La cultura è davvero un perno centrale nelle nostre giornate? È realmente così sentita durante l’isolamento forzato? O già prima era in totale crisi?
In un mondo pieno di continue distrazioni: video-chiamate, WhatsApp, Instagram, social vari e chi più ne ha più ne metta, riusciamo ad approcciarci alla formazione culturale, in modo efficace?
In un periodo storico che procede sulla base di continue intermittenze, comunichiamo davvero, cresciamo e impariamo, o semplicemente ci distraiamo?
In un momento del genere, ascoltiamo noi stessi e “l’altro” o siamo in preda alla solita socialità en passant?
Queste sono le domande che mi sono posta durante i rintocchi della quarantena, tra una parentesi e un’altra, tra una video ricetta e una lezione di pilates, tra l’Inno d’Italia al balcone e Sogna ragazzo, sogna di Roberto Vecchioni a tutto volume.
Il caro Faber parlava di “Elogio alla solitudine” come necessaria forma di successiva cooperazione con il circostante o tutto l’universo, insomma; così come De André, anche io credo che ci sia bisogno di un “viaggio solitario” fatto di trame individuali che poi si vadano ad unire nell’oceano della collettività artistica e umana. Del resto, leggere un buon libro, ascoltare dell’ottima musica, guardare un buon film, scattare fotografie, sono la sintesi di uno sguardo singolo che si slega da sé per guardare simultaneamente verso “l’altro”.
Curiosa di questi meccanismi, ho cercato di avere un confronto con chi di cultura vive, con chi – per dirla di nuovo, alla De André – “viaggia in direzione ostinata e contraria”, nonostante spesso si sostenga che di sola cultura non si viva. Imbattendomi nella fattispecie culturale ai tempi del Coronavirus, ho parlato con chi già da tempo vive dalla parte dei sogni, o meglio dalla parte – lasciatemelo dire – meno feconda economicamente parlando, della società, ossia dalla parte della cultura, non pavida maestra di fantasia, così primordiale, così necessaria, così abbandonata, perché considerata molto spesso un plus.
Di arte e cultura se ne occupa da molto tempo, il fotoreporter (quindi libero professionista) e musicista, Carlo Giacomazza che nel mese di marzo non ha più lavori assegnati: eventi sportivi, concerti e serate musicali, tutte rinviate a data da destinarsi. Da possessore di Partita Iva, e quindi in diritto di Cassa Integrazione – così come previsto da decreto “Cura Italia” – Carlo con l’amico e collega Fabio Altobello, ha deciso di prenderla con filosofia lanciando questo scatto dal titolo: “GRANCassaIntegrato”.
Giacomazza è anche direttore del blog “DLM magazine Italy” che racconta lo stile audace, spontaneo e caratterizzante di una donna che ama portare la cravatta; una donna che però, riesce a non perdere mai di vista la propria femminilità, la propria animosità, il proprio acume durante le scelte di vita. Carlo, ci ha raccontato la sua esperienza a 360° che rappresenta appieno il mix artistico-culturale.
“Il danno causato al blog, durante il coronavirus, è più che altro sentito molto dalle modelle o meglio dalle brand ambassador, che rappresentano molti marchi che realizzano soprattutto accessori, molti dei quali provenienti anche dalla Spagna, da Londra, e dall’Australia – racconta Carlo -Il blog, però, tiene molto a cuore la storia dei marchi salernitani e della provincia: bretelle, papillon, cravatte e accessori di questo genere. In vista di quanto detto, ogni anno abbiamo la fortuna di portare i nostri lavori al “Pitti Immagine” di Firenze e per noi come per tanti altri, questo sarà un anno davvero difficile. Nonostante ciò, teniamo duro e continuiamo a valorizzare il nostro lavoro anche dalle quattro mura domestiche, cercando come possiamo di fronteggiare la situazione”.
Chi invece, vive di teatro, passioni folgoranti e di studi accademici ben definiti, è l’attore salernitano Andrea Palladino che di recente è stato anche protagonista de “La mascherata della morte” di Edgar Allan Poe.
“La situazione è molto tesa, lo è adesso, perché tutti gli operatori del settore artistico hanno perso il lavoro. Molti attori e registi hanno lavorato a lungo ad un progetto per poi non poterlo presentare più e di conseguenza senza essere pagati. La cosa si protrarrà probabilmente anche dopo, perché il nostro è già un mercato in crisi di suo, da anni, ormai. Forse potrà ripartire a fatica e presumibilmente con 4 spicci dati in aiuto“. Queste le parole di Palladino che continua: “Ciò vorrà dire: la fine di molte piccole realtà; la bancarotta di molte famiglie legate a questo mestiere. Per quanto riguarda me, stavo lavorando al “Giulio Cesare” e come tutti e tutto, anche io mi sono fermato per lasciare anticipatamente – e molti giorni fa – Napoli, per tornare a Salerno dalla mia famiglia. Ci siamo lasciati con i colleghi di “Galleria Toledo” promettendoci di presentare il lavoro per il 16 aprile (rimandando di giusto un mese). Purtroppo sono convinto, che tutte le attività culturali in genere, rimarranno ferme molto di più. Lo Stato deve venirci incontro, perché la cultura ha sì un costo, ma l’ignoranza fa spendere molto di più”.
Altrettanto profonde e significative, sono state le parole di Diego Guida, Ceo della “Guida Editori” con sede a Napoli, nonché presidente nazionale 2019-2021 del gruppo “Piccoli Editori dell’AIE” (Associazione Italiana Editori).
“La cultura è il settore che sta soffrendo di più con la chiusura delle librerie, dei musei, delle biblioteche e di tutti i luoghi di aggregazione culturale – dice Diego –Siamo arrivati ormai ad un’abbondante 60% in meno del fatturato rispetto allo scorso anno. Durante lo stesso periodo del 2019, riuscivamo a curare fiere, saloni, festival o vari momenti comuni, in cui tutti potevano incontrarsi e discutere di un libro. Noi editori non ci fermiamo! Non si ferma “Guida editori” e ovviamente non si ferma tutta l’attività editoriale dei grandi e dei piccoli editori che io rappresento in tutta l’Italia. Lo dico con grande veemenza e passionalità: abbiamo trasferito gran parte del nostro processo aziendale a casa, attraverso il telelavoro che soffre l’assenza fisica dei redattori in casa editrice. Certamente non basterà questa attività di produzione, se non abbiamo la possibilità di commercializzare i libri che realizziamo”.
E Guida aggiunge ancora: “Guida editori non si è fermata. Sta rilanciando i titoli più interessanti online e sui social per ricordare che bisogna approfittare di questa quarantenne forzata per rileggere un buon libro. Per trovare la capacità di allargare il proprio confine, i cittadini devono uscire fuori di casa con la fantasia e di conseguenza con una buona lettura”.
Francesco Saggese, invece, è un giovanissimo editore salernitano di soli 28 anni. Annoverato tra gli editori più giovani d’Italia, è presente sul territorio dal 17 novembre 2019. Visti i tempi e al di là del Coronavirus, la sua scelta imprenditoriale è estremamente eroica, sia perché il giovane Saggese ha deciso di investire al Sud – fattispecie culturale ormai già in ginocchio da tempo – e sia perché la sua mission editoriale non è stata ereditata. Suo fratello, ad esempio, è un ricercatore che attualmente risiede a Los Angeles e che da tempo studia il modo per debellare i tumori. Questo aspetto lo porta a vivere giorni di turbamento a causa della distanza, ma al tempo stesso lo induce a credere che qualcosa di buono potrà di nuovo accadere, anche grazie alla ricerca.
“Il mio motto è perseverare anche in un momento drammatico come questo. Ho sempre creduto nel potere della dedizione e della volontà – racconta Francesco -Per questo motivo, dopo una laurea in Scienze della Comunicazione, ho deciso di dare il via a “Saggese Editore”, una giovanissima realtà editoriale che permette agli autori di pubblicare gratuitamente titoli e che attualmente vanta 18 collaboratori e che spero un giorno potrà espandersi. Noi lavoriamo molto a contatto con il pubblico, ma attualmente come tutti, stiamo cercando di procedere in smart working. La produzione, infatti, non rallenta e insieme agli editor stiamo pianificando il nostro lavoro al meglio anche dal punto di vista organizzativo. Abbiamo in programma, appena si placherà la pandemia del Coronavirus, tre pubblicazioni: due rivolte alla collana nazionale e una legata, invece, alla collana letteraria e che riguarda la “storia salernitana”. Purtroppo, tutto ciò che è interconnesso alla filiera editoriale, attualmente è bloccato. Basti pensare alla sospensione del “Salone del libro” di Torino che forse verrà slittato a dopo l’estate”. Ha affermato Saggese che continua: “Noi di sicuro non molliamo, perché il nostro più grande sogno è quello di realizzare i sogni di molte persone. Ho sempre creduto che nel cassetto tutti abbiano un libro da scrivere e da pubblicare. Il virus non distruggerà i nostri desideri, perché un sogno spezzato è più crudele di un viaggio che non è mai iniziato”.