Nel corso dell’audizione alla Commissione Bilancio della Camera nell’ambito dei lavori sul Recovery Plan, il Presidente e il Direttore SVIMEZ, Adriano Giannola e Luca Bianchi, hanno presentato una nota nella quale sono identificate due chiare priorità, già indicate e discusse nel Rapporto 2020: riavviare un percorso sostenibile di riequilibrio nell’accesso ai diritti di cittadinanza su tutto il territorio nazionale; definire un disegno unitario di politiche nazionali declinate territorialmente per valorizzare la prospettiva green e la strategia Euro-mediterranea.
La SVIMEZ riconosce i miglioramenti introdotti nella nuova proposta di PNRR rispetto alla versione circolata a inizio dicembre 2020. La prima bozza era complessivamente insoddisfacente, troppo sbilanciata sugli incentivi che pesavano per oltre il 40%, e priva di una chiara priorità per gli investimenti volti a ridurre il divario nell’offerta di servizi (istruzione, sanità, mobilità) tra le diverse aree del Paese. Manca tuttavia ancora una maturazione piena della visione del contributo che il Mezzogiorno può dare alla ricostruzione del Paese.
L’inserimento della leva nazionale della politica di coesione all’interno del PNRR richiederà, secondo la SVIMEZ, grande chiarezza nella definizione dei profili temporali di reintegro delle risorse del FSC anticipate nel PNRR. Ove ciò non dovesse accadere il FSC finirebbe per svolgere un ruolo sostitutivo, venendo meno al principio dell’aggiuntività e contraddicendo la finalità della coesione territoriale che è uno dei pilastri del Next Generation EU.
La simulazione dell’impatto degli investimenti realizzati con questi finanziamenti europei, fatta ricorrendo al modello econometrico NMODS della SVIMEZ, prevede due scenari. Nel primo. sulla base del trend storico più recente pari a una quota di circa il 24% destinata al Mezzogiorno (quota di risorse ordinarie in conto capitale mediamente spese al Sud tra il 2014 e il 2019). Nel secondo, invece, si assume una destinazione al Mezzogiorno, secondo SVIMEZ coerente con le finalità definite a livello europeo, del 50% dei fondi di Next Generation EU destinati ad investimenti. Nel primo scenario, l’effetto aggiuntivo complessivo sulla crescita italiana è stimato in circa 7 punti percentuali (8,1 nel Mezzogiorno). L’impatto in termini di occupazione aggiuntiva sarebbe invece pari a circa 1 milione di unità, 600 mila nel Centro-Nord e 400 mila nel Mezzogiorno. In base al secondo scenario, la distribuzione territoriale delle risorse prevista più favorevole al Mezzogiorno, e più coerente con l’obiettivo europeo della coesione territoriale, non solo avrebbe l’effetto di incrementare significativamente la crescita del PIL meridionale, dall’8,1 all’11,6% (e di attivare un ulteriore incremento di circa 100 mila posti di lavoro) ma determinerebbe anche una maggiore crescita complessiva dell’economia nazionale di circa un punto percentuale.