Già resa realtà a Milano e a Roma, l’idea di riqualificare i luoghi storico-culturali abbandonati approda anche a Salerno. L’obiettivo è quello di valorizzare i patrimoni già esistenti per far comprendere appieno ai cittadini la ricchezza infinita che possediamo e preservarla attraverso la valorizzazione di essa. Il progetto di ricerca prende il nome di “Horizon 2020 CLIC” (Circular models Leveraging Investments in Cultural heritage adaptive reuse) ed è finanziato dalla Commissione Europea e ha come obiettivo principale quello di incentivare nuovi modelli di business, finanziamento e governance allo scopo di riutilizzare il nostro patrimonio culturale nel quadro di un’economia circolare. È di primaria importanza ribaltare la prospettiva di tutti quei luoghi culturali concepiti come “rifiuti” da cestinare o da inserire nel dimenticatoio.
Il progetto, nello specifico, è coordinato dal “CNR IRISS” e coinvolge ben 15 partner europei, tra cui 4 aree pilota di sperimentazione: Croazia, Svezia, Olanda e l’Italia, proprio con la città di Salerno.
La mission principale del progetto “CLIC” punta non solo a valorizzare il patrimonio in disuso, ma soprattutto si incentra sul valore della comunità, l’unica capace di trasmettere alle generazioni future l’eredità culturale-artistico di cui disponiamo. Da qui ne deriva il concetto più profondo di “Heritage Community” che va a sottolineare la grandezza della “Comunità di patrimonio”, inteso proprio come bene comune; ossia come bene appartenente a tutti e che come tale necessita di cura da parte della collettività in questione. In tale modo si promuove, tra l’altro, anche l’economia circolare, intesa come sviluppo sostenibile e inclusivo.
Nella nostra amata città, nell’ambito delle Luci d’artista 2019/20120 di cui abbiamo parlato in un articolo di qualche settimana fa, confrontandoci sia con una categoria di commercianti che con una platea rigogliosa di cittadini, ha avuto luogo nei primissimi giorni di gennaio l’iniziativa di un percorso guidato per riscoprire quei posti abbandonati dalla narrazione culturale locale e di cui spesso non conosciamo nemmeno l’esistenza. Se ci soffermiamo sulle opinioni dei cittadini, molti di loro sono rimasti affascinati dall’idea di confrontarsi sul fenomeno-luci d’artista e di proporre alternative valide a questo.
Il progetto “CLIC” – coordinato dal prof. Luigi Fusco Girard e Antonia Gravagnuolo, ricercatrice del “CNR IRISS”- è riuscito a mappare il patrimonio culturale di Salerno in stato di riuso, abbandono e sottoutilizzo e a sondare le richieste della cittadinanza, attraverso svariati questionari e tavoli di lavoro. Nello specifico caso locale, i beni mappati dal progetto sono risultati 49, di cui 21 in stato di abbandono, 17 classificati come sottoutilizzati e 11 già rifunzionalizzati e in uso.
L’iniziativa, in generale, prevede la riscoperta di alcuni luoghi storico-culturali di Salerno attraverso un itinerario pedonale del quale si illustrano la storia, il percorso dell’abbandono o del riuso e gli eventuali progetti per usi futuri.
Durante il periodo natalizio, “Horizon 2020 CLIC” (www.clicproject.eu) ha organizzato a Salerno un evento, dal titolo “RE.LIGHT | PATRIMONIO CULTURALE IN LUCE” che ha previsto una “HERITAGE WALK”, ossia una visita guidata alternativa nell’ambito di Luci d’Artista 2019/2020. L’evento è stato inserito nel Piano di Azione Locale, più precisamente nell’azione specifica “Percorsi di visita dei beni non valorizzati e in abbandono – Luci d’Artista 2019-2020” in collaborazione con il Comune di Salerno (partner di progetto) e alcune associazioni attive sul territorio. Elemento chiave della passeggiata gratuita – sin da subito in sold-out – è stato quello di “portare alla luce” le esperienze di riuso che hanno promosso lo sviluppo e la rigenerazione urbana “culture-led”.
L’evento si è tenuto con il supporto dell’associazione “Erchemperto” e con la collaborazione della startup “Tripmetoo”, associazione “Il Centro Storico”, collettivo “BLAM”, “Club di Territorio Salerno”, “Pro Loco Salerno Città Visibile”, “Ostello Ave Gratia Plena Stargate srl”, associazione “ARCAN” e “Gruppo Archeologico Salernitano”. La visita è stata accompagnata dalla traduzione “LIS”, offerta dall’ “Ente Nazionale Sordi” e con la collaborazione di “TripMeToo”.
- Chiesa Annunziata e Santa Trofimena
La Chiesa dell’Annunziata nasce nel XV secolo in funzione del complesso ospedaliero “San Giovanni dell’Ordine Gerosolimitano”. Nel corso della storia è stata riedificata, divenendo anche ricovero per le donne bisognose. È stata soggetto di molte avversità, causate ad esempio dall’alluvione del 1954, fautrice di numerosi morti. L’incendio del 2008 ha sollecitato un nuovo intervento che ha coinvolto tutti i corpi della chiesa. La proprietà attualmente è del Comune di Salerno. La Chiesa di Santa Trofimena, invece, è stata edificata in età longobarda per accogliere le reliquie di Santa Trofimena. Attualmente è di proprietà della Curia e viene aperta e utilizzata solo raramente.
- Giardino della Minerva
Il Giardino della Minerva è il primo giardino botanico in Europa per quanto riguarda la coltivazione di piante ad uso terapeutico. Il giardino è diviso in cinque ambienti che si articolano intorno ad uno spazio chiamato “Giardino d’Inverno”. La scala che collega i diversi livelli è stata costruita su mura medievali. Il Giardino della Minerva ha ricevuto svariati riconoscimenti internazionali e si candida come prossima “European Cultural Route” del Consiglio d’Europa.
- Santa Maria de Alimundo
La Chiesa di Santa Maria de Alimundo è un’antica chiesa di Salerno, situata nel quartiere del “Planum Montis”, lungo la salita Intendenza Vecchia. Il nome “de alimundo” deriva dal volgare “a lu monte“, ossia “al monte”. A causa della mancata cura e manutenzione, l’originario stile Romanico fu trasformato nel ‘700 in stile barocco, per quanto riguarda i suoi interni. Negli ultimi due secoli, successivamente alla soppressione di usi religiosi, ha visto funzioni di carattere pubblico e privato. L’edificio attualmente è in abbandono.
- Chiesa di San Sebastiano del Monte dei Morti
La Chiesa di San Sebastiano del Monte dei Morti, nota anche come Chiesa dei “Morticelli”, è stata costruita nel 1530 su progetto dell’architetto Antonio da Ogliara ed è testimone dell’architettura cinquecentesca sita in Largo Plebiscito. Il collettivo “Blam”, operativo a Salerno dal 2018 con il progetto “SSMOLL” (San Sebastiano del Monte dei Morti Living Lab), è stato promotore di un processo di ricerca-azione iniziato a marzo 2018 e che si interroga sul possibile riuso dell’ex chiesa nota come dei “Morticelli”, in dismissione dal terremoto del 1980 e chiusa per oltre trent’anni. Dopo 9 mesi di lavoro, grazie ad un accordo scientifico stipulato con il “DiARC” – Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II – di cui è responsabile scientifico la Prof.ssa Maria Cerreta- e il Comune di Salerno, l’8 Dicembre 2018, è tornata in vita la chiesa abbandonata, sita in Largo Plebiscito. Attraverso un lavoro sul territorio di “Blam” ha fatto sì che venisse attivato un vero e proprio laboratorio urbano creativo, costruendo un network sinergico di differenti stakeholder, costituito da artisti, associazioni del territorio, cittadini e commercianti che nel primo anno di attività, ha costruito una vera e propria comunità patrimoniale riconosciuto come Bene Comune. Attraverso un percorso partecipato, fondato sulla co-progettazione, “Blam” ha realizzato oltre trenta eventi, sperimentando molteplici riusi del Patrimonio stesso grazie ad una comunità sempre più attiva, partecipe e protagonista del processo di rigenerazione in atto.
Il percorso completamente autofinanziato, dopo il primo anno di attività ha attratto sul territorio 34.000€ di finanziamenti, provenienti da fondazioni, vincita di bandi e libere donazioni, riuscendo a trasformare i valori intangibili e non economici di questo processo community-drive, in valori economici con una rilevante caduta sul contesto. La ex Chiesa dei Morticelli, inoltre, sta diventando il centro di una rete di ex chiese della città che “Blam” sta provando a tessere all’interno di un distretto culturale, con l’obiettivo di estendere il modello generato ad altri luoghi della città e al centro storico alto di Salerno.
Anche l’ex Chiesa dei Morticelli è stata inserita nel PICS (Programma Integrato Città Sostenibile) che ha previsto un intervento di recupero di circa 230.000 €, che permetterà nel periodo 2020-2022 di migliorare le condizioni di degrado dell’edificio e quindi il restauro dello stesso.
- Santa Maria de Lama
La chiesa di S. Maria della Lama si trova nel centro storico della città. Chiamata così perché è situata nelle vicinanze del torrente Lama che ancora oggi scorre sotto il livello stradale. Tra le le chiese più antiche della città, è stata edificata intorno all’anno 1000 sui resti di un edificio romano del II d.C. e conserva le uniche testimonianze pittoriche longobarde in Salerno. Essa si articola su due livelli ed attualmente è gestita dal “Touring Club Salerno”, che organizza eventi culturali e visite guidate. Dopo un periodo di chiusura e di conseguente abbandono anche dello spazio circostante, dall’ottobre 2015, la chiesa è regolarmente aperta alla fruizione pubblica il sabato e la domenica mattina, grazie ai volontari “TCI” che assicurano la custodia del sito.
- Ave Gratia Plena
Dal 1650 il Conservatorio “Ave Gratia Plena” aveva assunto le vesti di un convento per fanciulle povere. L’edificio è a corte rettangolare, disposto su 5 livelli, conserva nell’atrio d’ingresso, tracce d’affreschi altomedioevali, databili all’XI secolo. Attualmente in riuso come Ostello per la Gioventù, conta circa 20.000 presenze annue. La stessa struttura, anni addietro fungeva da casa di riposo per anziani ed aveva ospitato alcuni spazi dell’allora A.S.L.
- Il Complesso Monumentale di San Pietro a Corte
Il Complesso Monumentale di San Pietro a Corte è un importante palinsesto archeologico-architettonico situato nel cuore del centro storico di Salerno. Il Complesso è costituito da una “curtis longobarda” e una cappella palatina, fondata dal principe Arechi II nell’VIII secolo d.C. Fino agli anni ottanta del secolo scorso, il palazzo è stato occupato abusivamente da privati, ma per fortuna le sue sorti sono mutate solo a seguito del terremoto del novembre 1980. Da quel momento in poi, hanno avuto luogo i primi lavori di scavo grazie all’ausilio della “Soprintendenza dei Beni Culturali”, completati successivamente dall’Università degli Studi di Salerno. Da quel momento a seguire, il “Gruppo Archeologico Salernitano”, a fronte di convenzioni stipulate con il “MIBACT” e con la “Confraternita di Santo Stefano” ha avuto, a tempi alterni, in gestione l’intero Complesso Monumentale. Nel corso di questi anni, il sito è diventato, insieme alla Cattedrale, la maggiore attrattiva turistica della Città, ottenendo fino a 1.500 presenze in un solo giorno.
- Palazzo Fruscione
La sua struttura conserva in maniera evidente i resti del nucleo normanno. Nel XIII secolo fu soggetto a numerosi lavori di ristrutturazione che riguardarono anche il riassetto della strada adiacente. A quel periodo risalgono, probabilmente anche i tre portali sul vicolo dei Barbuti. Gli ambienti su vicolo Adelberga, invece, furono realizzati verso la fine del XIII secolo mentre il secondo piano verso l’inizio del XIV secolo. Il pian terreno nel XVII secolo fu adibito a stalla, funzione che indica come l’edificio fosse utilizzato all’epoca come Casa di Alloggiamento. Durante i lavori di restauro degli anni ’10 del XXI secolo, sono state rinvenute tracce di muratura che rinviano ad un complesso termale d’epoca imperiale, oltre che a dei mosaici e a degli affreschi del II secolo. Il Palazzo è attualmente una proprietà del Comune di Salerno, che ha già realizzato in passato, interventi di recupero e rifunzionalizzazione. Il Palazzo Fruscione è stato inserito nel PICS (Programma Integrato Città Sostenibile) con un finanziamento di 150.000 € per il completamento dell’allestimento degli spazi museali, da realizzare nel 2020-2021.