241 mila domande pervenute. È questo il bilancio record del reddito di cittadinanza in Campania, media ampiamente superiore rispetto al resto d’Italia, soprattutto se rapportata alle realtà produttive del nord. Documentato dal resoconto Inps di fine luglio, i dati confermano il trend degli ultimi tre mesi, in una prospettiva di crescita legata al termine dell’erogazione dell’altro sussidio, il Rei. Del blocco campano, Napoli e Caserta costituiscono le province in cui si è registrato il più alto numero di richieste presentate (Napoli e provincia 100.416), seguono, più distaccate, Salerno, Avellino e Benevento. Negli ultimi giorni, però, sul primato campano grava l’incognita navigator. I destinatari del reddito attendono, ormai dallo scorso maggio, le offerte di lavoro che consentiranno loro di continuare a percepire l’assegno mensile. La Regione Campania si è rifiutata di firmare l’intesa sostenendo che i navigator, mediatori tra i destinatari del reddito e le possibili occupazioni adatte al loro profilo occupazionale, rappresentano una nuova forma di precariato, un’ennesima bomba sociale pronta a esplodere quando, il 30 aprile del 2021, scadrà il loro contratto.
Sul piano nazionale, invece, circa il 40% delle domande subisce lo stop da parte dell’istituto di previdenza, lo stesso a diffondere i dati in questione. In Italia, su 1,4 milioni di richieste presentate da marzo al 15 luglio, risultano accettate poco più di 895mila. Le restanti 505mila non accolte si suddividono in rifiuti per mancanza di requisiti (25-27% circa) e le domande sospese. Una quota consistente delle richieste congelate proviene da famiglie straniere, le più esposte a condizioni di povertà assoluta nonostante la cittadinanza italiana. I provvedimenti assunti in Parlamento e le circolari dell’Inps, prevedono regole stringenti, spesso immotivatamente. Per disincentivare i richiedenti. E così, il percorso presenta veri e propri impedimenti, quale, ad esempio, il recupero della documentazione nei paesi d’origine.