mani nude, come purtroppo è accaduto nei mesi scorsi”. Silvestro Scotti, segretario generale FIMMG, commenta così l’accordo quadro raggiunto con il Governo per definire un ruolo ancor più centrale della medicina di famiglia nella lotta al Coronavirus.
I tamponi antigenici saranno somministrati ai contatti stretti asintomatici, individuati dal medico di medicina generale oppure individuati e segnalati dal Dipartimento di Prevenzione. E sarà sempre il medico a decidere se effettuare il tampone antigenico a pazienti per i quali si sospetta un contagio. I tamponi antigenici saranno utili anche per i contatti stretti asintomatici allo scadere dei 10 giorni di isolamento, identificati in base a una lista trasmessa dal Dipartimento di Sanità Pubblica/Igiene e Prevenzione.
L’accordo, che per evitare diseguaglianze per i cittadini non prevede volontarietà, stanzia per i medici le risorse necessarie ad assorbire la complessità organizzativa, necessaria premessa alle risorse che servono per il personale di studio. “Sarà fondamentale – ammonisce Scotti – che le regioni si muovano rapidamente per declinare su base territoriale quanto previsto dall’accordo quadro, contemplando oltre alla fornitura di dispositivi di protezione individuale anche le fragilità di ciascun medico. Anche su questo aspetto, infatti, abbiamo preteso la massima attenzione. L’auspicio è che questo sia un primo passo verso la creazione di una medicina di famiglia sostenuta dall’apporto di strumentazioni e personale, recuperando subito negli AIR i dieci milioni di euro per il personale ancora fermi del decreto cosiddetto Rilancio, così che si possa arrivare a rafforzare in tempi rapidi la rete territoriale troppo a lungo trascurata”.