“Se il virus non si ferma anche in Africa poi ce lo ritroviamo mutato in casa nostra”. Lo denunciava Gino Strada, a marzo, quattro mesi prima di lasciarci. Mentre in Europa eravamo nel pieno della terza ondata covid, con la campagna vaccinale ancora alle prime battute, il fondatore di Emergency lanciava un allarme sulle conseguenze dell’abbandono dell’Africa. Dove il virus dilagava mietendo vittime: “In Sudan hanno fatto i tamponi al personale sanitario. Su milletrecento medici ed infermieri i positivi erano il 70%. A Khartoum addirittura l′80%. L’Occidente è miope”.
In Africa, attualmente, il numero dei vaccinati stenta a racchiudersi in due cifre, e la variante Omicron proviene da un Paese in cui si conta la percentuale di vaccinati più alta: il 20%. Oltre il 70% dei Paesi africani non ha raggiunto l’obiettivo minimo che l’OMS si era prefissato: arrivare a fine settembre 2021 con il 10% della popolazione vaccinata. Il deficit di finanziamento, i sistemi sanitari deboli, la scarsa possibilità nell’approvvigionamento e l’egoismo dei Paesi più ricchi pregiudicano l’immunizzazione del continente. I dati dimostrano che l’Africa ospita il 17% della popolazione mondiale, ma finora ha avuto accesso solo al 3% delle fiale globali.
Gli equilibri geopolitici pesano indubbiamente sulla distribuzione delle dosi ma è il profitto il vero motore dell’esclusione delle zone del mondo più povere e deboli. Dove il diritto alla salute viene costantemente negato. Un’azienda privata non dovrebbe avere il potere di decidere chi ha accesso a cure o vaccini e a quale prezzo. I brevetti garantiscono alle aziende farmaceutiche il controllo monopolistico sui prodotti farmaceutici essenziali. Questo limita la loro disponibilità e aumenta il loro costo per chi ne ha bisogno.
La notizia dell’identificazione di una nuova variante del virus in Sud Africa, che preoccupa molto gli scienziati per la sua contagiosità e che i vaccini attualmente in uso potrebbero avere difficoltà a contrastare, ha gettato il mondo globale in un rinnovato stato d’incertezza. La variante è già giunta in Italia. In Campania, per la precisione. Ma, come denunciava il compianto Gino Strada, fino a quando soltanto una parte della popolazione mondiale avrà accesso al vaccino, il virus avrà la possibilità di circolare, di replicarsi velocemente e quindi di mutare. Rimane altissimo il rischio che senza un cambio radicale delle attuali politiche nei confronti dei Paesi del terzo mondo, tutti gli sforzi fatti fin qui in occidente con la campagna vaccinale potrebbero essere vani. Rendere accessibili i vaccini anche nei Paesi poveri significa proteggere la vita di centinaia di milioni di vite e nel frattempo di non vanificare gli sforzi compiuti per l’immunizzazione dei Paesi occidentali.
A marzo scorso, un’indagine congiunta Oxfam-Emergency aveva raccolto pareri autorevoli sul prosieguo della fase pandemica intervistando 77 epidemiologi da 28 paesi del mondo. La stragrande maggioranza aveva dichiarato che se non si fosse aumentata la copertura vaccinale a livello globale sarebbero potute sorgere varianti del virus resistenti al vaccino. 2/3 di loro avevano avvertito che c’era solo 1 anno a disposizione per non vanificare l’efficacia dei vaccini e contenere le mutazioni del virus. Non vi sono ancora evidenze sulla pericolosità della nuova variante Omicron né sull’efficacia dei vaccini nel contrastarla, ma è certo che l’allarme diffuso è la conseguenza di una politica miope con cui finora si è affrontato il tema dell’accesso ai vaccini nel mondo. E che ha condotto una parte del mondo al disastro sanitario.