Un copione rispettato senza sbavature, un ricorso al tema che probabilmente non stupisce, non crea clamore. Dopo due anni in cui il fenomeno migratorio è rimasto oscurato, e dopo che pandemia e guerra hanno completamente sovrastato ogni altra questione, con la campagna elettorale, e in un quadro di pura e meschina speculazione, torna prepotentemente il frastuono di quel rosario di promesse securitarie cavallo di battaglia di un Matteo Salvini alla ricerca della stella perduta. Quella di sceriffo dei mari.
La Lega, secondo i sondaggi, patisce un distacco di oltre dieci punti da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, con Salvini che sembra ormai rassegnato a riappropriarsi del ruolo di inquilino del Viminale nel futuro governo delle destre. Meloni, Salvini e Berlusconi parlano già da vincitori, seppur in disaccordo, si spartiscono poltrone virtuali, esercitano il potere nella sua accezione più utilitaristica. E’ sull’immigrazione che il capo del carroccio intende puntare per lucrare consensi. I leghisti chiedono, in caso di vittoria, che già nel primo consiglio dei ministri si proceda all’approvazione dei decreti Salvini su sicurezza e immigrazione, gli stessi che sono stati dichiarati inapplicabili dal giudice del caso Rackete, perché il dovere di salvare i naufraghi conta più della norma. Lo stesso disegno che prevedeva l’assunzione di 7mila agenti in 5 anni, con un saldo che si è rivelato negativo per effetto dei pensionamenti.
Sarà una campagna dai toni accesi, intrisa di propaganda e di messaggi irricevibili per le coscienze. Tolleranza zero, difesa dei sacri confini, porti chiusi, stop ai permessi umanitari. Con il leader balneare pronto ad animare la sua campagna balneare a suon di comparsate in quel di Lampedusa e in altri punti sensibili.
Con la sponda amica dei russi, con cui la Lega ha continuato a intrattenere buoni rapporti nonostante il Paese con Draghi si sia posizionato in maniera energica tra le fila atlantiste. E’ infatti dai porti libici controllati dalla brigata filorussa Wagner che sta partendo un numero anomalo di migranti verso le nostre coste. Salpano da due zone considerate dormienti, in prossimità del confine con l’Egitto, dalla Cirenaica. Le coste della Libia, pattugliate dalla guardia costiera locale, finanziata anche dall’Italia, sono praticamente blindate e i flussi in aumento proprio da quella zona lasciano presagire la volontà da parte del Cremlino di condizionare la campagna elettorale italiana fornendo un assist a chi impropriamente parla di invasione. Un “cannone puntato sulla nostra campagna elettorale”: è quanto espresso da fonti dei nostri servizi di intelligence, interpellati dal quotidiano “La Repubblica”.
Pescherecci carichi di vite ammassate, oltre cinquecento alla volta. La disperazione di chi fugge da disgrazie ben peggiori di una traversata pericolosissima e in molti casi fatale. Arrivano in condizioni critiche. La Guardia Costiera Italiana ha soccorso proprio l’altro giorno 674 profughi a bordo di un’unica imbarcazione a 124 miglia dalla costa calabra, raccogliendo i corpi senza vita di 5 persone, morte di stenti e di sete. A complicare il quadro, le condizioni disumane in cu versano gli hotspot, tra degrado, immondizia, mancanza di assistenza e sovraffollamento.
La situazione dei minori stranieri non accompagnati e dei bambini, anche piccolissimi, sbarcati a Lampedusa è particolarmente critica per le condizioni ambientali estreme e il sovraffollamento oltre a ogni limite. L’impennata di arrivi si è registrata a giugno ma è nelle ultime due settimane che si susseguono sbarchi. Minori soli, mamme e bambini hanno già affrontato grandi sofferenze e violenze nella fuga dal loro Paese, nel viaggio attraverso le frontiere, nei centri gestiti dai trafficanti e nell’attraversamento del Mediterraneo, spesso assistendo alla morte di familiari, parenti, amici o compagni di viaggio, sono in una pesante condizione di prostrazione o fragilità psicologica e devono ricevere subito assistenza e protezione adeguate. La situazione di questi giorni a Lampedusa dimostra, ancora una volta, la necessità di affrontare l’arrivo dei migranti e la gestione dell’hotspot di Lampedusa in modo strutturato e non secondo logiche emergenziali. Eccolo, lo Stato, pronto a criminalizzare un sistema virtuoso di accoglienza e integrazione perseguitando Mimmo Lucano e ad abbandonare al proprio destino migliaia di persone.
I paesi sicuri, specialmente nell’Unione Europea, che da anni finanzia la guardia costiera libica e sostiene i respingimenti forzati dei migranti in Libia, hanno il dovere di facilitare l’evacuazione e la protezione, sul proprio territorio, di queste persone vittime di violenza. E invece assistiamo a un’indegna speculazione politico mediatica, dove l’Europa liberale blinda i suoi confini per evitare tensioni sociali e ripercussioni sul consenso, e i duellanti sovranisti soffiano sulla paura agitando lo spauracchio e raccogliendo i frutti tramite un’offerta di protezione. Emblematica la situazione verificatasi in seguito allo sbarco di 387 persone tratte in salvo dalla Ocean Viking a Salerno: donne incinte, uomini e bambini hanno trovato un porto sicuro dopo giorni di attesa a bordo. Sull’approdo in porto di vite umane salvate in mare si è scatenata la destra, da Fdi alla Lega, passiva e assente quando si tratta di tutelare i territori, dormiente sulle questioni che riguardano la collettività ma pronta a cavalcare l’onda quando si tratta di speculare sulle vicende che riguardano i migranti. Tra un profluvio di accuse alla Lamorgese e un appello ben più diplomatico al governatore della Campania, il risultato è stato che lo stesso De Luca ha tentato di bloccare lo sbarco, agitando a sua volta il suo cavallo di battaglia prediletto, l’emergenza covid che gli ha garantito due anni fa la rielezione a Palazzo Santa Lucia con percentuali bulgare. La nota diffusa dal profilo social del governatore recitava “Bloccare gli sbarchi”, una posizione che denota l’atteggiamento concorrenziale sul tema da parte degli esponenti del Partito Democratico.
L’affermazione elettorale di una destra regressiva è considerata un pericolo imminente perché imminente è l’appuntamento delle urne. Ma dopo Salvini e i suoi decreti (in)sicurezza e prima di Salvini e della sua probabile collocazione agli Interni, nel silenzio dell’opinione pubblica le autorità marittime italiane molto spesso non rispondono ai May Day, ignorano le richieste di soccorso, costringono le navi delle Ong a rimanere in attesa per giorni prima di poter sbarcare i naufraghi. E’ l’effetto dell’inversione morale degli ultimi anni, la conseguenza di un processo di criminalizzazione ai danni di chi osa tendere una mano a un prossimo invisibile che rischia di annegare. Un dramma utilizzato dalla politica a proprio uso e consumo. Sulla pelle di esseri umani incolpevoli si sta consumando la più surreale, vuota e inqualificabile campagna elettorale.