Paestum, affiorano i colori del tempio di Hera

Apollo aveva i capelli ed erano pure lunghi! Nonostante la metopa che lo rappresenta sembra non finita e non mostri nulla dei capelli del dio, analisi multispettrali, capaci di rendere visibile l’invisibile, hanno, invece, fatto emergere che il rilievo fu completato con l’uso di colori. Un’autentica svolta nello studio del Santuario di Hera alla Foce del Sele, a 9 km a nord dell’antica Paestum, luogo da dove la metopa proviene insieme a 35 altri esemplari di straordinaria importanza per la storia dell’arte greca. 
Una scoperta diffusa presso il Dipartimento di archeologia dell’Università Federico II, e resa possibile grazie a un contributo di 24mila euro della Fondazione Mezzogiorno Tirrenico e di Confindustria di Salerno, con cui da tre anni il Parco di Paestum ha stretto contatti che hanno generato collaborazioni significative. Le analisi archeometriche, tuttora in corso, dimostrerebbero che le metope oggi esposte nel Museo Archeologico di Paestum fossero dipinte e successivamente montate su un tempio. Era questo uno dei numerosi snodi che ancora circondano la storia dell’importante santuario di Hera presso la Foce del Sele, fondato, secondo la leggenda, da Giasone. C’era, per l’appunto, chi sosteneva che le stesse metope non avessero mai superato lo stato di bozza. 
“Oggi invece possiamo essere certi, ha dichiarato Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco, che le metope facessero parte di un grande tempio, all’inizio dell’architettura dorica in pietra degli anni 570/60 a.C. Si tratta di un’altra prova del contributo fondamentale che le aree coloniali dell’Italia meridionale e della Sicilia hanno dato alla formazione dell’architettura dorica nel mondo greco”. 

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