Cari miei fan e hater di Paese Sud,
spero vi stiate godendo la storia delle mie peripezie di circa 5 anni fa e non pensiate “Santo Dio, no! Un’altra puntata, basta!”. Vi garantisco che fra poco cambierà registro, con la parte due interamente ambientata nel terzo servizio psichiatrico di Padova.
Finito questo momento di autopromozione assolutamente non richiesta, vi do un commento altrettanto non richiesto sulla vittoria del centrosinistra (perché di vittoria si tratta) alle amministrative appena concluse, sebbene il dato sull’astensionismo non va sottovalutato. Salvini è riuscito in una conferenza stampa a rivoltare la realtà, commentando la grande vittoria della destra. Vorrei avere la sua autostima. Come sempre, si tratta di un commento non tecnico, ma sentimentale e personale. Da parte mia non potete aspettarvi altro. Abbiamo perso Trieste (ma solo per una manciata di voti). Su Trieste, poi, pur non condividendo per niente le ragioni di una protesta che mi pare poco intelligente, non mi è piaciuto che la polizia abbia usato gli idranti. La violenza non va mai usata, soprattutto quando si è dalla parte del buon senso. Ma sto divagando. E abbiamo perso Benevento (o sarebbe più corretto dire che non l’abbiamo riconquistata), dove ho scoperto che Mastella è ancora vivo e inossidabile. Avevo solo tredici/quattordici anni quando lui fu il principale responsabile della caduta del governo Prodi, ma me lo ricordo bene come un giorno doloroso e quasi di lutto famigliare. E ricordo di aver avuto, nella mia mente di ragazzina, l’immagine di un Mastella come di un uomo-trottola che passava dalla sinistra alla destra, a seconda del vento, a seconda dell’occorrenza. Ricordo che pensai che da adulta non avrei voluto essere così, pur rimanendo di mente aperta. L’elenco sentimentale delle perdite al ballottaggio finisce qui. Naturalmente in Albignasego, il mio paese di residenza in Veneto, la destra ha avuto l’80% del consenso. Perlopiù si tratta di civiche di centrodestra, ma c’è anche un volto destrorso più inquietante. Alcune deleghe di una certa rilevanza sono state date a M, rappresentante di Fratelli d’Italia. Ha fatto un discorso sul ritorno della destra (quando mai se ne era andata?) e sulla sua battaglia politica per rimettere la fiamma tricolore sul simbolo del suo partito. Non ho mai incontrato nessuno che parlasse in pubblico peggio di me prima. Ho ringraziato che la mascherina coprisse le mie espressioni facciali e ho protocollato le dimissioni in fretta. Il PD, soprattutto Andrea il capogruppo, presenterà una mozione per impegnare il comune ad applicare la costituzione antifascista. Ma insomma tolte queste eccezioni, abbiamo vinto ovunque, per merito della coerenza, della nuova attenzione alla solidarietà sociale post-pandemia, dello sforzo di Enrico Letta di riunire l’elettorato di sinistra. Poi non sembra all’occhio esterno, ma l’introduzione delle Agorà Democratiche ha contribuito a ridare vita alla base del PD, dando un nuovo strumento di democrazia interna (e non solo interna) che è sì migliorabile, ma è un gran punto di partenza.
Ricordo come un momento di gioia la vittoria, tutta Pd renziano, alle europee del 2014. Ma era una gioia un po’ contenuta la mia, da una parte perché nel segreto dell’urna avevo votato Tspiras, dall’altra perché me ne stavo lì, con il mio bicchiere di prosecco, la figlioletta di Andrea sulle ginocchia, a pensare che in fondo il 40% non sarebbe durato, in un momento di pessimismo di fine adolescenza. Ma penso che ci sia una differenza sostanziale fra il risultato di 7 anni fa e questo, oltre al fatto ovvio che un’elezione era le europee (dove tradizionalmente andiamo più forte) e questo è un voto per le amministrative. Nel 2014 era chiaramente una vittoria personale di Matteo Renzi, adesso è la vittoria di un sistema che si è fatto più democratico e inclusivo. Anche se ancora mancano sindaci donna.