27 aprile: da Gramsci a Draghi

Un pensiero con irruenza si insinua in questo 27 aprile: da Gramsci a Draghi. 

Dal 1943 ad oggi abbiamo avuto 73 governi in 78 anni, praticamente una media aritmetica di un governo all’anno. Su 204 nazioni presenti in tutto il mondo, l’Italia è l’unico Paese a detenere questo primato assoluto. Forse niente può rappresentare meglio la fragilità di un “giovane Paese ingenuo”, che ha ancora tanto da imparare nel campo dell’entità nazionale.

Un record che vogliamo celebrale proprio il 27 aprile, quello stesso giorno del 1937, in cui moriva Antonio Gramsci, uno dei più importanti pensatori marxisti del XX secolo, politico italiano, deputato del Parlamento nel 1924.

27 aprile. Una data che segnò la fine di un pensatore di idee innovative, e che oggi per noi dovrebbe essere un inizio di innovazione, per un Paese ancora immobilizzato nella morsa della recessione socio-economica. Un Paese che ha vantato per più di 30 anni, il ruolo di “ottava potenza economica nel mondo”, e che oggi conta oltre 114 milioni di ore di cassa integrazione, 2 milioni e mezzo di disoccupati, 90.000 imprese fallite, mercato immobiliare fermo, pensioni ai minimi storici.

Cosa ci aspettiamo adesso da questo 73esimo governo e dai miliardi in arrivo dall’Europa? Di cosa ha bisogno quest’Italia degli “alti e bassi”, con pochi alti e troppi bassi?

Si potrebbe iniziare smettendola con le promesse da marinaio e gli annunci faraonici, e passare a qualcosa di più pratico. Potremmo iniziare a pensare che c’è bisogno di una classe politica che prenda decisioni impopolari, perché è sempre troppo facile promettere abbassamento di tasse, restituzioni di soldi, redistribuzione ricchezza, e abbassamento di stipendi dei politici.

Ricette della nonna, più vecchie della nonna stessa, che servono solo a lasciare i problemi irrisolti e i posti ben conservati, e la nonna resta con la pensione più bassa dell’anno prima. Serve una classe politica che conosca il significato della parola lungimiranza: l’impopolarità di certe scelte sta nel fatto che, per vederne gli effetti positivi, devono passare anni, forse più di dieci.

La riconversione dell’intero settore industriale automobilistico al servizio dello sviluppo dei trasporti pubblici, lo sviluppo di un sistema energetico nazionale ecosostenibile, la rimodulazione dell’istruzione e della ricerca, impiegano decenni a mostrare i loro effetti, possono arrivare a costare i 2 terzi del PIL (centinaia di miliardi di euro).

Ma dopo 10 anni, ne passerebbero altri 10, in cui iniziare a raccogliere i frutti dei 10 anni precedenti, della lungimiranza di quelle politiche impopolari, ma benevoli per il popolo scontento solo temporaneamente. 20 anni in tutto. 20 anni è il tempo che Berlusconi, Bossi, D’Alema, Rutelli, Bersani, Renzi, Grillo e colleghi, hanno avuto dalla fine degli anni ‘90; un tempo per qualcosa che, ancora oggi, nessun italiano sa.

20 anni in cui si è trovato sempre il coraggio di trovare il coraggio per accusare coraggiosamente “quello che ha governato prima”. Anni di lamentosi strascichi di dibattito pubblico, che gli elettori hanno inseguito e continuano a inseguire, regalando share ed ascolti televisivi da urlo. Dei problemi tutti ne parlano, tutti hanno soluzioni, ma nessuno si sporca le mani per provare a risolverli. Ma i nostri problemi non sono fermi, stanno peggiorando, anzi implodendo.

Antonio Gramsci volle metterci in guardia dal concetto di egemonia culturale, secondo il quale le classi dominanti impongono i propri valori politici, intellettuali e morali a tutta la società, con l’obiettivo di saldare e gestire il potere intorno a un senso comune condiviso.

Cinquantotto anni fa Gramsci, Mauro Scoccimarro, Antonio Segni, Pietro Nenni, Aldo Moro, Togni, sono riusciti a fare proprie delle idee innovative. E’ una sublime rarità, che in una società sembra verificarsi ogni 70 anni di buio, e dall’inizio di ogni ciclo diventa solo un ricordo monumentale per tutti i 70 anni a venire. Cosa ci aspetta per il Recovery Plan: un altro salto nel buio, o una nuova luce? 

Marco Giordano

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FONTI:

Governi italiani dal 1943 = https://www.governo.it/it/i-governi-dal-1943-ad-oggi/i-governi-nelle-legislature/192 

73 governi fino ad aprile 2021
73 governi in 78 anni = praticamente la media aritmetica di quasi 1 governo l’anno. 

Ore di casse integrazione INPS = https://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?itemdir=54791#:~:text=Le%20ore%20di%20Cassa%20Integrazione,autorizzate%20erano%20state%208.751.012

90mila imprese fallite – indagine Confesercenti settembre 2020:
https://www.repubblica.it/cronaca/2020/09/11/news/profondo_rosso_per_negozi_bar_e_b_b_90_mila_le_imprese_fallite-266880268/

Disoccupati in Italia – dati ISTAT:
https://www.istat.it/it/archivio/253019

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