– 9 giorni. Festival della blasfemia: tra morale e moralismo

«Questo festival dovrebbe essere presente in maniera permanente, è importante che soprattutto le nuove generazioni capiscano la differenza esistente tra morale e moralismo».

Una dichiarazione che sembra necessaria e preziosa, mai come in questo momento. 

Così Annamaria Palmieri – assessore all’istruzione, cultura e turismo di Napoli – ha commentato la decisione da parte del comune partenopeo di patrocinare “Ceci n’est pas un blasphème – Il Festival delle arti per la libertà d’espressione contro la censura religiosa”. 

«Il pensiero laico che caratterizza la nostra amministrazione difende la libertà d’espressione facendone un principio morale fondamentale per la civiltà e per tutte le nostre scelte. Non c’è niente di più sbagliato del ritenere laicità e libertà d’espressione artistica come materie sanzionabili in modo moralistico», ha dichiarato l’assessore Palmieri. 

All’interno del Festival sono rappresentate tutte le arti che promuovono la libertà d’espressione, e il 17 settembre si inizia dalla presentazione della sezione espositiva. Le opere esposte e gli artisti sono accomunati da una ispirazione anticlericale e laica. Tutti denunciano il lato più oscuro, violento e pericoloso delle religioni: incoerenze, violenze, quindi il “fanatismo”.

Il progetto di allestimento delle mostre è stato curato dagli architetti Agostino Granato e Anna Sirica, e sono ordinate entro un percorso visivo che abbraccia diversi generi: subvertising, fumetto, fotografia, scultura, performance. I visitatori sono introdotti alle sale da una sezione documentaria e divulgativa, nella quale trovano posto anche omaggi di sostegno al Festival da parte di artisti fuori programma.

Due sale sono riservate al subvertising: una tecnica in cui si distinguono artisti come Ceffon, DoubleWhy, Hogre, Illustre Feccia, Malt, Spelling Mistakes Cost Lives, Yele&Tres, provenienti da diverse zone d’Italia e d’Europa.

Si tratta di opere con cui gli artisti irridono e contrastano gli integralismi su un piano anzitutto politico e semantico, in funzione anti-propaganda. Gli autori di queste opere sfruttano icone e simboli della tradizione, che sono completamente ribaltati e utilizzati per palesare e sventare le incoerenze o le discriminazioni, quelle che sul presupposto della fede violano i diritti e ostacolano la realizzazione della felicità degli individui.

Il primo fine settimana di Festival è l’ex Asilo Filangieri a ospitare gli eventi dal vivo.

Venerdì 17 settembre alle ore 21.00 Luca Iavarone presenta un talk show, moderando l’intervento di moltissimi ospiti. Sono previste performance teatrali e letture a cura di Alessandro Gioia, Simona Forte, Gaspare Di Stefano e Amleto De Silva, nonché interviste a esponenti del mondo laico e ad alcuni degli artisti del Festival.

Per tutte le informazioni seguite i canali del Festival:
www.articensurate.it 
https://www.facebook.com/articensurate

oltre al racconto che PaeseSud ha deciso di fare nei prossimi giorni, essendo Media Partner ufficiale del festival.

Marco Giordano

Riproduzione riservata ©